Home Blog Pagina 404

Wannsee

5

“Prosa in Prosa” a Milano

8


21 Gennaio 2010, ore 21:00, Milano
Casa della poesia
[ Palazzina Liberty, Largo Marinai d’Italia, Milano ]

presentazione di:
PROSA IN PROSA (Le Lettere, 2009)

introduce:
Giancarlo Majorino

interventi di:
Paolo Giovannetti, Antonio Loreto e Paolo Zublena

saranno presenti gli autori:
Gherardo Bortolotti, Alessandro Broggi, Marco Giovenale,
Andrea Inglese, Andrea Raos, Michele Zaffarano

Assalto al centro

13

di Giuseppe Schillaci

Il sole della peste stingeva tutti i colori e fugava ogni gioia.

Albert Camus

Sacchi di plastica si levano come gabbiani tra scogli d’asfalto, si gonfiano di vento e volteggiano sulle lamiere.
Vitaliano li guarda salire in alto e poi cadere in picchiata tra il benzinaio e il baracchino di stigghiola. Fissa il fumo bianco che s’alza dalla griglia di carbone e si spariglia in cielo, e ripete a mente le condizioni della promozione degli schermi LCD, dei videofonini e degli abbonamenti tv. L’odore insistente delle stigghiola viene appena smorzato da quello acre del sugo che la madre sta preparando di là in cucina. Dopo pranzo lo aspetta il lavoro, il terzo giorno del suo nuovo lavoro.
Vitaliano sorride dietro il vetro della finestra socchiusa, sorride di soddisfazione. Pensa al suo nuovo lavoro ed è fiero di sé, di come sa dare ai clienti informazioni dettagliate con la sincerità di un amico, di come rispetta i superiori, anzi li stima senza ostentazione, e di quanto è rispettato dai colleghi.
In strada, sotto il quinto piano del condominio di Brancaccio, i piccioni si avvicinano circospetti agli avanzi del baracchino di brace, e vespini e lapini s’incrociano rapidi. Vitaliano sorride e pensa al codice della cassa e ai ticket della mensa. Tra qualche ora inizierà il turno pomeridiano del suo terzo giorno di lavoro, quello più importante, il giorno della promozione. Al Centro di Roccella si aspettano centinaia di persone e Vitaliano è pervaso di un’autentica gioia.

L’UNITA’ DELLA COSTITUZIONE

1

di Gustavo Zagrebelsky

Tutte le Costituzioni sono opere dotate di senso unitario: lo sono per il concetto stesso di Costituzione. Se non lo fossero – se cioè fossero scindibili in parti indipendenti – non “costituirebbero” un bel niente.

Il senso di una parte potrebbe essere messa contro il senso dell’altra e, introducendosi “sensi” diversi, si farebbe opera non di costituzione ma di distruzione.

Questo vale in generale e, in particolare, vale con riguardo alla distinzione tra la prima e la seconda parte della nostra Costituzione.

Non è vero che si può modificare una delle due parti, lasciando intatta l’altra.
Gli esempi non sono difficili da trovare.

Bric à Broch

54

Il problema
di
Hermann Broch

Se nello sviluppo della civiltà fossero sempre l’arte e gli stili artistici a esprimere in termini sensibili il modo di vita delle diverse epoche, in conformità con questa legge l’arte dovrebbe oggi esprimere il carattere estremistico della nostra. Architettura, pittura, scultura, poesia, musica dovrebbero dimostrare come l’epoca attuale indichi all’uomo e al suo spirito di sacrificio i più alti compiti morali e come, malgrado queste sue eminenti aspirazioni etiche, essa sia piena di sangue, di brutalità e di ingiustizia, e inoltre pronta a passar sopra a questi orrori con molta leggerezza. L’arte dovrebbe anche riflettere l’intensità — sconosciuta da secoli — con cui il nostro tempo tende ad un nuovo equilibrio spirituale e platonico, dimostrando contemporaneamente come esso sia prigioniero del pensiero positivistico e cioè di una ossessione per il ‘dato’ che esclude in partenza qualsiasi platonismo e qualsiasi deduttivismo e che lo pone in singolare opposizione con la propria volontà etica.
Ma, esprime tutto ciò l’arte del nostro tempo? È all’altezza di un simile compito l’arte moderna? Inoltre: può ancora l’arte in generale assolvere ad una funzione di questo tipo?

