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weber allo Z.E.N.

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di Gianluca Cataldo

Lui ha la capacità di dire esattamente quello che lei vuole sentirsi dire, con ciò destando la sua ira. Se ne rende conto, ma non può farne a meno, è un debole. Lei, d’altro canto, è perfettamente in grado di discernere le persone, di sezionarle con sguardo entomologo e di trarne giudizi affrettati, affrettati il giusto. Per dire, l’altra sera a casa di amici si discuteva di Weber allo Z.E.N. e delle critiche che potrebbero muoversi alla sua ricerca in campo, per così dire, urbanistico. «Weber aveva eletto a modello un unicum storico, aveva costruito una teoria su due eccezioni e tutto andava reimpostato salvando il criterio strutturale e reinnestandolo su una scala graduata di autonomia politica dal vertice», sosteneva un’amica. La discussione si allargò ai moti ondosi dell’universalismo e del particolarismo giuridico, cadenzati dalla riscoperta del diritto romano nei secoli e nella storia del caro vecchio continente, sino al ius comune europeo di matrice comunitaria. Ma siccome tutti convennero circa la noia mortale e la sonnolenza causata dall’argomento, misero su un disco di Mark Almond e si domandarono cosa avesse spinto fior fiori di architetti a concentrare la povertà in ghetti autosufficienti e cosa avesse spinto i comuni (i comuni attuali) a trasformare la povertà in cattiveria e in cattività. Mah, chissà. Lei pensò che loro amavano le frasi a effetto. Quindi, che nessuno di loro, neanche la sua amica, erano mai stati allo Z.E.N.

I cani di via Lincoln

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di Nicolò La Rocca

Antonio Pagliaro, I cani di via Lincoln, Laurana Editore, 2010

Sebbene sul fronte giudiziario si stia cercando di far emergere i gangli di quel gruppo di potere che il giudice Scarpinato ha definito borghesia mafiosa, sebbene il giornalismo più vigile (quello che non si limita a reggere il microfono al politico di turno) ci proponga inchieste che esplorano gli intrecci perversi alla base delle stragi del 1992-93, i mille interrogativi che scaturiscono dalle inquietanti rivelazioni di Massimo Ciancimino e Gaspare Spatuzza, le connessioni tra politica e mafia che si registrano in innumerevoli realtà locali, è innegabile che resista forte e inossidabile un’idea di mafia e criminalità circoscritta ai gruppi armati. Grande eco hanno i successi del governo sul fronte degli arresti di boss e soldati della mafia militare, invece quel filo insanguinato che da Portella della Ginestra arriva fino alla Seconda repubblica, è liquidato come oggetto di studio per professionisti della dietrologia. Si arresta la mano armata e si lasciano in parlamento onorevoli condannati per mafia. In parallelo, lo sconfinamento in ciò che Giovanni Falcone definiva “il gioco grande” raramente intacca il piano della riflessione culturale. Nando Della Chiesa, dalle pagine dell’Indice dei libri del mese, si lamentava proprio di questa anomalia dei nostri tempi: mentre si accumulano pregevoli pagine giornalistiche centrate sugli atti giudiziari, viene a mancare uno sfondo culturale.

SCELTE DI LIBERTA’

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di FRANCO BUFFONI
Nell’aprile del 1994 Sir Stephen Spender venne in Italia per l’ultima volta: sarebbe mancato l’anno successivo. Era stato invitato come ospite d’onore qui a Firenze per l’inaugurazione della nuova libreria Feltrinelli International di via Cavour. Avevo già intervistato Spender a Milano nel 1988, ma ci tenevo molto a porgli altre domande perché nel 1993 era scoppiato il Leavitt affair. E mi incuriosiva poter ascoltare le sue reazioni “a caldo”. Sir Stephen, che per altro avevo rivisto anche a Londra nel 1992, mi aveva sempre dimostrato molta simpatia, come risulta anche dalle foto che ci ritraggono insieme nelle diverse occasioni. Mi concesse così una seconda intervista il 18 aprile 1994 nella tenuta di San Sano presso Siena, dove è il laboratorio di scultura del figlio Matthew. (Le due interviste corredate delle foto oggi appaiono nel volume Mid Atlantic, che ho pubblicato presso Effigie Edizioni).
Riporto dunque qui un passo di quella intervista come risposta alle domande del nostro comitato scientifico: “Che cosa è cambiato con la diffusione di un movimento per i diritti civili degli omosessuali? In che modo questo cambiamento ha influito sulla pratica artistica?”.

