[Esce l’ultimo numero di Per una critica futura, in formato numero doppio: il 5 & il 6. Sezioni dedicate a Viaggio nella presenza del tempo di Majorino e a Tiresia di Mesa, dialoghi su manierismo e pop, poeti che riflettono sul proprio lavoro – De Francesco e Fratus -, 3 poesie di Fabio Teti, ecc.]
Il provincialismo letterario, i dieci lettori e lo spaesamento della critica
Andrea Inglese
Scrivere nella provincia letteraria
Il provincialismo letterario è un fenomeno perfettamente coerente con un paese come il nostro, in declino, sempre più spaventato e credulone, che disprezza la cultura e la ricerca, in cui rifioriscono nostalgie fasciste e si rafforzano sogni di linciaggio. Provincialismo letterario e paranoie nazionaliste, di corpi sociali sani, belli ed onesti, sono fenomeni che si sposano bene. Soprattutto quando aumenta, come è il caso, la miseria. Come dice lo storico francese Gérard Noirel: “Per chi non possiede nulla il richiamo all’identità nazionale diventa l’unico bene di cui andare fieri”. (Provincialismo letterario e fascismo estetico vanno a braccetto: la complessità o l’imprevedibilità del messaggio è il male da annichilire, così come tutta l’umanità non conforme al modello della maggioranza mediatica.)














Il saggio è tratto dal numero 13 della rivista A+L, che raccoglie gli interventi della rassegna SGUARDI A PERDITA D’OCCHIO. I poeti leggono il cinema. L’introduzione si può leggere 