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Stella d’Italia

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11 maggio – 5 luglio 2012 (6 maggio anticipazione del cammino da Mantova alle Grazie)

Un cammino a piedi per ricucire l’Italia con i nostri passi

L’Italia ha bisogno di risorgere. Ha bisogno di tirare fuori dalla sua testa, dalla sua pancia e dal suo cuore le energie che pure conserva dentro di sé e che ‐come è successo altre volte in passato‐ possono farla risorgere. C’è bisogno di gesti, individuali e collettivi, che diano una spinta verso questa rigenerazione. C’è bisogno di unire sentimento e visione. C’è bisogno di mettere al mondo e rendere visibile questa urgente necessità e questo desiderio diffuso attraverso gesti significativi e prefiguranti da compiere insieme. C’è bisogno di un incontro non solo mentale e ideale ma anche fisico, che renda visibile e che faccia vivere l’immagine e la possibilità di un’unione dinamica riconquistata, dopo anni di intossicazione, di avvilimento e di mancanza di prospettive, di lacerazioni e di divisioni, territoriali e sociali, in cui c’è stato chi ha creduto di prosperare agitando e acuendo proprio queste divisioni e queste lacerazioni, fino a portarci nel vicolo cieco in cui ci troviamo e da cui è questione di vita o di morte uscire per poter finalmente imboccare altre strade.
Antonio Moresco

Dopo l’esperienza di Cammina Cammina dello scorso anno, realizzata grazie a oltre 700 persone tra donne e uomini che dal 20 maggio al 4 luglio hanno compiuto un viaggio a piedi da Milano a Napoli per ricucire l’Italia con i propri passi (http://camminacammina.wordpress.com), ora proponiamo un’impresa che sembra più impossibile ancora. Stella d’Italia ‐ questo il nome della nuova iniziativa ‐ sarà un grande spostamento a piedi, di menti e di corpi, che partirà da diverse zone geografiche del nostro Paese: dal nord, dal centro e dal sud, con percorsi che assumeranno la forma dei bracci di una stella e che convergeranno su L’Aquila. Città che, oltre a trovarsi in una posizione centrale nel nostro Paese, rappresenta anche il nostro bisogno e desiderio di ricostruzione. Dal prossimo 11 maggio (con un’anticipazione il 6 a Mantova con la partecipazione alla Giornata Nazionale dei Cammini) e fino al 5 luglio 2012 attraverseremo molti comuni grandi e piccoli e cercheremo, in dialogo con Associazioni e Amministrazioni sensibili a questo bisogno di rigenerazione, di far vivere ‐anche attraverso incontri pubblici da tenere alla fine di alcune tappe ‐ tutta la forza antica e nuova del tessuto comunale del nostro Paese.

Il cammino muoverà da Messina, da Reggio Calabria, da Venezia, da Genova, da Santa Maria di Leuca e da Roma (grazie alla collaborazione con la Lunga marcia per L’Aquila organizzata per il 30 giugno dal comitato Lunga Marcia per L’Aquila) secondo un preciso calendario che prevede una marcia distribuita su circa 60 giorni tra la primavera e l’estate 2012.

Stella d’Italia, oltre a essere un “cammino” alla scoperta dei luoghi meno noti e meno frequentati della penisola, fornirà anche l’occasione a tutti i camminanti e alle persone che vedranno attraversati i loro luoghi, di raccontarsi e raccontare, denunciare o decantare problemi o eccellenze del proprio territorio così da utilizzare questo come un contenitore in grado di fare da cassa di risonanza all’intero territorio. Non sarà semplice turismo o rivalutazione del territorio, Stella d’Italia sarà un potente motore nella cui scia potranno inserirsi tutti coloro che abbiano in comune una visione più ampia del loro essere al mondo.

Stella d’Italia partirà dalla Sicilia, dalla Calabria, dal Veneto, dalla Liguria, dalla Puglia e dal Lazio in questo ordine: 11 maggio da Messina – 12 maggio da Reggio Calabria – 25 maggio da Venezia – 27 maggio da Genova ‐ 2 giugno da Santa Maria di Leuca – Inoltre, grazie al fortunato incontro con l’iniziativa promossa dal Comitato Lunga Marcia per L’Aquila, ci sarà anche un braccio della Stella che partirà il 30 giugno da Roma (Montecitorio)
Stella d’Italia è un progetto totalmente basato sul volontariato: sul servizio volontario degli uomini e delle donne che accettano di contribuire liberamente all’impresa. Per questo, sostenere Stella d’Italia significa contribuire alla riuscita del progetto e partecipare alla sua realizzazione. Chiedi informazioni su come sostenerci mandando un email a stelladitalia12@gmail.com;
• Durante il cammino sono previsti eventi speciali di coinvolgimento del territorio, di racconto e raccolta delle esperienze (per questo si chiederà l’impegno delle Istituzioni di riferimento e delle Associazioni del Territorio). In particolare a Cosenza, Lamezia Terme, Bologna Aulla, Taranto, Lucca, Matera, Monselice, Monteriggioni, Camaldoli, Assisi e L’Aquila dove dal 5 all’8 luglio 2012 si svolgerà un evento dal titolo “I fuochi dell’Aquila”: http://camminacammina.wordpress.com
• La comunicazione di Stella d’Italia, oltre a quella stampa, avverrà prevalentemente attraverso mail e social network. Attiva una mailig list di oltre 3000 contatti e presto nelle librerie l’esperienza‐diario di Cammina Cammina, che lo scorso anno, da Milano a Napoli ha visto la partecipazione di circa 700 persone scaglionate in ogni tappa della via Francigena e dell’Antica Appia, da Roma a Napoli.
• Stella d’Italia partecipa alla 4° Giornata Nazionale dei Cammini Francigeni con la Stella in anteprima il 6 maggio a Mantova. – http://camminacammina.wordpress.com ‐ www.ilprimoamore.com

