di Giovanni Cianchini
La questione è ben nota e ampiamente trattata, ma ogni volta si ripresenta come un problema, credo, personale: come parlare oggi delle macerie, delle specie in fila per la minestra, di quell’incerto territorio di confine tra le ragioni individuali e collettive, del senso di perdita di terra e di patria che incrocia aggrediti e aggressori? […] qui interviene ancora Fortini: “nega l’eterna lirica pietà/ mi dico, la fantastica separazione/ del senso del vero dal vero/ delle domande sul mondo dal mondo” (6).
Si potrebbe dire che è giusto chiamare le cose con il loro nome. Ma qual è il loro nome?
di Alice Ongaro Sartori
Contenuto Rimosso di Chiara Trivelli è caso-studio fondamentale nello sviluppo dell’arte pubblica e partecipata in Italia (e non solo)
La Punta della Lingua è alla sua diciottesima edizione. Con letture di poesia, spettacoli, escursioni, presentazioni, esperimenti, incontri sui classici, laboratori, videopoesia, poetry slam, concerti, la rassegna diretta da Luigi Socci e Valerio Cuccaroni tiene fede alla propria definizione di “festival della poesia totale”.
di Yàdad de Guerre Mi chiedo quanto sia difficile uscire dai processi interpersonali di manipolazione nel mondo della competizione capitalistica, quanto triste sia non vedere facilmente alternative, sottrarsi.
“Piantare un fiore nella terra bruciata” è il titolo della serie di appuntamenti con le tre poete ucraine Natalia Beltchenko, Iya Kiva e Oksana Stomina, che dal 18 al 24 novembre 2022 saranno in Italia per parlare della situazione nel loro paese e meditare su cosa significhi scrivere in tempo di guerra. Più sotto una descrizione dettagliata del tour, qui di seguito quattro poesie di Beltchenko tradotte da Pina Piccolo (non osavo guardare, poesia VI) e Marina Sorina (il sabato dei genitori, l'estate è finita).