Stamattina alle dieci e trenta è nata a Parigi Marilou, la figlia di Milène e Andrea Inglese. Non sappiamo se un giorno scriverà libri per Mondadori, se voterà a sinistra, né se le capiterà di leggere Libero o il Giornale, se si emozionerà sulle note della Marseillaise o dell’inno di Mameli. Non lo sappiamo ma francamente ce ne freghiamo un po’ perché quello che ci è dato di sapere, con certezza, è che sarà bellissima, e tanto basti.
effeffe
ps
Se al momento di ritirare un importante premio letterario un presentatore pirla dovesse rivolgerle apprezzamenti poco “ortodossi”, beh, sappiamo che si farà giustizia da sola sferrandogli un calcio sotto le palle.
Good News: è nata una stella
Lucio Urtubia, anarchico e falsario
Intervista di Danilo De Marco
“Qui c’è stato, non molti anni fa, perfino Henry Cartier-Bresson con una sua mostra dal titolo ‘Per un altro futuro’ afferma Lucio Urtubia indicando lo Spazio Culturale dedicato a Louise Michel, epica leader libertaria della Comune di Parigi, che lui stesso ha costruito – cazzuola alla mano – nella parte alta del popolare quartiere di Belleville.
“Durante una trasmissione televisiva – continua Lucio – ho sentito Henry Cartier-Bresson dichiarare a gran voce il suo sentirsi anarchico. L’ho cercato immediatamente. Sua moglie, Martine Frank, altra famosa fotografa, mi impediva sempre di parlare direttamente con lui. Cercava di proteggerlo, immagino. Ma poi un bel giorno ecco che risponde proprio lui in persona. In un attimo, quattro parole ben assestate e appuntamento fissato per vedere lo spazio. Alcuni mesi dopo inaugurammo l’esposizione. Insomma dal Louvre all’Espace Louise Michel: che ci vuole!”.
In questo edificio – Lucio abita al piano superiore con la moglie Anne che da anni collabora con Médecins du Monde – si svolgono incontri, dibattiti, esposizioni
La tecnica del critico in tredici tesi
di Walter Benjamin
1. Il critico è uno stratega nella lotta letteraria.
2. Chi non può prendere partito, deve tacere.
3. Il critico non ha niente a che fare con lo storico dei periodi artistici passati.
4. La critica deve parlare nella lingua degli artisti. Infatti i concetti del “gruppo di avanguardia” sono parole d’ordine. Solo nelle parole d’ordine risuona il grido di battaglia.
5. Si deve sempre sacrificare l’«oggettività» allo spirito di partito, se la causa è degna di lotta.
6. La critica è un fatto morale. Se Goethe ha disconosciuto Hölderlin e Kleist, Beethoven e Jean Paul, questo non riguarda la sua intelligenza artistica, ma la sua morale.
L’Italia è un paese senza futuro
di Christian Raimo
Alle volte, di questi tempi, in fila alle poste incantati dallo scorrere indolente dei numeri di led luminosi rossi sul display in alto sopra gli sportelli, o nella bolla condizionata di una macchina, nelle città che si rianimano a inizio settembre, si può provare una leggera euforia punk, da repubblica di Weimar, da quiete prima della tempesta. Con i rapporti dell’Ocse o degli altri paternalistici organismi internazionali che continuano a declassarci in classifiche dietro stati di cui conosciamo a malapena la collocazione geografica, con le pubblicità di finanziarie dai nomi bambineschi che sulle pagine delle free-press fanno a gara con quelle dei siti di scommesse on line, con i negozi di alimentari che chiudono e lasciano il campo alle sale giochi con le slot machine o ai rivenditori di oro a diciassette euro il grammo, si ha la sensazione di stare in un punto finale: prima o poi le famiglie non ce la faranno più a fare da paracadute sociale, prima o poi i sindacati non riusciranno più a opporre resistenza di fronte a una deregulation darwiniana del mercato del lavoro, prima o poi la scuola pubblica e l’università non avranno più il fiato per reggersi su delle forze sempre più volontaristiche.