I fuochi dell’Aquila
da terremotati a terremotanti
L’Aquila, 5 – 8 luglio 2012
Alla fine del lungo cammino che ci porterà da ogni parte del Paese nella città di L’Aquila, facendola diventare la capitale sentimentale d’Italia e la sua prefigurazione, Stella d’Italia si trasformerà in un fuoco che vuole rispondere al grido muto della città. Un qualcosa che non si perda e che continui a crescere e a sedimentare anche quando questo nostro sogno collettivo sarà finito. Che sia di aiuto alla rigenerazione della città e che impedisca che venga dimenticata e ibernata. Perché quello che ci dice e ci sta gridando rimanga di fronte ai nostri occhi e a quelli dell’intero Paese, incancellabile, fino a quando non resterà che ascoltare la sua voce.
Dal 5 all’8 luglio prossimo si svolgerà, in collaborazione con le tante associazioni e Istituzioni aquilane e abruzzesi che hanno aderito, un grande incontro nazionale e internazionale che avrà al centro l’esperienza del terremoto. Ma non solo quella dimensione del terremoto che ogni tanto scuote le nostre città e le nostre vite in ogni parte del mondo, ma anche quella più generale in cui si muove la nostra vita e quella che attende in futuro la nostra specie in questo passaggio d’epoca pieno di incognite in cui è tutto da ripensare e da reinventare.
Saranno invitati (in forma assolutamente volontaria e gratuita e chiedendo per di più di meritarsi la propria presenza facendo almeno l’ultima tappa a piedi) persone che già adesso si muovono in questa frattura di faglia, nel campo scientifico, culturale, economico, dell’architettura, della medicina, in quello giornalistico, musicale, nelle altre arti.
In quest’ottica si è pensato di organizzare una kermesse che declini il termine “terremoto” in cinque aree tematiche individuate (anche queste come le punte di una stella):

Ognuna delle macroaree occuperà un luogo fisico diverso del Centro storico della città (all’aperto o in luoghi eventualmente individuati con la collaborazione degli Enti preposti) e ospiterà eventi di diverso tipo: incontri con personaggi di spicco, letture, concerti, spettacoli, racconti di esperienze, feste, semplici momenti di riflessione collettiva su aspetti singoli delle problematiche che attraversano quotidianamente la nostra esistenza. Quattro giorni di incontri e di manifestazioni artistiche e musicali all’interno del centro storico, non solo con persone e membri di associazioni che hanno dovuto far fronte alla vostra stessa terribile esperienza in altre parti dell’Italia e del mondo (Giappone, Cile, California…), per costituire un bacino di esperienze e di conoscenze e una banca di idee, ma anche con chi ha compreso, nei vari campi, che il terremoto è la forma stessa della nostra vita e che bisogna saperci convivere, qualcosa che ci può indicare persino nuove possibilità e nuove strade.
L’Aquila sarà il luogo dove nascerà un nuovo modo di incontrarsi tra persone che vogliono rigenerarsi e rigenerare il territorio e il rapporto con gli altri. Tra persone che da terremotati si trasformeranno in terremotanti per diventare il centro di questo sentimento del mondo, di questa consapevolezza e di questa ricerca.

Eventi intermedi di Stella d’Italia
Lungo il cammino Stella d’Italia entrerà in alcune piccole o grandi città, borghi e paesi e in qualcuno si stanno programmando momenti di incontro tra la Stella e gli abitanti locali.
Auspichiamo che queste occasioni si moltiplichino ma intanto comunichiamo quelli già in fase organizzativa:
l’8 giugno a Lucca si svolgerà un incontro con Claudio Puccinelli – (pomeriggio) e al mattino con Pia Pera.
il 9 giugno a Taranto in collaborazione con l’Associazione Presidi del Libro e in particolare con la Libreria Dickens si svolgerà un incontro con le realtà culturali della zona;
il 13 giugno a Matera, nei Sassi, si svolgerà una lettura diffusa di autori e lettori. L’evento è aperto alla città e a tutti i cittadini;
il 25 giugno ad Assisi, presso la Rocca Maggiore, si svolgerà una lettura collettiva di alcune tra le pagine più suggestive della letteratura italiana. L’evento è aperto alla città e a tutti i cittadini.
Inoltre sono previsti incontri a Cosenza, a Lamezia Terme, ad Aulla, a Messina, a Camaldoli, Monselice, Dolo…
Nelle città da cui si parte saranno via via segnalati gli eventi di presentazione della Stella d’Italia sul sito di Cammina cammina.