Buffoni: L’ultima volta stavamo parlando di nazioni. . .

Spender: Più che di nazioni, parlerei di luoghi, di città. L’Italia, per esem¬pio. Come si fa a pensare contemporaneamente a Venezia, al Garda, alla Sicilia, a Roma… Firenze poi…

B. Sei anche tu per la preferenza inglese a Firenze, tedesca a Venezia e francese a Roma?

Una querelle di bassa Lega

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Dopo aver letto l’editoriale di Gabriele Ferraris su Torino Sette (La Stampa) gli ho chiesto di poterlo pubblicare su Nazione Indiana. Si tratta di una lettera aperta che è impossibile non sottoscrivere. effeffe

Ci sarà pure un motivo
di
Gabriele Ferraris

Il presidente Cota e l’assessore (e candidato sindaco) Coppola dovrebbero cortesemente spiegarci con chiarezza perché hanno ritirato il patrocinio della Regione al Festival Cinema Gay. In quanto dipendenti pubblici Cota&Coppola sono tenuti a rendere pubblica ragione del loro agire. Senza stizzite rispostacce del tipo «è una polemica strumentale ». Nessuno fa polemica, se chiede conto delle loro azioni ai propri dipendenti: provino un po’ a rispondere così a un datore di lavoro privato, i due dipendenti pubblici in questione, e vedi come li fa correre.

VivaVoce#07: Virginia Woolf [ 1882 – 1941 ]

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Virginia Woolf da Craftsmanship della serie Words Fail Me
BBC National Program [ Giovedì 29 Aprile 1937 ]


…words, English words, are full of echoes, of memories, of associations. They have been out and about, on people’s lips, in their houses, in the streets, in the fields, for so many centuries.

… le parole, le parole inglesi sono piene di echi, di memorie, di associazioni. Hanno vagabondato sulle labbra della gente, nelle loro case, nelle strade, nei campi per così tanti secoli.

Tà. Poesia dello spiraglio e della neve

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di Ida Travi

Impossibile tornare al passato, impossibile
guardare al futuro

Ida Travi

Tempo d’attesa tra le quattro mura

C’è un mondo poetico abitato da esseri umani. Sono esseri comuni, sono post. Post-studenti, ex-lavoratori, viandanti. Uomini e donne trasfigurati dalla poesia vivono in un luogo austero. Forse una casa, forse una ex-fabbrica…una futura scuola o lo scantinato d’un teatro. Forse un vecchio monastero. E’ un luogo limitato da assi, chiuso da lenzuola… A cavallo del tempo c’è una fastidiosa nebbia, c’è molta umidità.

CHI LO HA MESSO LI’ ?

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di Franco Buffoni
Il governo Berlusconi nel 2004 su proposta dell’allora ministro della Pubblica Istruzione, della Ricerca e dell’Università Letizia Moratti. Nel mio “Laico Alfabeto” (Transeuropa 2010) scrivevo: “Oppure irridetela, la ricerca. Come è avvenuto nel 2009 presso la sede del Cnr – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma. Quando, contro la volontà del suo presidente (un vero ricercatore), il vicepresidente Roberto de Mattei organizzò un convegno sul creazionismo dal titolo “Evoluzionismo. Il tramonto di una ipotesi”, invitando i più inverosimili ciarlatani in circolazione. Con i denari dei contribuenti italiani. (E’ disponibile il volume degli Atti). Designato alla carica di vicepresidente del CNR da Berlusconi su proposta di Moratti,
de Mattei non fu rimosso dall’incarico nei due anni del governo Prodi (evidentemente piace anche ai cattolici adulti). De Mattei – che recentemente ha dichiarato: “Adamo ed Eva sono
personaggi storici e sono i progenitori dell’umanità” – è professore associato di Storia del Cristianesimo in una università privata, direttore del mensile
fondamentalista “Radici cristiane” e dirigente di “Alleanza Cattolica”.