Carbonio 14

5

di Alberto Cellotto

Cicatrici

La punta delle bandiere vicino
le fabbriche, la cima ferma dell’albero.
Il rosso sta scendendo, l’aria
rimane all’altezza delle formiche.
Chi se lo immagina un posto
così tra dieci anni, chi prova
a combaciare le diverse
epoche che scantonano dal passato.
Per una volta chiedere ai piedi
come stanno, se c’è una radice
che solleva l’asfalto navigando
nel bitume e pesca l’ossigeno.
Potrebbe essere come il tornare
al mondo, all’angelo
che mi guardava cadere sempre,
alle croste rimaste sulle ferite.
Dopo, lì una pelle sbiancata
poteva solamente spiegarci
che il sangue era quello
che ci tocca davanti,
agli occhi al naso alla bocca.

***

da “Giornale del viaggio in Italia”

65

di Marco Giovenale

eraclitori

mi spiace ma per me il tradimento è anche la loro dal figlio libero, ha 45 anni in arizona, con nomi storici della provincia: tradimento in mare, mentre veniva per la prima volta dal dopo-colonialismo.

la montagna controlla uno degli accessi: per impedire la diagnosi preimpianto degli embrioni.

dopo la morte di carmelo bene.

mentre prepara i mattoni e la malta per sigillare il loculo più grande degli altri due, ed è stato consegnato, è stato un errore?

camera qualunque di un hotel: lei sul letto, è finita la competizione, in prossimità dello scarico. “sarebbe auspicabile un controllo più severo, più a portata di tutti” – si completa? quando saranno assegnati?

moltissimo sangue per le scale.

c’è stato un omicidio. quella che le ho mandato è una foto del cadavere in cui gli era stata legata.

al traffico qualcuno parla delle emorroidi, bipartitori cimiteriali, in specie di condomini sotterranei, la storia siamo noi, people have the power.

è stata scelta per sbarcarvi truppe.

cthulhu fa la prima comunione a santo stefano rotondo.

biotype biotypic biovax biovular biowait bipack biparous bipartisan.

mr. geek aumenta il prezzo delle ossa.

[Giornale del viaggio in Italia, in Bortolotti, Broggi, Giovenale, Inglese, Raos, Zaffarano Prosa in prosa, Le Lettere, 2009.]

Sei poesie di Volker Braun

14

[Il testo è disponibile anche in pdf.]

Face to Face

8

Photoshoperò per una videoconferenza “attorno al corpo di Eluana Englaro“, di Barbara Gozzi che si terrà a Bruxelles il 30 gennaio 2010. Nel rispetto dell’ altrui e della propria sofferenza. Le musiche, originali, sono del mio amico Franck Lassalle e della nostra Georgia la citazione Magritte.

Il mondo di Fiorino: estate

3

di Antonio Sparzani

(la prima puntata è qui.)

La provincia quell’estate non era poi così polverosa. O lo era forse nel senso che il paesetto dov’era la casa di Giancarlo lo si poteva raggiungere solo in macchina, o con vecchie corriere molto polverose. Ma una volta giunti, il verde arrivava subito a colpire gli occhi e il naso. La casa era ai bordi del paese e aveva un giardino in pieno rigoglio. Non c’erano gli asfodeli, che Fiorino aveva imparato a riconoscere dopo la storia della Paola, ma c’era una festa di rose straordinarie di tanti colori e di tanti profumi che colpirono molto Fiorino.
Era venuto, per quel lungo fine settimana, anche un altro amico di scuola e del collegio, Ermanno. Non era alto, aveva il naso aquilino, era leggermente strabico, e aveva la non comune abilità di aumentare a comando il proprio strabismo. Negli ultimi tempi erano stati spesso assieme, Giancarlo, Ermanno e Fiorino.

Attualismi 1 – La Gelmini e le pecore nere

21

di Giacomo Sartori

La ministra Gelmini ha perfettamente ragione: non più di 30% di stranieri (malparlanti, ha aggiunto dopo un assorto ripensamento) per classe. Certo si potrebbe discutere se sarebbe meglio il 29,9 o il 30,2, lo concede lei stessa, ma il principio è sacrosanto: 30%. Il 30% è per definizione una percentuale equilibrata e rassicurante: 30% di materia grassa, 30% di tasse, 30% di umidità, 30% di comunisti. Con il 30% si riesce ancora a ragionare. Anche nella didattica.