Un uomo in rosso
Un uomo in rosso (il critico Andrea Cortellessa) cammina perplesso e meditabondo dalle parti del gasometro a Roma; fuoricampo la sua voce scandisce il più paradossale e geniale dei risvolti di copertina mai scritti: «L’autore, stanco di sentirsi attribuire dai critici (o almeno dai più grossolani tra essi, e in ogni caso da chi poco lo conosce) la paternità o l’ispirazione degli scritti per consuetudine stampati in questa sede (i quali anzi lo trovano bene spesso dissenziente), ha pregato l’editore di sostituirli d’ora in avanti colla seguente dicitura: RISVOLTO BIANCO PER DESIDERIO DELL’AUTORE» (Tommaso Landolfi, Se non la realtà). Da qui comincia il viaggio, scandito in 5 tappe, di questo pseudo Candide dei nostri tempi che s’aggirerà, attingendo a dosi sempre crescenti di cupezza e disincanto, fra le plaghe quasi sempre sconfortanti e disamene dell’editoria italiana, incontrando vis à vis protagonisti e comprimari, dei e demoni, giganti, nani e ballerine del circuito librario. Un docufilm che si lascia apprezzare per il giusto equilibrio fra un montaggio ben organizzato e raffinato e per la qualità delle riflessioni ed interrogazioni di un Cortellessa, qui nelle fiammeggianti vesti inedite di viaggiatore non incantato, ma malinconico.
Da che cosa nasce l’idea del film? In esso, quanto appartiene a Cortellessa e quanto, invece, appartiene ad Archibugi?
Anteprima: Enrico Remmert
Mi auguro solo che questo post porti fortuna ad un libro che non si può non amare. effeffe

Passaggi
di
Enrico Remmert
da “Strade bianche”
Marsilio Editori
In libreria dal 15 settembre 2010
Sul muro di un palazzo c’era una scritta a spray rosso: SFRUTTATE L’EREZIONE MATTUTINA. Ho sorriso, eravamo in viaggio.
Manu
Una volta usciti dal traffico del centro città imbocchi corso Unità d’Italia, un’uscita dolce, accompagnata dai parchi lungo il Po, poi i piazzali dei noleggi di camper e degli autosaloni, lasci indietro Torino, Ivan, il Balboa e l’Autoscuola Pilone, fino alla rampa della tangenziale, al traffico dell’autostrada. E qui cominciano le difficoltà, perché a te piace la teoria della guida ma non la pratica, soprattutto quando si alza un vento fortissimo e ti trovi stretta fra centinaia di camion giganteschi e pieni di ruote, ti sembra di essere entrata nel circuito di gara della Formula Tir, circondata da mastodonti capaci di superare i trecento chilometri all’ora e con, al posto del clacson, le trombe dell’Apocalisse. Il problema è che la Baronessa ci mette un po’ a raggiungere una velocità di crociera decente perciò uno di questi bastardi comincia a sorpassarvi e qui è una questione di orgoglio e allora tu schiacci a tavoletta ma la Punto viene come risucchiata all’indietro da una forza immane – il vento unito al vuoto d’aria creato dal mastodonte – e la velocità scende, il tir si affianca e il risucchio lascia il posto a una libecciata laterale e questa è una fase molto delicata, devi guidare la Baronessa di bolina per riuscire a tenerla dritta, e poi segue un altro vuoto d’aria, l’abitacolo scricchiola, i vetri vibrano, ma adesso comincia una leggera pendenza e il tir fatica mentre il motore della Baronessa si è finalmente slegato, sei più veloce,lo risorpassi e alzi il dito medio al camionista e dopo un po’, finalmente, il traffico comincia a diminuire.
Karlheinz Stockhausen Quartetto per Archi ed Elicottero
È un sogno dei miei: trasformare l’intero mondo in musica.