Scaletta date Stella d’Italia ‐ Nord
Liguria Partenza da Genova domenica 27 maggio: Fermi il 7 giugno a Lucca ‐ Partenza da Lucca l’8 giugno ‐ Arrivo ad Assisi il 24 giugno Fermi ad Assisi il 25 giugno
Veneto Partenza da Venezia venerdì 25 maggio Arrivo a Bologna il 2 giugno – fermi il 3 ‐ Arrivo a Camaldoli il 13 giugno ‐ Fermi a Camaldoli il 14 giugno Arrivo ad Assisi il 24 giugno Fermi ad Assisi il 25
I bracci dal nord si congiungono il 24 giugno ad Assisi e l’unica colonna parte da Assisi per l’Aquila il 26 giugno
Arrivo a Spoleto il 29 giugno Partenza da Spoleto il 30 giugno Arrivo a L’Aquila il 5 luglio

Scaletta date Stella d’Italia ‐ Sud
Calabria Partenza da Reggio Calabria il 12 maggio Arrivo a Matera il 12 giugno Fermi a Matera il 13 giugno
Puglia Partenza da Santa Maria di Leuca il 2 giugno ‐ Arrivo a Taranto l’8 giugno ‐ Fermi il 9 giugno a Taranto Partenza da Taranto il 10 giugno Arrivo a Matera il 12 giugno Fermi a Matera il 13 giugno I bracci dal sud si congiungono il 13 giugno a Matera e l’unica colonna parte da Matera per l’Aquila il 14 giugno Partenza da Matera il 14 giugno Arrivo a L’Aquila per il Tratturo Magno il 5 Luglio
Lazio (a cura di Lunga marcia per L’Aquila) Partenza da Roma il 30 giugno Arrivo a L’Aquila il 5 luglio dal Lago Rascino

Per le iscrizioni:
Potete scrivere per info e iscrizioni a iscrizionistelladitalia@gmail.com oppure telefonare ai seguenti referenti
Puglia Emma Cortellini 3703037876 Irene Greco – 3355892711 Il tratto Santa Maria Di Leuca – Taranto è a cura di SpeleoTrekkingSalento di Lecce
Liguria Tina Imbriano – 3404079594 Roberta Medini ‐ 3342683069
Sicilia e Calabria Laura Mutti ‐ 3487313027 Fabiola Zanetti ‐ 3397444911
Veneto Maurizio Netto ‐ 3357816416 Beatrice Bertolo ‐ 3498786929
Lazio Enrico Sgarella del Comitato Lunga Marcia per L’Aquila 3929135419

Per adesioni o sostegno a Stella d’Italia o info sugli eventi, per l’ufficio stampa e la segreteria scrivere a: stelladitalia12@gmail.com,
Per la comunicazione al sito http://camminacammina.wordpress.com ‐ tribuditalia@gmail.com
La partecipazione a Stella d’Italia non prevede alcuna tassa di iscrizione. E’ richiesta invece la quota assicurativa obbligatoria di 3 euro liquidabile all’inizio di ogni tappa o (per più di una quota contemporaneamente) con versamento sul conto corrente postale (info da richiedere a stelladitalia12@gmail.com). La quota permette anche di diventare “Amici di Stella d’Italia”, ovvero aderenti e sostenitori di Stella d’Italia. Le persone che faranno il versamento della sola quota di iscrizione o di sostegno più ampio (da 3 euro in su) saranno aggiunti ai nostri Amici e potranno seguire come vengono eventualmente impiegati i fondi donati direttamente sul nostro sito.

Chi siamo
L’Associazione Culturale Il Primo amore: Andrea Amerio, Sergio Baratto, Carla Benedetti, Maria Cerino, Gabriella Fuschini, Serena Gaudino, Giovanni Giovannetti, Teo Lorini, Antonio Moresco (presidente), Sergio Nelli, Tiziano Scarpa, Andrea Tarabbia, Dario Voltolini.
I volontari che organizzano Stella d’Italia:
Coordinamento generale ed eventi ‐ rapporti con le Istituzioni: Serena Gaudino Giovanni Giovannetti Antonio Moresco
Marketing e Fund raising: Renata Moresco e Emma Cortellini
Ufficio Stampa e Comunicazione: La redazione del Primoamore.com insieme a Sergio Baratto Segreteria di supporto: Irene Greco, Tiziano Colombi
Referenti braccio Nord Est: Venezia ‐ L’Aquila: Beatrice Bertolo, Tina Imbriano e Maurizio Netto
Referenti braccio Nord Ovest: Genova ‐ L’Aquila: Tiziano Colombi, Giacomo D’Alessandro, Roberta Medini, Tina Imbriano
Referenti braccio Sud Est: Santa Maria Di Leuca – Taranto: Raggio Speleo Trekking Salento, Taranto – L’Aquila: Irene Greco e Emma Cortellini
Referenti braccio Sud Ovest: Messina ‐ Reggio Calabria ‐ L’Aquila: Fabiola Zanetti, Laura Mutti
Referente Braccio Ovest – Est: Roma L’Aquila: Enrico Sgarella (Comitato Lunga Marcia per L’Aquila) Collaborano inoltre alla buona riuscita di Stella d’Italia Alberto Vesprini, Dina Albrizzi, Erica Locatelli, Giovanni Tundo, Grazia Sanna, Maria Pace Ottieri, Marina Marani, Antonio Cerullo, Chiara Rossi, Lulù Izzo, Rachele Moscatelli.

