di Giacomo Sartori
Canale Mussolini di Antonio Pennacchi, che come è noto ha vinto il Premio Strega, e che è venuto in spiaggia con noi, è la saga di una famiglia contadina originaria del Polesine. Una famiglia fascista. Proprio per i meriti acquisiti in una mortifera azione squadrista, i Peruzzi (si chiamano così) vengono ricompensati con due poderi nella fascistissima bonifica agraria dell’Agro Pontino: di punto in bianco i mezzadri padani si trovano catapultati nel “deserto” pontino, tra i “marocchini”. E fascisti lo resteranno fino alla fine, quando si daranno da fare per contrastare lo sbarco inglese a Anzio, in attesa dei rinforzi nazisti.
Tutti i familiari, ed è questa la principale forza del romanzo, sono veraci e diretti: ciascuno incarna a modo suo una comune istrionica vitalità (molto veneta). Si esprimono rigorosamente in dialetto, un dialetto “veneto-pontino” colorito e efficace, iconoclasta e comico. Un dialetto fagocitante e pervasivo che è una lettura in chiave epica della realtà, un subdolo grandangolo linguistico che fa apparire Mussolini













