di Franco Buffoni
“Uno dei più grossi errori che si possono fare per risolvere i problemi, è continuare a comportarsi nello stesso modo, aspettandosi risultati diversi”. Queste parole sono state pronunciate da Yvonne Murphy, il giudice irlandese che ha redatto il “Cloyne Report”, un’inchiesta commissionata dal governo irlandese nel 2009 per accertare lo svolgimento dei fatti in numerosi casi di pedofilia avvenuti nella diocesi di Cloyne.
Specificamente dall’inchiesta si evince che, tra il 1996 e il 2005, almeno cinque sacerdoti della Diocesi e lo stesso Arcivescovo John Magee omisero di denunciare all’autorità giudiziaria ben 17 casi di abusi su minori a loro segnalati – vincendo più che comprensibili ritrosie – dalle giovani vittime. “Abbiamo tristemente appurato – ha detto Murphy presentando il rapporto – che i membri della Chiesa hanno sistematicamente mancato al dovere di denucia in merito ai casi di pedofilia”.
Presentando il rapporto al parlamento – 421 pagine che ricostruiscono l’atteggiamento dei membri della Chiesa in merito ai casi di abuso sessuale avvenuti dal 1996 al 2009 – il primo ministro irlandese Enda Kenny ha accusato la Santa Sede di “disfunzione, disconnessione e elitarismo” per avere “incoraggiato i vescovi a non denunciare gli abusi alle autorità ufficiali”. Kenny ha inoltre esplicitamente denunciato “il tentativo della Santa Sede di bloccare un’inchiesta in uno Stato sovrano e democratico non più di tre anni fa, non trent’anni fa”.