Azione Atzeni

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di Francesco Forlani
«Correva da solo, fuori dal branco, ruvido e schietto, ancora capace di stupirsi, indignarsi, ridere. Perché era un uomo vero, in un ambiente in cui crescono a vista d’occhio individui virtuali. Perché era un uomo antico che anticipava il futuro. Uno per cui contava l’essere e non l’apparire. Per questo non l’avete mai visto e non l’avreste mai visto in un talk show.
Privilegio degli scrittori è proprio quello di continuare a parlare anche dopo la loro scomparsa
fisica. Se sono autentici, come Sergio era, il seme che hanno gettato non va perduto»
Ernesto Ferrero

Azione Atzeni
Comunicato stampa

Street Spirit (Fade out) ovvero un requiem per il Teatro San Martino

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di Azzurra d’Agostino

and fade out again
and fade out
Radiohead

Se “benedetta è la città che fonda un teatro”, come suona la frase di Edward Bond a sottotitolo dei Quaderni di Roma – com’è la città che lo chiude?

In momenti come questi viene in mente un paragone piuttosto amaro, ci si sente come quando a un funerale vorresti dire due parole a suggello della vita di un amico; difficile raccogliere in una manciata di frasi tutta la strada che avete fatto insieme, il peso di un’assenza che comincia a diventare reale.

#MayDay (updated)

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Oggi è un Giorno dei Lavoratori che si preannuncia assai movimentato. Le manifestazioni di Francia cadono nel sempre più aspro scontro elettorale, e conviene tenere d’occhio anche la Grecia e la Spagna.
Ma è soprattutto negli Stati Uniti che si prospettano cose inaudite. Occupy Wall Street e gli altri movimenti, hanno annunciato lo sciopero generale.

VIOLA AMARELLI nostra patria

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a) Nel 1856 Ciccillo è a Zurigo: ci lavora 4 anni, insegnando al Politecnico di Zurigo; vive in una stanza con dei canarini, ama Nina; scrive come sempre di quello che gli pare importante, le parole.
 
 
 

 
 
 
b) Così, il vortice, le luci e i tendini – la statuaria: tenebre e lampi, lanterne lumi radenti: da Caravaggio a Malta, da Roma a Siracusa, passando per Napoli dove arriva dopo – dopo, Jusepe. Corto, tracagnotto beve ogni tratto, ogni tono e l’ombra: abbrunendo, virando al bianco nero passioni, il gran lombardo già errante, giù a Sud più a sud, già corpo sepolto salendo a un ritorno, lo Spagnoletto che s’innamora e, amando e penetrando, lì dentro i quartieri, a ripercorrere strade vichi e sguardi e morti.
 
 
 
 

c) Paese dei vitelli, ora per lo più giovenche.

 

d) Francesco S. a 16 anni perde un occhio in Val d’Ossola. Medaglia d’argento, invalido. Ha studiato violino al conservatorio, suonerà tutta la vita. Nipote di prevosto, ucciso il padre per vendette private durante il ‘44, si laurea in chimica. Alla fine della guerra la Montecatini lo manda a Napoli, a dirigere una fabbrica di plastica nuova di zecca. Torna su solo d’estate alla madre, sul lago. Sposa una minuta, vivace napoletana. Si appassiona di Positano, e di pesce. “Qui non hanno idea di che sia la carne”.
 
 


 
b) L’ingorgo, un tornado, raggiera di misericordia: un laooconte di moto, affollato di carne e di ombre. Non l’avrà mai questa grazia il doppio, l’epigono, il fascinato. Più glaciale, più fisso, più fermo, più vene, a puntasecca il pennello. Inseguendo, oltre, di là della fine. Più felice, di vita. E lavoro. Apparendo. Non così, non così. Merisi aveva alzato il sipario, Ribera da vicino Valencia scendendo deciso lungo un mare e gli agri e i vescovadi, a richiuderlo, cupo. E stracciato. Non così.
 
 

c) Clientes, cordate, clan e. Date, date. Da sempre l’arraffo. La vita ridotta a una riffa.

 

 

d) Mario P. fugge una vita. Dalla madre, dalla famiglia, da un Mezzogiorno di ladri e bugiardi. Scia, per ripicca ad un mare acre. Su in Piemonte, alla scuola ufficiali sposa testardo una alta, limpida, 10 anni più vecchia. In guerra, Africa, colleziona medaglie, inclusa la croce di ferro di Rommel. Rifiuta di imbarcarsi col suo generale all’armistizio. Fugge, coi suoi soldati. In Albania, coi comunisti sulle montagne. Altra medaglia. Ritorna, lavora, il direttore di produzione, per film neorealisti e b- movie L’alta e limpida muore, assai vecchia. Mai avuto figli. Resta con un badante, africano, in una Roma indecente. A volte parlano, di deserti e terra rossa. Niente mare.
 
 
c) Palafitticoli, illirici, fenici. Ondate di greci: il 99% del dna ora adesso. Franchi, ostrogoti, longobardi. Un ponte. Una campata appenninica, faglia di azzurro. Sole. E alpi. E pietre, bianchissime, a mare. Splendore: tessuti in ricamo e rovine.
 


 
b) Entrando, alla chiesa, la poverella stesa, deposta, seppellita, una radiosità arcuata, un chiarore diffuso ad affogare, affocata come negli occhi dei ciechi, diluendo, trascolorando la luce. E la vita. Santa Lucia, a Siracusa, stretta finissima a Ortigia, dal cielo di monti a quello africano vicino, vicino, Merisi.
 

d) Su giù, l’inverso, una vecchia canzone: il mondo intero.


c) Due braccia, due gambe, due occhi: uguali, almeno la maggior parte.