Trinità dell’esodo

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di Eugenio De Signoribus

Da: Poema dell’unità , prima parte

quando un unico fuoco
s’accende
per tutto il vivente genere

come annuncio d’inizio

è il suono della fiamma
l’indizio
d’una voce comune

Un passaggio di testimone: l’editor

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Qualche settimana fa, una studentessa di Pavia, Marta Perduca mi ha scritto per un’intervista da utilizzare per la sua tesi. Ho pensato così di condividerla con i lettori di Nazione Indiana e Alfa Beta2 con la speranza che ne possa scaturire un dibattito (tra i lettori di NI ci sono molti editor) in grado di offrire altri spunti a studenti impegnati su questo fronte. effeffe

D: La figura dell’editor nell’attuale mondo dell’editoria. Chi è? Come lo si può descrivere?

un test di italiano per la carta di soggiorno europea. A scuola.

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di Paola Lodola

Il test è fissato per le 14.30. I lettore cd è pronto, le fotocopie delle prove pure. Ci abbiamo lavorato tanto perché fossero ragionevoli, non contenessero inghippi e non generassero equivoci. Nell’aula che ospiterà i candidati la bidella ha disposto i tavoli in assetto da prova d’esame: tutti staccati, come quando ci sono gli esami di terza media. Deve averglielo suggerito il coordinatore stamattina. Alle 14.25 i candidati presenti sono sette e comincio a prendere nota dei documenti. Due sono marito e moglie e hanno con sé tre figli piccoli. Mentre faccio firmare il foglio di presenza, arrivano preside e vicepreside. L’occasione è speciale. La nostra scuola è fra quelle incaricate dalla Prefettura di sottoporre a un test di italiano coloro che hanno richiesto la carta di soggiorno europea, quella a tempo indeterminato, che tutela per sempre dal rischio di ripiombare nella clandestinità. Ottenere questa carta comporta vantaggi importanti: per esempio perdere il lavoro senza perdere il permesso di soggiorno, non dover fare code per il rinnovo e accedere a una serie di provvigioni.

CAMMINA CAMMINA

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un’inziativa di Tribù d’Italia e Consorzio Cantiere Cuccagna

Da Milano a Napoli ricuciamo l’Italia con i nostri passi. In un viaggio da fare insieme attraverso l’Italia, a piedi.

Milano, 24 marzo 2011

In questi anni, in questi mesi, in queste settimane, si respira un’aria pesante in Italia. C’è una cappa che grava sulle nostre vite, un’intossicazione che sembra attraversare non solo la dimensione politica ma anche ogni altra cosa.

La Terra ballerina

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di Antonio Sparzani

La situazione in Giappone non migliora, ma per amore di distrazione e per alleggerire l’angoscia che deriva dalla previsione delle conseguenze dell’insensatezza degli umani, vi parlerò di una ballerina, o più esattamente, in questo caso, di una pattinatrice.
Guardate gli ultimi secondi di questa brevissima clip della straordinaria pattinatrice su ghiaccio Carolina Kostner, guardate come fa una pattinatrice su ghiaccio, ad aumentare a comando la propria velocità di rotazione: come fa?

Da “Le sostanze”

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di Alberto Casadei

VII. (Ur-Nassiriya)

Perché il vedere le desolate pietre
che comunicano il fondo estraneo
alla cultura-materia di eserciti industrie
visioni lontane,
perché quel vedere corpi ridotti a
mummie immediate, carbonio
incombustibile, dopo il lancio,
la fiamma nera,
perché nel vedere il ridursi degli esseri
detti viventi a meno di cenere, azzerando
il tempo che occorre a giungere
a superare gli stadi,
in questo ancora si cerca un senso
a quella storia iniziata qui, non finita,
aggregazione di nuclei, suoni diversi
t/u/j/h/w/s.