Una pecora nera ci sta bene, fa colore. Se però le pecore nere diventano due, cento, mille, le cose cambiano. Non è più una pecora nera, è un gregge, un gregge dove qua e là svetta una mosca bianca. Di fronte a greggi siffatti c’è un solo rimedio: la soglia del 30%. Certo, 30% di pecore nere è peggio di una sola pecora nera, ma la situazione è ancora sotto controllo.

La notte [Eracle # 12(+1)]

2

______IICManager_Upload_IMG__LosAngeles_Fontana

di Ginevra Bompiani

Una galleria scura – senza volta e senza pareti – suoni come di rami che fremono nella notte; gli occhi sono pesanti, le spalle leggere, leggere, cadono sotto il ricordo di quel peso che è stato sollevato; poi dei portici; una luce improvvisa, come di un servo che solleva la lampada sulla faccia dello straniero; fuochi e notte rimbalzano l’uno sull’altra; una galleria scura, scura – senza pareti – suoni come di un banchetto; di risa; o lamenti funebri; chi si aspetta? Chi è morto? Nulla, la morte è sconfitta; chi si celebra? Le spalle sono leggere, leggere – quel gran peso sollevato le lascia barcollanti; una luce improvvisa, come una fiaccola, retta da un servo sorpreso sulla porta; poi voci all’interno; quale interno? Quale galleria? Dove sono le pareti?

da “Interni con finestre”

2

di Stefano Raimondi

Pareti

Ci sono giorni che a raccontarli non basta, storie che non si sentono più, storture che s’imparano piano. E lo so da qui, da questo angolo imparato a memoria a malapena ieri.

*
L’hanno trovata con gli occhiali abbassati sul naso e un libro tra le mani: era mattina. Non si è mai saputo quale fosse l’ultima parola che le sia piaciuta tanto. C’era una grotta intorno che poi sembrava un’ombra, un suono, un sogno. Un segno nerofumo appiccicato in fondo alla parete. Una scintilla scappata da una pietra focaia.

Allontanare lo spettro di Auschwitz dalla Calabria, dall’Italia, dalle nostre coscienze

25

di Pino Tripodi

Ho visto. So. Tutti sappiamo e tutti abbiamo visto. Non posso serrare la mia coscienza solo individuando le colpe, né semplicemente attendere che qualcuno faccia giustizia. I fatti di Rosarno denunciano un fallimento totale e generale, una vergogna che deve essere riscattata con la consapevolezza che qualsiasi società o economia che permette o lucra da una simile miseria è un crimine. Ciò che avviene a Rosarno e in molti altri luoghi della nostra Terra esige un moto di repulsione profondo e definitivo. Un impegno a non tollerare e a combattere l’apartheid, lo schiavismo, il razzismo, la deportazione a cui uomini e donne come me sono costretti quotidianamente.

Invito tutte le donne e gli uomini di Rosarno, della Calabria e dell’Italia intera che hanno provato il mio stesso sentimento di vergogna e la mia stessa repulsione a condividere il mio impegno pubblicamente a Rosarno domenica 17 gennaio alle ore 12.00. Mi piacerebbe che tutti i migranti deportati tornassero in questa occasione a Rosarno per testimoniare con me e gli altri che ci saranno che il pregiudizio è la peggiore malattia dell’umanità e il colore della pelle non nasconde la vergogna.

Pino Tripodi, insegnante, Milano

Per adesioni: firmiamo.it/appelloperrosarno

CORAGGIO, COMPAGNI

51

di Franco Buffoni

Venerdì 8 gennaio si è tenuta a Roma una assemblea dei poeti inclusi nell’e-book Calpestare l’oblio. Su invito del curatore, Davide Nota, ho tenuto una relazione, che qui propongo per punti essenziali.

Oblio della memoria
1) Perché molti italiani si sentirono offesi, toccati nel sentimento profondo, quando chi attualmente siede a Palazzo Chigi propose di trasformare il 25 Aprile nella Festa delle Libertà? Perché la Resistenza fu anzitutto antifascista. Cercare di annacquarla in una generica festa delle libertà (riecheggiante per altro quel Popolo delle Libertà all’interno del quale sono confluiti i post fascisti) ebbe per loro il sapore di una beffa.
Questo naturalmente non cambia un dato storico ben noto: all’interno delle forze che diedero vita alla Resistenza, la componente comunista fu essenziale. E certamente non era uno stato costituzionale di diritto in senso liberale, moderno, europeo, quello che molti di loro sognavano in quegli anni tragici. Per altro è anche facilmente comprensibile che un giovane – che nel 1943 decide di rischiare la vita per fare il partigiano – voglia anche rimuovere la cause che produssero il fascismo, e abbracci la scorciatoia illusoria della rivoluzione.

