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I Santi Padri di Carmela Cammarata (Del Vecchio Editore, novembre 2010) per me è un po’ come il ratto che s’infila in una saittella (fogna, nda) di Via Foria e poi riemerge sfacciatamente da un’altra, poco più in là (madonna, ma un paragone migliore no?). Mi spiego.
Ho avuto questo libro dall’Ufficio Stampa della Del Vecchio, alla fiera di Roma. Il tizio (ormai lo conosco un po’ e lo chiamo ‘un dito ar’), mi fa: “Sai, mi piacerebbe tu lo leggessi. Avete molte cose in comune, riguardo l’uso della scrittura”.
Scatta tutto l’ingranaggio autore-lettore-recensore. Sintetizzando, il primo pensiero che faccio è: ”Ma che cosa? Io sono un grande momento della letteratura contemporanea”. Sintetizzando, la prima cosa che mi esce dalla bocca è: ”Davvero? Sono curioso…”
Leggo la quarta di copertina: Carmela Cammarata è una moderna fata dalle mani d’oro. Impiegata per hobby, è artigiana per assoluta volontà di mani ribelli. Misericordia. Chiedo se allo stand c’è la persona che ha scritto questa quarta per comunicarle immantinente… la mia impressione.