Verifica dei poteri 2.0: Emanuele Trevi

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[Emanuele Trevi risponde alle Cinque domande su critica e militanza letteraria in Internet a proposito di Verifica dei poteri 2.0; qui le risposte precedenti]

1. Le linee fondamentali di questa ricostruzione ti sembrano plausibili?

Assolutamente plausibili, anche se, essendo dalla stessa ricostruzione definito giustamente un “neofita” il mio giudizio vale quello che vale.

2. Quando e perché hai pensato che Internet potesse essere un luogo adeguato per “prendere la parola” o pubblicare le tue cose? E poi: è un “luogo come un altro” (ad esempio giornali, riviste, presentazioni o conferenze…) in cui far circolare le tue parole o ha delle caratteristiche tali da spingerti ad adottare delle diverse strategie retoriche, linguistiche, stilistiche?

Un amico, Piero Sorrentino aveva letto un mio pezzo su un libro di Cesare Garboli, scritto per “Alias”, e mi ha chiesto di pubblicarlo su “Nazione Indiana”. Proprio il giorno in cui questo pezzo è riapparso sul sito, però, sempre sullo stesso giornale era uscita una mia stroncatura di “New Italian Epic”, il saggio di teoria letteraria scritto da alcuni membri del collettivo Wu Ming (W.M.1 e W.M.2, se ben ricordo). Era un articolo abbastanza violento, come di raro mi capita di scriverne, e comprensibilmente i diretti interessati si erano un po’ irritati.

La scuola è di tutti

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di Marco Rovelli
La scuola è di tutti. Parrebbe un’asserzione scontata, anodina, quasi innocua. Non è forse uno dei capisaldi di una democrazia? Ma siamo appunto nel pieno di un’emergenza democratica, e allora ribadire quella verità è quantomai necessario. Così come necessario è il libro di Girolamo De Michele, appunto La scuola è di tutti (Minimum Fax, euro 15), che da tutti dovrebbe essere letto e meditato per comprendere tanto la portata dell’offensiva berlusconian-gelminiana alla centralità e al senso stesso dell’istituzione scolastica pubblica, quanto la necessità radicale di resistere, e i mezzi per farlo. I primi a leggerlo dovrebbero essere forse i professori stessi (e lo dico per esperienza diretta), poiché questo libro fornisce una serie di strumenti per pensare il proprio ruolo, per restituirgli quel senso che l’offensiva di cui sopra tenta quotidianamente di sottrargli.

Senso comune, di Jacopo Galimberti

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[Con il gentile consenso dell’autore, pubblico in anteprima qualche testo tratto dalla raccolta Senso comune (2004-2009), di Jacopo Galimberti, che uscirà nelle prossime settimane per Le voci della luna. L’autore si dice ovviamente disponibile a presentare il suo volume in un qualsiasi spazio tipo biblioteca o libreria. La figura del venditore/ciarlatano ambulante lo ha sempre affascinato.
Già presente su Nazione Indiana qui, a.s.]

Se rigenera il fuoco alla Fenice l’immanenza
della vita
(Biagio Cepollaro, Fabrica)

Prologo

Se tento di spiegare dove e come s’inizia,

non so, e mi blocco. Se non ci penso però

si addensa il gesto e l’azione ha motore, scocca.

Oggi il cambiamento inizia dal basso.

