
di Daria Corrias
La prima volta che la vidi, la riconobbi subito. Lo smalto giallo e i braccialetti di caucciù, tantissimi su per i polsi, non potevano ingannarmi: era come me, sapevo già che avremmo condiviso non solo il banco del ginnasio ma anni di amicizia. Imbevute di anni 80, rapite da una popstar di cui raccoglievamo centinaia di fotografie, avevamo addosso i segni di chi si somiglia pur non essendosi mai visto prima. Succede così: ci si riconosce per caso, per fatalità, perché così vanno le cose. E poi si resta amiche forse per sempre, forse quanto basta, ma stabilendo quel rapporto di sorellanza squisitamente femminile. E questa sono io. Scusate la polvere di Elvira Seminara (nottetempo, 2011) racconta pure di come le amiche si incontrino e si riconoscano prima ancora di conoscersi sul serio. La protagonista è una donna normale con un nome più impegnativo: si chiama Coscienza, ma viene chiamata Enza o Cosce ma anche Zen o Enzima. Coscienza è una donna comune, una di quelle che, come tante di noi, si trova spesso in un camerino a provare un vestito indecisa sulla taglia: la small tira sulla pancia, la medium lascia troppo spazio sul seno. Un classico. E che dire poi dell’eterna lotta con la lavastoviglie: una guerra all’ultimo pentolino per cercare di infilare nella lavapiatti tutto quello che resta sforzandosi di trovare l’equilibrio perfetto tra una tazza e un mestolo.














