[Intervista raccolta da Alain de Benoist, Éléments, 129 (Été 2008), pp. 26-32. Traduzione delle domande dal francese all’italiano a cura di Benoît Challand. L’intervista è tratta dal sito-rivista Jura Gentium.]
Dialogo fra Alain de Benoist e Danilo Zolo
Alain de Benoist. Lei è stato l’architetto, insieme a Franco Cassano, di un libro collettivo di oltre 650 pagine intitolato L’alternativa mediterranea (Milano, Feltrinelli, 2007, 659 pagine). Citando Peregrine Horden e Nicholas Purcell – che nella loro opera monumentale The Corrupting Sea. A Study of Mediterranean History (2000) scrivono: «l’unità e la coerenza dell’area mediterranea sono indiscutibili» – aggiungete: «”Unità” non significa uniformità culturale o monoteismo», ma al contrario «pluriverso». Nel corso della storia, dalle guerre di Atene contro Sparta o dal grande scisma d’Oriente alla divisione attuale dei paesi arabi, passando per le avventure coloniali francesi e britanniche, non è che il Mediterraneo sia sempre stato profondamente diviso? Aldilà dei conflitti di cui il Mediterraneo è stato testimone, secondo Lei, cosa crea questa unità mediterranea, sia a livello storico e geografico che a livello spirituale, ambientale o simbolico?
Danilo Zolo. Come è noto, un contributo di grande rilievo al dibattito sulla questione mediterranea, e quindi sull’unità del Mediterraneo, è stato offerto da Fernand Braudel. Ed è appunto al suo pensiero storiografico che si ispira il libro che Franco Cassano ed io abbiamo recentemente curato per l’Editore Feltrinelli. Mentre Henry Pirenne aveva elaborato lo schema della cesura dell’unità mediterranea a causa della conquista araba del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, Braudel ha valorizzato il pluralismo delle fonti culturali che hanno dato vita alla civiltà mediterranea.