Karlheinz Stockhausen
in inglese di Ian Stuart delle parti in tedesco del film
da www.stockhausen.org/video_helicopter
conteggio dei colpi di metronomo che i musicisti sentono mentre suonano
musicisti che contano, come parte dello spartito
2:44 ⇨ 4:15
Stockhausen: Non ho una filosofia in quanto tale, ma per tutta la vita ho sognato di poter volare e come mi sarei sentito volando. In molti sogni posso abbandonare del tutto la terra.
Ho un sogno ricorrente in cui mi trovo in una grande cantina, circondato da molta gente vestita in frac, tutti hanno qualcosa di vetro in mano. So che posso farli piombare nel silenzio così – mentre non stanno prestandomi attenzione – salgo sulle punte dei piedi e decollo. In un attimo sto volando in alto con la schiena contro il soffitto e poi, piombo giù finché il mio petto sfiora il pavimento e poi plano in su ancora, tutti sono a bocca aperta dallo stupore mentre viro davanti a una parete con la più elegante delle curve. Nel sogno tutti sono ammutoliti, perché riesco a volare, anche se sono un essere umano. Inoltre sogno che decollo da alte montagne. Ora questo è abbastanza comune, ma è stato dentro alla mia musica dall’inizio fino a oggi. Quando sono in studio, chiudo gli occhi, i comandi in mano, la concezione del suono già in testa e sposto i suoni intorno agli altoparlanti, come volerebbe un uccello. Tutto questo non è filosofia, è il sogno di una vita che la musica può volare, perché io posso volare.
CHARLOTTE BRONTE
di Franco Buffoni
Racconta nelle sue memorie Lady Ritchie, figlia di William Makepeace Thackeray, l’eccitazione della Londra letteraria quel giorno dell’estate del 1848 in cui l’enigmatico Currer Bell, autore di Jane Eyre – il caso letterario dell’anno – rivelatosi donna, anzi fanciulla, e piccola, timida, introversa, dai capelli chiari leggeri e diritti aveva accettato di prendere parte al ricevimento indetto in suo onore in casa dell’autore di Vanity Fair. L’attesa e la curiosità erano spasmodiche in particolare tra le signore, ma anche il cinquantatreenne Thomas Carlyle – ormai riconosciuto principe delle lettere inglesi – era presente con la moglie. D’altro canto Thackeray aveva affermato che la fanciulla da sola e in pochi mesi aveva ottenuto i consensi di critica e di pubblico che a lui erano costati dieci anni di lavoro. Charlotte Bronte giunse. Thackeray dovette inchinarsi per porgerle il braccio e condurla all’interno, tanto era piccola. Ed ella si sedette su un divano d’angolo e non vi fu verso di farla spostare in un punto più centrale della sala. E non disse parola per tutta la sera. Tranne una risposta a domanda diretta proferita sovrattono da Mrs Brookfield: “Do you like London, Miss Bronte?”. “Yes and No”, fu la risposta pronunciata con lentezza e gravità, ma accompagnata da uno sguardo di fuoco. Tuttavia, si disse poi, con qualcuno la fanciulla aveva sì scambiato qualche parola, sia all’inizio sia alla fine dell’infelice ricevimento: Miss Truelock, la governante di casa. Non era forse una governante Jane Eyre? E Charlotte che altro era restata, in fondo, se non una piccola governante, una istitutrice di provincia? Tuttavia quello sguardo orgoglioso e perforante, quello no, non era da fanciulla né da governante.
più precari di così
di Maria Angela Spitella
Giacomo sembra San Francesco, è vero, ha l’accento siciliano, ma i modi e la faccia ricordano quelli di un Francesco laico. Parla pacatamente, oramai lo sciopero della fame ha superato le due settimane. Ha la bocca impastata, ma lo sguardo sereno e disteso. Le parole sembrano quelle del poverello di Assisi, ma al contrario lui non ha scelto di essere povero. E’ uno dei 200 mila precari della scuola, uno che tra i banchi non ci tornerà sicuramente, affamati dalla riforma del ministro Gelmini.