SERENI CHIARA MORSELLI LIALA

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di Franco Buffoni

Liala mi connota inevitabilmente l’immagine della mia nonna paterna, cattolica bigotta, nata nel 1885, per la quale i romanzi della dannunziana scrittrice alata rappresentavano il massimo dell’osabile nel campo dei desideri. Difatti non li leggeva in Quaresima, né di sera: la morte poteva sopraggiungere cogliendola con pensieri profani nel cuore. Li leggeva di pomeriggio in poltrona, accanto alla finestra. E ogni tanto scrutava il cielo: chissà che un aviatore non giungesse…

Morselli e Chiara sono le due facce di un’unica medaglia: la medaglia di ciò che Sereni non volle e non potè essere, malgrado la tentazione della prosa: un narratore. Chiara colmo di onori e di successi, Morselli alla disperata ricerca delle porte chiuse, dell’insuccesso programmato. Chiara abitava in via Metastasio, di fronte alla casa di mio zio. Erano molto amici: l’aperitivo da Zamberletti, le chiacchiere fin sulle scale. Chiara indicato da Anceschi come “il” curatore dell’antologia di IV Generazione, poi in pratica sostituito da Luciano Erba (la firmarono assieme) perché ormai era entrato definitivamente nell’ingranaggio della narrativa e dei contratti. I contratti: proprio ciò che Morselli pretese di inseguire per tutta la vita. Pretese in senso inglese: he really pretended… finse.

Metromorfosi in mostra

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le copertine della rivista Metromorfosi Infocritica

+ Reg & EK Dada Trip

7, 8 e 9 aprile
@
EXTRA

viale Giotto 1a (zona San Saba)

The killing moon. Riscritture

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di Vincenzo Bagnoli

Da Deep Sky (d’If, 2007)

The killing moon

Cieli bianchi di nuvole basse
sempre le stesse del sessantasette
atti di nascita non compilati
l’infinità dello zero l’ovunque.

La buia ottusità del giorno pieno
lattiginosa cortina uniforme
mangia la cima di tutte le cose
come il mare d’inverno ingoia la costa,
e nei sorrisi nebbiosi ritrovo
il gelo delle stelle di dicembre,
cerco un racconto le cose che ho visto
ma niente mi rimane e niente sento.

La guerra agli immigrati

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di Marco Rovelli

[Questa riflessione, con cui tento di articolare un discorso complessivo sui vari sensi della servitù migrante (dal piano giuridico al piano economico, con particolare attenzione alle specificità del sistema economico italiano) compare nel numero 8 di Alfabeta2: nelle ultime settimane, abbiamo assistito a un nuovo capitolo della guerra agli immigrati, fatta della negazione dei diritti umani, universali solo per finzione. Ci sono persone che, molto semplicemente, non possono spostarsi liberamente su questo pianeta, anche solo per turismo, o per andare a trovare i propri parenti. Per farlo debbono varcare i confini illegalmente. Una delle accuse al realsocialismo era che teneva segregati i propri cittadini, che non gli permetteva di uscire, di viaggiare in Occidente. Poi la cortina di ferro l’abbiamo fatta noi, al contrario, per non lasciare entrare gli altri. mr]

Che la guerra agli immigrati ci sia, è un fatto autoevidente. Si tratta di chiarirne la natura. La guerra agli immigrati non è solo un fatto italiano, né solo europeo: è un fatto globale, parte di quel complesso processo che si semplifica col termine di “globalizzazione”. In questo processo gli immigrati sono oggetto privilegiato di una guerra che però non riguarda solo loro, ma la ridefinizione dei rapporti complessivi tra capitale e lavoro – laddove però questa polarità deve definirsi mediante il ricorso ad altre coordinate:

baby boom

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di Maria Angela Spitella

Davanti alle entrate dei licei gli adolescenti di oggi sembrano tutti uguali. Soprattutto le ragazze, stesso modo di vestire, molte con la sigaretta in bocca o tra le dita, con il braccio lungo il fianco come per nascondere un gesto che sanno essere un azzardo. Scarpe basse senza calze anche d’inverno, ballerine o All-star, giubbini corti che lasciano scoperta la schiena anche quando il freddo morde, pantaloni a vita bassa, collo coperto da grandi sciarpe; ma davanti a quest’apparente omologazione che cosa attraversa le vite delle ragazzine in bilico sull’adolescenza? Corrono in due su motorini tutti uguali le une strette alle altre, hanno sogni e aspettative, ma vivono il qui e ora.Smalti appariscenti, pensieri stretti in corpi a volte più stretti ancora, amori che viaggiano veloci e veloci si consumano.