[Si pubblica il primo libro dell’Iliade nella versione Ventre. Su questa traduzione, che ritengo molto importante, si veda qui e qui. DP]
traduzione di Daniele Ventre
L’ira tu celebra, dea, del figlio di Pèleo, Achille,
devastatrice che inflisse agli Achei dolori infiniti,
ed anzitempo nell’Ade molte anime forti d’eroi
inabissò, delle spoglie imbandì razzia per i cani
e per gli uccelli banchetto, consiglio di Zeus si compiva,
sin dal principio, da quando si fecero ostili, a contesa
vennero, il re di guerrieri Atride e lo splendido Achille.
Ma fra gli dèi chi li aveva forzati a contendere in lizza?
Il figlio di Leto e Zeus: in collera con il sovrano,
sparse nel campo la peste maligna, e perivan le armate,
già, poiché a Crise mancò di rendere onore, l’Atride,
a un sacerdote; era giunto fra le agili navi d’Achei,
per liberare sua figlia, recando un immenso riscatto,
strette fra mano le bende d’Apollo infallibile arciere,
sopra lo scettro dorato, e pregava tutti gli Achei,
ma più di tutti gli Atridi, i due condottieri d’armate:
«O voi Atridi, e voi altri, Achei dai ben fatti schinieri,
possano darvi gli dèi, che hanno dimora in Olimpo,
di rovesciare la rocca di Priamo e ben giungere in patria;
ma liberate la mia figliola, accettate il riscatto,
figlio di Zeus venerate Apollo infallibile arciere!»