Scuola di calore II
Mia sorella Rajah
a Essaadia
Mia sorella Rajah si chiama così perché è la regina
dell’attesa. La cosa che ama di più è osservare
ipnotizzata il suo sentimento di impotenza
racchiuso nel flacone mezzo vuoto dello smalto per le unghie
Lo guarda crescere come un feto minuscolo e, quando sta per nascere,
con una forbicina gli taglia il cordone ombelicale e lo lascia
sanguinare per ore. Poi si misura la febbre e se supera i 38 gradi
esce di casa: ha una relazione clandestina con la sua tosse
Quando rientra, la sua voce è diventata roca,
come quella di un palmipede che per tutta la notte ha razzolato
sulla neve. E che le ha perforato l’esofago, l’intestino
e le parole che ha pronunciato nell’ebbrezza del digiuno
Rajah attende che qualcuno scenda nel pozzo dei suoi occhi
e pianga per lei tutti i morti che scricchiolano come radici mendicanti
sotto il freddo inverno dell’Atlante e non la lasciano dormire.
Su quale sponda del letto ti chiederanno “Sognami”?
Io vivo perché Rajah ritorni a questo mondo, perché la proliferazione
di palmipedi sventrati nella neve abbia fine. Spero che il mio essere
così insignificante l’aiuti a vestirsi, a truccarsi, a smettere di succhiare
i vecchi seni di nostra madre. A non evacuare nell’armadio
Dopo aver ripulito, mi chiedo se il bene, il male, la giustizia,
l’ingiustizia, non siano che merda depositata sulla punta delle dita.
E se la povertà, nient’altro che un ramo troppo lungo
che deve essere potato affinché la sua ombra duri in eterno
Note per una letteratura sous écoute

di
Francesco Forlani
articolo pubblicato sul sito Alfabeta 2
“Cos’è suonare (jouer) se non, da parte a parte ascoltare: sentire (entendre) la partitura che è scritta in modo da capirla, scrutarla, auscultarla, degustarla, e poi pur suonandola non smettere di ascoltare e di provare la musica che risuona – di sentirla , potremmo dire, in italiano in cui il termine generico della sensibilità o della sensorialità designa anche l’ascolto (écoute) (l’indicazione del tempo potrebbe allora essere sentendo).”
Così scrive il filosofo francese Jean Luc Nancy nel suo saggio prefazione al libro di Peter Szendy, Écoute, une histoire de nos oreilles, (Les Éditions de Minuit, 2001) intitolato, appunto Ascoltando. Il libro era in una delle 25 casse di libri che grazie ad Andrea Inglese e Michele Zaffarano ero riuscito a riportare in Italia, a Torino. E così nei giorni successivi al rientro quelle pagine abitate da umidità, concetti, paradigmi, si sovrapponevano alla lettura dei giornali e all’incessante domanda, in parte provocata anche da un recente e acceso dibattito in rete, sul blog di Loredana Lipperini, sulla vocazione della letteratura.
Avventure 3 – Matrimonio
di Giacomo Sartori
Si sono incontrati in una libreria a Trastevere in una fradicia sera di febbraio con sentori di alghe e forse anche di mare. Lui ha attaccato discorso per il semplice fatto che gli andava di parlare, senza l’obiettivo di cercare di aggiungerla al paniere. Ma la conversazione s’è rinfoltita via e via come un torrentello che riceve sempre nuovi affluenti, e a un certo momento di comune accordo sono andati a mangiare una pizza. Lui aveva appuntamento con una delle sue amanti (“la-sposata-non-di-Roma”), ma prima ancora di pensarci ha telefonato per dire che non si sentiva affatto bene. Lei parla un italiano fluente e con pochissimi errori, ma soprattutto impreziosito da aggettivi sinuosi e eleganti come ali di uccello. Con un ritmo a scatti, come prendendo ogni volta il coraggio a due mani per lanciarsi nel vuoto.
dormi come visibile
E’ uscito dormi come visibile, con testi di Viviana Scarinci e Paolo Fichera; quadri-sculture di Mirco Marcacci; progetto grafico e impaginazione di Maria Korporal.