 

a) Ciccillo negli ultimi, lunghi anni, al buio, riaccecato, come ogni indovino, come ogni poeta.
 
“Perciò non mi piacevano i pleonasmi, i ripieni, le riempiture, le perifrasi, le circonlocuzioni, le parentesi, i lunghi e armoniosi giri del periodo, l’abuso delle congiunzioni e delle inversioni. Tutto questo era roba da esser gittata a mare.” – Francesco De Sanctis da ‘La Giovinezza’
 
 
 
 

piccole estinzioni quotidiane

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 Michele Zaffarano

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Non viaggiamo frequentiamo molta gente poi non ne frequentiamo più. Le solite ore di solitudine. Così torniamo e ricominciamo a vivere da soli. Altri rispetto alle altre cose. E le virtù con parole tanto aspre. Hai detto questo. Almeno lui come se veramente potesse portarsela via. Insomma si sente agitata da vibrazioni sottili. È un dato di fatto. È semplice la vita con tutte le sue iniziali.

Byron – Un ritratto

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di Franco Buffoni

Il poeta bel tenebroso, caricaturato da Thomas Love Peacock in Nightmare Abbey come Mr Cypress, nascondeva dunque un segreto “infamante” che, come la sua fama cresceva, il gossip londinese non poteva e non voleva perdonare. Le vicende della sua vita paiono ai nostri occhi quelle di un uomo braccato e sfinito, di un’icona rovesciata, invertita nei suoi sensi più profondi.

Indagine su un genere al di sopra di ogni sospetto

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Una possibile spiegazione all’invasione del giallo vichingo in Italia e non solo

di Andrea Ferrari

Il giallo nordico ha invaso il mercato e gli scaffali italiani alla velocità della luce, manco fosse il tarlo asiatico che minaccia gli alberi delle nostre città più di un approvando piano di governo del territorio. Questa affermazione ha da tempo preso cittadinanza nel dibattito intorno alla letteratura di genere, e soprattutto intorno al mercato che la regola, ma ciò che spesso si omette è che gli ormai sempre più numerosi SSON, ERG, ELL, SEN e chi più ne ha più ne metta, non sono altro che la punta di un iceberg formatosi più di un secolo fa e che, a mio avviso, attinge le proprie atmosfere in un humus culturale ancora più profondo, che risale alla letteratura scandinava nel passaggio fra l’Ottocento e il Novecento.
Come si formino gli iceberg, quelli veri, lo ignoro, ma quello del giallo scandinavo ha avuto una genesi davvero particolare.

