da Palace of the end
di
Judith Thompson
trad. Raffaella Antonelli
Erano nudi. E allora? Sono nudi ogni volta che fanno la doccia. E con ciò? E ridevo di me che indicavo il pistolino di quegli uomini? Beh, mi venga un colpo se quella è stata la cosa peggiore che gli è successa ad Abu G. Gli sarebbe piaciuto.
Ma io non sono quel tipo di donna, ok? Io rispetto gli uomini e le loro parti intime e non ho mai riso del pisello di un uomo. Ma questi non sono uomini, sono terroristi.
Avevano l’intelligence. Sapevano chi stava per far saltare in aria chi, e per quanto mi riguarda io stavo facendo quello che c’era da fare, raccogliere l’intelligence e, secondo la loro cultura, io che rido dei loro piselli è molto peggio che picchiarli. Un sacco peggio. Li stavo soltanto addolcendo un po’, come mettere burro duro ad ammorbidirsi sul davanzale. Facevo quello per cui mi stavo esercitando. È vero che me la ridevo ma quello era UN SERIO-LAVORO D’INTELLIGENCE.
E sono molto fiera che la piramide di gente nuda È STATA UNA MIA IDEA.
Veramente, era la prima cosa che mi è venuta in mente quando sono entrata in quella prigione e ho visto quegli uomini tutti uguali. So cosa potrebbe essere divertente: UNA PIRAMIDE UMANA DI PRIGIONIERI COMPLETAMENTE NUDI. Perché, sapete, sono sempre stata portata per la coreografia. Quando vedo la gente che balla mi viene voglia di sistemarli.













Provai altre volte durante quel mese di agosto a incontrare l’uomo veloce, altri sabati mattina, altre domeniche, mi piazzavo all’ingresso del paese, dove soleva passar lui, salutavo le macchine, e speravo: ora spunta, ora arriva. Cosa ci fai che ora passa?