Per sfogliare e leggere il libro:
In tutta evidenza. Sakineh ci “riguarda” davvero?
Poche cose appaiono alla nostra coscienza più ripugnanti della pratica della lapidazione, con quella brutalità che istituzionalizza e legittima la violenza di una comunità verso un capro espiatorio, eletto in quanto debole e diverso, e lo fa con modalità che ci viene spontaneo chiamare “barbare”, ovvero totalmente, radicalmente “altre”, un’irruzione di una pre-umanità che vorremmo dimenticare, e che invece si ripresenta nella sua ferocia, installata al cuore dell’umano. E’ una ripugnanza universale, e in queste settimane si moltiplicano gli appelli, di intellettuali e di persone comuni, comprese intere squadre di calcio: e in rete, che in questo è uno specchio degli umori della società, il nome di Sakineh ha riempito le pagine dei social network.
General (Escort) Intellect
Premessa: ho pubblicato con Einaudi nel 2007, ho recensito decine di loro libri (e anche di Mondadori), e stimo coloro che portano avanti quel prestigioso marchio editoriale. E continuerei a pubblicarci per la stessa ragione per cui abito in Italia e non sono di nuovo emigrato all’estero, Barcellona o Amsterdam, per esempio (ci vogliono soldi ed energia anche per emigrare). Ma mi ha dato pena leggere sui giornali l’ultimo simulacro di dibattito civile degli scrittori italiani, l’ipocrisia di scoprire oggi imbarazzo a pubblicare per Mondadori o l’enorme arcipelago di aziende cultural-editoriali del primo ministro, come se lo scandalo non fosse identico da 15 anni, come se il problema non fosse l’enorme e abnorme conflitto di interessi, impossibile in una qualsiasi democrazia occidentale. Se è imbarazzante e inopportuno pubblicare oggi per una casa editrice il cui “utilizzatore finale” è Berlusconi, lo era già dal 1993-94, e anche prima di allora, perché la stessa esistenza del suo governo, e la sua discesa in campo, non è dall’inizio che un sotterfugio, un escamotage ad aziendam e ad personam.
Urlo
Tuscania, 11 settembre 2010
Associazione Culturale Piane di Bronzo, Associazione Culturale Dark Camera
e Centro Culturale La Camera Verde
presentano
TUSCANIA, 11 SETTEMBRE 2010
Rassegna d’arte e cultura
a cura di Giovanni Andrea Semerano
Espongono:
Matteo Alessandri, Minou Amirsolemani, Massimo Antonelli, Alfredo Anzellini, Luigi Arcangeli, Franco Belsole, Ilaria Canobbio, Paloma Chaparro, Emanuela Carone, Paola Ceci, Biagio Cepollaro, Cristina Cerminara, Gianni Cortellessa, Giovanni Cozzani, Mario Cusimano, Pietro D’Agostino, Gerardo Di Fabrizio, Dario Di Lernia, Peter Dimpflmeier, Stefania Errore, Francesco Forlani, Luigi Francini, Massimo Fusaro, Cristiano Gabrieli, Marco Giovenale, Jean-Marie Gleize, Matias Guerra, Pasquale Idiv Ruben, Andrea Inglese, Giuliana Laportella, Claudio Laureti, Pascal Leclercq, Franco Mancini, Pierre Martin, Giulio Marzaioli, Grazia Menna, Giovanna Morello, Gabriele Morrione, Andrea Pacioni, Eric Pellet, Sandro Pierotti, Davide Racca, Giovanni Rimo, Simone Santi Gubini, Antonio Semerano, Zeno Tentella, Marco Vallesi, Francesca Vitale, Michele Zaffarano.