Alla fine del XIX secolo le traduzioni di grandi autori come Conan Doyle e Edgar Allan Poe approdarono in Scandinavia e, sulla scorta delle loro opere magistrali, si mossero i prodromi della letteratura di genere del Grande Nord. Pioniere fu Sven Elvestad che con vari pseudonimi (Kristian F. Biller e Stein Riverton) diede vita a Knut Gribb, il primo detective della storia del Grande Nord. In omaggio all’opera di Sven Elvestad venne in seguito istituito il premio Riverton per la letteratura di genere, tutt’oggi attivo e prestigioso riconoscimento. Autori come Palle Rosenkrantz e Gösta Palmkrantz iniziano, tra le altre cose, a mettere a tema quello che sarà uno dei tratti distintivi della letteratura di genere scandinava, cioè l’attenzione per i temi sociali e la relazione tra lo stato e l’individuo. I pionieri verranno poi nel corso degli anni Quaranta ripresi e sviluppati in abili esercizi di stile da autori come Maria Lang, Stieg Trenter, Niels Meyen che hanno il merito di rendere il genere autonomo dalla ingombrante tradizione anglosassone. Questi i presupposti che paiono ancora lontani e forse un po’ troppo aristocratici.
Possiamo dire che i veri genitori della moderna letteratura gialla scandinava siano però i coniugi Maj Sjöwall e Per Wahlöö, che diedero vita, sul finire degli anni Sessanta, alla serie del commissario della polizia di Stoccolma Martin Beck. Dieci romanzi, all’interno dei quali si trovano una profonda analisi sociale, caustica e perfino impotente, una ricerca importantissima sui rapporti interpersonali nella Scandinavia di quel tempo e una finissima attività investigativa conscia dei limiti dell’essere umano e delle sue risorse finite e fallibili; oltre ad una critica a tratti feroce della socialdemocrazia svedese e del suo welfare “folkhem” , tanto celebrato nel resto d’Europa.
Insomma, Maj Sjöwall e Per Wahlöö con questi dieci romanzi tracciarono una sorta di summa teologica del genere della krimlitteratur , dalla quale tutti i nostri contemporanei scandinavi trarranno “ispirazione”, per dir così, per le proprie opere.
Una citazione a parte merita un altro mostro sacro del giallo nordico, Gunnar Staalesen, scrittore norvegese che, a partire dal 1977, ha dato vita al filone Hard Boiled scandinavo con il suo detective privato di chiara matrice chandleriana, Varg Veum , che ha all’attivo 16 romanzi e numerosi tentativi di imitazione, come la Settimana Enigmistica.
I romanzi di Staalesen segnano un tratto di discontinuità dal classico stile procedurale imposto in un certo qual modo da Sjöwall e Wahlöö e introducono, o per meglio dire riportano alla luce, la figura dell’antieroe solitario che non ha neppure la legge alla quale aggrapparsi per portare avanti la propria ricerca della verità. Filo conduttore che tiene uniti invece tutti gli autori del grande Nord è la spietata critica sociale, che risulta essere trasversale per tutte le tre grandi nazioni scandinave e anche per la piccola Islanda. A partire dagli anni Ottanta, con l’avvento di dinamiche capitaliste e del neoliberismo anche nel Grande Nord, i Socialdemocratici si spostano nettamente verso il centro e la società si sente delusa e tradita. Nel corso degli anni Novanta quindi queste istanze, unitamente al solco tracciato da Sjöwall e Wahlöö, vengono riprese da Henning Mankell, anch’egli svedese. Il suo commissario Wallander è la trasposizione del parigrado Martin Beck nella Svezia a cavallo del nuovo millennio in cui la tecnologia e le novità (infiltrazione delle mafie provenienti dalla Russia e dalle Repubbliche Baltiche formatesi dopo il crollo del muro di Berlino e del blocco socialista) arrivano molto velocemente e investono un tipo di letteratura che per cifra stilistica e di impatto resta, tutto sommato, lenta e attaccata ad una precisione e ad un amore per il dettaglio che rasentano il didascalico.
Dopo di lui, sulle spalle di questi giganti, sono arrivati altri autori, altri SSON, ERG, SEN, UND, Ø e così via, che hanno impresso certamente un proprio impulso alla Krimlitteratur, ma che hanno sicuramente innovato poco il canovaccio tracciato. Autori significativi per voglia di sperimentare sono certamente Kjell Ola Dahl, che fonde lo spirito Hard Boiled di Staalesen con il rigore procedurale di Mankell, e Jo Nesbø, con la figura del commissario Harry Hole prima della deriva da film americano degli ultimi due romanzoni da cassetta. Altri nomi dei quali avrete certamente sentito parlare, ma che hanno forse aprofittato della “piena”, sono Anne Holt, Liza Marklund, Camilla Läckberg. Attenzione speciale, invece, va ad Arnaldur Indridanson, che dalla piccola Islanda ha messo a tema la decomposizione di una società minuscola e chiusa, grazie alla figura quasi epica del commissario Erlendur Sveinsson della polizia di Rejkiavik.
I temi trattati sono gli stessi quasi per tutti, ampliati e attualizzati: l’individuazione delle sempre più enormi falle sistema del welfare scandinavo che viene addirittura eletto a nemico del singolo cittadino. Tutti questi libri sono popolati da protagonisti emarginati, uomini e donne che non hanno più alcuna fiducia verso lo stato che si va progressivamente sgretolando, poi droga, mafie e prostituzione, immigrazione e un’integrazione spesso solo formale e niente più, oltre ai rigurgiti neo fascisti che popolano tutta la Scandinavia.
All’interno di questi aspetti generali e condivisi da altri articoli in merito, si inserisce il recupero di atmosfere tratte dalla letteratura nordica nel periodo fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, come l’esigenza di raccontare la città e i suoi mutamenti che avvertono autori del calibro di Knut Hamsun, e figure borderline che ricordano da vicino il Doktor Glas di Hjalmar Söderberg, per non dimenticare le atmosfere dell’Ibsen di Hedda Gabler o quelle dell’opera di Strindberg .
Una menzione particolare, e volutamente separata da questo bestiario della letteratura di genere scandinava, va a Stieg Larsson, che con la sua trilogia di Millennium ha avuto la triste ventura di divenire la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. I suoi lavori sublimano in modo addirittura eccessivo quanto detto sopra, dando vita ad una serie di romanzi ipertrofici che lasceranno dietro di loro il dubbio che la sua prematura scomparsa abbia accelerato un processo di beatificazione editoriale e di pubblico molto più grande del previsto e del prevedibile. Stieg Larsson, il primo dei nuovi vichinghi che partono dalle coste del Grande Nord e invadono, conquistandoli, i nostri mercati, con navi ipotetiche il cui fasciame si tramuta negli scaffali delle nostre librerie o nelle mensole delle nostre case firmate IKEA. E il cerchio si chiude.