Primo marzo 2010 – sciopero degli stranieri

18

San-Papier

di Emilia Zazza

 

La parola sciopero sa di stantio, è una parola piena di polvere, dimenticata su un armadio. Non la si tira giù nemmeno per le pulizie di Pasqua. Perché sciopero vuol dire diritti dei lavoratori. E chi è, ormai, che ce l’ha un lavoro? Contiamoci. E anche qualora ce l’avessi, magari garantito a tempo indeterminato le fabbriche, semplicemente, chiudono, e puoi scioperare quanto vuoi… ma la fabbrica non c’è più.

Da Castel Volturno a Rosarno: il vento indignato di mamma Africa

10

rosarno

di Biagio Simonetta

Sono disposti a tutto. Lavorano anche sedici ore al giorno, perdendosi nelle ombre degli agrumeti, dove gli alberi sembrano non finire mai. Nella Piana di Rosarno (Rc), la terra delle famiglie Pesce-Bellocco, gli africani non si contano più. Sono oltre mille quelli regolari. Ma nei capannoni in disuso alle porte di San Ferdinando (Rc) ne alloggiano almeno tre volte tanto, in condizioni che di umano non hanno niente.

Mama Africa!

97

Dakar…Dakar…Dakar

di Livio Borriello

L’Africa è quello che siamo stati e quello che diventeremo.
Dakar, la più europeizzata delle città africane, circa 5 milioni di abitanti distribuiti su una penisola interminabile, è una possibile immagine del nostro futuro piuttosto preoccupante, per quanto carica di uno straordinario potenziale di vita.
Più che un’immagine, è una sorta di allucinazione reticolare, un immenso tessuto senza inizio né fine, se non i contorni irregolari delle coste, che sfumano nella luce estatica dell’oceano: una specie di tenebra luminosa che avvolge l’allucinazione.
Il tessuto, che ricopre compattamente la terra rossa e umorosa della brousse, è formato da cellule umane avvolte nel triplice guscio degli abiti, delle auto e delle case. Ciò avviene in tutto il mondo antropizzato, ma in questo aculeo di terra che spunta dall’Africa nera, dove la natura pulsa e ingorga le sue energie sorgive con più violenza, nei colori ignei, clamorosi, radianti, nelle pelli seriche e lucenti, nell’odore primitivo, ferino, e insieme infantile e fruttato, che promana da quelle pelli, nelle muscolature vigorose e prominenti fasciate da quelle pelli – gli effetti dell’azione umana sul mondo risultano più spettacolari, e i contrasti che producono si impongono con più evidenza all’attenzione.

Caccia al nero

57
Cartiera_1
di Marco Rovelli
[A Rosarno è in corso una rivolta di braccianti subsahariani. Ancora una volta qualcuno gli ha sparato contro, e loro si sono presi le strade. Ripubblico il capitolo di Servi in cui raccontavo della mia esperienza rosarnese. Dove, come si può leggere, quel che accade oggi non è che una conseguenza naturale degli eventi. Naturale e giusta.]
 

 

 

 

La sezione è ancora quella del Pci. Uno stanzone con del materiale vario accatastato in fondo, vicino alla porta, dall’altro lato un vecchio tavolo, alla sua sinistra una bandiera del Pci, aperta, dispiegata, e a destra una televisione. Davanti alla televisione, o meglio sotto, ché la televisione è poggiata su un ripiano a due metri da terra, è seduto un vecchio iscritto al partito. Gli siedo accanto, ai piedi una stufetta elettrica, e lui smette di guardare la tv, ci mettiamo a parlare, e mi racconta di quando il suo maestro se ne andò a Varese che lui aveva quattordici anni e gli aveva lasciato la forgia, e lui doveva sostenere la clientela di tutti i contadini della zona, e fare falci zappe e roncole per tutti.

La casa del popolo di Rosarno è intitolata a Peppe Valarioti, che ne era segretario nel 1980, quando lo ammazzò la ‘ndrangheta.