CERTI DIRITTI
di Certi Diritti
Il Parlamento europeo ha dibattuto ieri 7 settembre sulla base delle interrogazioni depositate dai gruppi liberale, verde, socialista e comunista sulla situazione delle coppie dello stesso sesso nella UE. L’Italia non ha mancato di fare la sua bella figuraccia grazie a Pdl e Lega.
Le interrogazioni chiedevano alla Commissione europea quali iniziative avrebbe assunto per cancellare le discriminazioni nella UE tra coppie dello stesso sesso e di sesso diverso, per assicurare il mutuo riconoscimento in tutti gli Stati dell’Unione delle unioni civili e dei legami matrimoniali tra persone dello stesso sesso contratti in uno Stato UE che li permettono, assicurando quindi la libera circolazione delle coppie gay. Il gruppo liberale ha anche chiesto – sulla base dell’interrogazione redatta dal responsabile delle questioni europee dell’Associazione Radicale Certi Diritti Ottavio Marzocchi – alla Commissione di elaborare una Roadmap contro l’omofobia e per i diritti LGBT, con una serie di misure a livello europeo ed internazionale.
Nel corso del dibattito gli interventi di tutti i deputati sono stati a favore di tali misure, tranne quelli dei deputati italiani del PdL e della Lega, che hanno difeso la famiglia “tradizionale” composta da un uomo ed una donna, al fine della riproduzione. Vari deputati favorevoli ai diritti LGBT li hanno interrogati sulla reale volontà della popolazione italiana rispetto alla maggioranza parlamentare ed al governo, chiedendo loro se non ritengano necessario promuovere il rispetto dei diritti umani nella UE e l’applicazione delle norme europee sull’eguaglianza tra tutti i cittadini.
carta st[r]ampa[la]ta n.31
di Fabrizio Tonello
“Fino a quando Rupert Murdoch continuerà a spendere soldi nel malandato mondo dell’editoria, forse bisognerà trattare con cautela gli eccessi dei tanti declinisti del mondo del giornalismo” scriveva in prima pagina il Foglio del 2 settembre. Gli articoli (tre in prima pagina e tre nelle pagine interne) non lesinavano applausi e incoraggiamenti a Murdoch: uno dei testi di p. 1 era intitolato “La lezione di Rupert”.
Se parlassimo di autoproduzione e responsabilità dei lettori?
[La prima parte di questo post è uscita su “il manifesto” del 5/09/2010]
di Andrea Inglese
Battaglia politica e battaglia culturale: una confusione.
Il grande tema di fine estate (“Scrittori e lettori Mondadori: che fare?”), capace di suscitare massicce discussioni in rete e sulla carta stampata non è certo nuovo né scoperto da Vito Mancuso. Difficile, certo, definirlo questo tema, che deve la sua forza catalizzatrice forse al suo carattere ambiguo: questione politica, etica, letteraria, o di costume? Di certo, questa volta, esso ha suscitato prese di parola da parte dei più diversi e autorevoli tra scrittori, critici, intellettuali, oltre che da parte di una combattiva popolazione di commentatori in rete. Nonostante alcuni effetti di spossante monotonia, sono state dette, in tale occasione, anche cose interessanti, intelligenti, a volte persino molto divertenti (la scena di Luca Casarini accolto a Segrate rimarrà memorabile, quanto i primi passi di Marcel nel salotto dei duchi di Guermantes).
Blog, commenti e lettori
di Jan Reister
mi viene spesso chiesto se il numero dei commenti ad un articolo di un blog sia un segno di qualità, se costituisca un indicatore del numero dei lettori ed in definitiva un indice del successo di uno scritto. La mia risposta è che il numero dei commenti non c’entra nulla, indica solo quanti commenti ci sono. Ma non è proprio così semplice