Il successo di pubblico della letteratura del Grande Nord è dovuto in gran parte al solco tracciato dai capostipiti, solco così chiaro da essere ricalcato dai molti, anzi troppi, autori contemporanei. Il mondo che esce dalle loro pagine è percepito dal lettore italiano come abbastanza lontano, ma tutto sommato europeo e quindi distante al punto giusto per essere condiviso senza sporcarsi troppo le mani. Gli scrittori scandinavi sono abili nel riprodurre le atmosfere dei luoghi narrati e renderli vivibili al lettore; che si tratti di Oslo o dei grandi fiordi a picco sul mare del Nord ha, a questo punto, poca importanza. L’ultimo aspetto per cui il lettore italiano si fidelizza con il giallo Nordico è da individuarsi nella ben dosata alternanza fra la quotidianità e i grandi avvenimenti, fra i dettagli più piccoli e i paesaggi sconfinati, in cui è inserita l’intima indagine dell’animo umano e della società contemporanea nel suo decadimento.
Le ragioni profonde per le quali quest’onda del mare del Nord sembra essere infinita, non sono quindi da ricercarsi solo ed esclusivamente nel leggere miope e influenzabile del pubblico italico e nel vendere e promuovere lungimirante delle maggiori case editrici nazionali.
Il mercato ci mette certamente del suo. Regola le nostre vite che ci piaccia o meno, e regola anche il nostro leggere. Magari non quello di tutti, ma sicuramente il leggere di quella massa acritica che con un libro a testa sposta in modo inconsapevole il vento del momento. E il vento del momento è gelido e soffia dal Grande Nord.

(Andrea Ferrari è un “giallista” milanese, laureato in lingue e letterature scandinave)

Oui, nous, nuje, nosotros sommes (un petit poch’) la France!

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di Helena Janeczek

Com’è il bicchiere della riscossa a sinistra dopo il primo turno delle presidenziali in Francia? Mezzo pieno o mezzo vuoto? Il 1,5% di vantaggio di Hollande, insieme alle nette indicazioni di Mélenchon, giustificano festeggiamenti e speranze?

I topastri di Marino Magliani

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(ecco l’incipit dell’ultimo lavoro, giallo-bolaño-animalesco, di Marino Magliani: “La ricerca del legname”, due punti Edizioni, 6 €; provare per credere e apprezzare; GS)

 

“A volte vengono giri d’idee che non appartengono alla nostra lingua, e ciò non ti sembri strano.”

Antonio Tabucchi, Si sta facendo sempre più tardi

 

C’erano i piccoli con cui giocavo sui bordi del tubo che usciva dallo sfiatatoio e a noi sembrava uscisse dal mare. E c’erano i vecchi a ridosso del muro. E c’era il mare, ma non si vedeva. Era sopra di noi, e per raggiungerlo si procedeva attraverso le fessure fino allo sfiatatoio e lassù c’era il tombino e da qualche parte il mare. Ma prima del mare c’era da attraversare la strada e allora uno restava lì, immobile, e dicevano che a quel punto mancava il coraggio.

Un giorno da lassù era caduto un serpente. Scappammo via, e quando da dietro i ripari ci voltammo a guardare tirammo un sospiro perché il serpente era morto. Le ruote delle macchine gli erano passate addosso mentre tentava d’infilarsi tra le sbarre e gli avevano spezzato la frusta che hanno dentro i serpenti. Le ultime forze le aveva usate per trascinarsi e cadere tra noi. Prima di avvicinarci e mangiarlo, aspettammo che anche i suoi nervi si quietassero e la bocca non mordesse più l’aria. Anche El Tira era tornato a guardare. Lui era il più sveglio e non credo lo fosse solo perché era nipote di Josephine la cantante. A una certa età queste cose non interessano. La popolarità di Pepe El Tira continuò anche quando entrammo al commissariato. Io mi arruolai proprio perché c’era lui. Ci misero a fare i turni nello stesso quartiere, era un periodo in cui nella colonia vivevano parecchie teste calde, sabotavano i collegamenti ai condotti periferici, disturbavano il transito dei pendolari. Poi mi trasferirono alle aree di risorsa. Dovete sapere che l’ottanta per cento del legname proveniva dalle radici dei platani che sfondavano i muri di contenimento, il resto si recuperava ammassato contro le grate. Era legname di prim’ordine che giungeva dal fiume e si accampava provocando innondazioni. Le grate esterne ne lasciavano passare grosse quantità, quelle interne trattenevano i tronchi e le tavole, pezzi di mobili che galleggiavano nell’acqua assieme ai cadaveri sorpresi dalle piene. Le squadre dei recuperatori avevano sempre il loro daffare. A volte li scortavamo nei condotti poco sicuri.

Per un periodo, con El Tira lavorammo fianco a fianco anche nella lotta contro il brac­conaggio. I bracconieri possedevano una tecnica fulminea, la usavano durante i temporali di maggio, e nel giro di poche ore le lumache che inseguivano le trasudazioni fino al nostro livello venivano sterminate.

Poi con El Tira ci perdemmo di vista; gli assegnavano i controlli di altri livelli, territori frequentati da assassini di grossa taglia, serpenti e faine, fin quando non si mise in testa che per una serie di delitti il responsabile era uno di noi, un topo. All’Accademia, per quel poco che la frequentammo prima di praticare, ci avevano sempre detto che i topi non uccidono i topi. Ma El Tira aveva avuto quell’intuizione, nel nostro mestiere contano le intuizioni. E quella volta il serial killer era davvero un nostro simile, anche se i capi non lo ammisero mai per non allarmare la popolazione. A rendere definitivamente famoso El Tira ci pensò lo scrittore cileno col racconto del serial killer. Da quel giorno, quando si usciva con lui, lo riconoscevano subito tutti: guarda, Pepe El Tira, dicevano. Lui s’era calato nel personaggio. Ci confidava che stava indagando sulle morti dello sfiatatoio con metodi nuovi, usati nel mondo superiore.

