di Antonio Sparzani
Mi avvio lentamente sul molo Audace mentre il pomeriggio agostano illanguidisce e il mare – al mattino così blu come solo nel golfo di Trieste sa essere – diventa pallido e chiaro e opaco e comincia a confondersi all’orizzonte col cielo. Le persone si muovono con calma – tutto rallenta, anche nel cuore e nei pensieri.
Tra questi uno ne emerge improvviso, inatteso e improbabile: se un personaggio come Bashār al-Asad, o come un altro dei feroci assassini che abitano e hanno tragicamente abitato i palazzi del potere di questo mondo – non c’è che l’imbarazzo della scelta – se Asad dunque, che spara, o peggio ancora fa sparare, sui suoi concittadini, venisse qui sul molo Audace con me, senza parlare, ma solo a camminare lentamente guardando lontano, assaporando la scontrosa grazia della città di Saba, respirando l’aria del golfo, forse si lascerebbe andare per un attimo a dismettere i pensieri di potere e di morte da cui è circondato e divorato e si abbandonerebbe a uno sguardo sul mare fino a consegnarsi definitivamente al pensiero che l’unica cosa che importa è che la Terra è la nostra patria, il luogo di noi tutti, nel quale tutti dobbiamo convivere.