Quando uscii dal corpo di polizia non passò molto tempo che se ne andò anche El Tira. Rimanemmo entrambi a vivere nel quartiere, anche se ci incontravamo di rado. Lui veniva intervistato e parlava di disagi e crimini, e credo che la popolarità non gli dispiacesse. Quanto a me, dopo un periodo a far nulla, cominciai ad annoiarmi. Tornavo nei posti dell’infanzia, i miei genitori non vive­­vano più, a volte mi portavo lungo la scarpata, prima dello sfiatatoio, e mi nascon­­devo nel buio in attesa che penetrasse qualcuno: giovani serpenti, al solito, moribondi con i segni delle gomme sul ventre. Mi piaceva vederli mordere l’aria mentre morivano, una soddisfazione di cui non riu­scivo vergognarmi.

Un giorno feci come tutti i poliziotti che si annoiavano e misi su un’agenzia di investigazioni. Piccole indagini per conto dell’amministrazione. E fu durante l’estate, che era il periodo di maggiore lavoro perché i condotti si prosciugavano e l’amministrazione dava in appalto la realizzazione di accessi ai livelli superiori, che venne a farmi visita la madre di un tale Rudy. Disse che il figlio era sparito da tempo e la polizia sosteneva che poteva essere stato depredato e ucciso. Oppure era stato fatto fuori durante un rego­la­mento di conti.  ….

(la collana ZOO|||SCRITTURE ANIMALI nella quale appare il testo di Magliani è diretta da Giorgio Vasta e Dario Voltolini)

26 Aprile

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Byron – Le ultime poesie

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di Franco Buffoni

Ancora oggi si ritiene che “On This Day I Complete my 36th Year” sia l’ultima composizione di Byron. Invece è la prima di un breve ciclo – che potremmo idealmente intitolare “To Lukas” o “To Luke”, come avrebbe preferito Lord Byron – in un pendant col giovanile ciclo “To Thyrza”, dedicato al primo amore John Edleston.

La Région Centrale

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Altro Snow qui.

… nella notte lo guidano le stelle…

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Felice Cascione
[Imperia, 2-5-1918 – Alto, 27-1-1944 ]

Sassolini, mollichine.

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di Giuseppe Zucco

Una sola metafora spesso dice più di un lungo discorso.
Bernard Lamy

Gli stringevamo una corda intorno ai piedi, e lo trascinavamo fuori dalla tenda. In realtà, non erano i piedi, quanto l’estremità del sacco a pelo. Facevamo strisciare il sacco a pelo sul catino della tenda, sullo spiazzo di terra davanti alla tenda, intuendo appena la polvere sollevata nell’oscurità.

Intervista a Vladimiro Giacché

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di Helena Janeczek

Si chiama Titanic Europa (Aliberti, 14,00€), ma in circa 170 pagine contiene una nave e un iceberg ben più grandi: la crisi economica presa da molto prima del crack di Lehman Brothers, fino alla Grecia e l’Italia, perno del possibile naufragio, too big to fail ma troppo grande per essere salvata. L’ha scritto Vladimiro Giacché, dirigente della finanziaria Sator e, al contempo, marxista dichiarato. Nel saggio prevale lo sguardo dell’insider o la voce del militante?

Con due deca

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hanno ucciso l'uomo ragno / 883di  Giacomo Bottà

[Quest’anno è, tra le altre cose, il ventennale di Hanno ucciso l’uomo ragno degli 883. Alcuni gruppi indie italiani hanno realizzato una compilation on line su Rockit.it]

Ho abitato a Pavia dal 1993 al 1999. Levando un paio di semestri di Erasmus, la città sul Ticino è stata la mia casa ammobiliata, la mia stanza condivisa, la mia aula magna, la mia sala studio, il mio bar mal frequentato e la mia pizza al metro.

Contemporaneamente gli 883 di Pavia andavano in televisione, alla radio, al Festivalbar, su Sorrisi e Canzoni e magari qualcuno diceva di aver visto Pezzali in giro in centro, con gli occhiali ray-ban a pera e la giacca da aviatore o dentro una macchina, mentre girava rombante la rotonda di Pomodoro. Il Celebrità, il Bar Dante, il Naviglio fetido e altri riferimenti delle canzoni degli 883 erano posti reali di Pavia.

Le (r)esistenti

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STORIE DI 27 DONNE AQUILANE 

Le (r)esistenti
Una giornata a L’Aquila
27 donne raccontano

[ clicca sulle sagome rosse per vedere le storie ]
 
pubblicato da orsola puecher

Byron – I diari distrutti

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di Franco Buffoni

La notizia della morte di Lord Byron a Missolonghi il 19 aprile 1824 giunse a Londra solo il 14 maggio. Superato lo shock iniziale, l’amico John Cam Hobhouse, nominato esecutore testamentario, ebbe un solo pensiero: distruggere la carte compromettenti. Non importava che si trattasse di opere letterarie. Che cosa accadde delle privatissime e brillantissime Memoirs, scritte a Venezia nel 1818, con sostanziali aggiunte apportate nel 1820 e nel 1821?

pop muzik (everybody talk about) #18

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Bingo! / AKB48. 2007