[Ho parlato qui & qui di “fascismo estetico“. Ieri Maria Laura Rodotà, sul “Corriere”, ha parlato di Canone Unico Nazionale imposto alla donne. Intanto alcuni maschi italiani, forse poco rassicurati sulla loro virilità, menano. Le donne che aprono bocca, gli uomini che si baciano, i neri perché sono neri. Vale la pena allora di guardare indietro, per vedere quanto poco siamo andati avanti. Questo articolo è apparso sul “Notiziario della Libera Università delle donne” di Settembre. A I ]
PRIMI MANIFESTI/DOCUMENTI DEL FEMMINISMO
a cura di Sisa Arrighi
Quando Simone de Beauvoir nel 1949 pubblicò il Secondo Sesso Betty Friedan ci racconta che il saggio le provocò una profonda depressione. Era alle prese col suo ruolo di moglie, madre di tre figli e l’ambizione di lavorare in campo universitario. Quel libro però, il primo del dopoguerra a riprendere il filone femminista di fine ‘800 e del primo ‘900, fece maturare in lei quella riflessione che la portò a denunciare La mistica della femminilità (1953), la trappola in cui erano di nuovo cadute le donne dopo quel movimento cosiddetto ‘suffragista’ che aveva segnato la prima parte del secolo soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Nonostante i contatti internazionali e lotte importanti in altri paesi (Svezia e Norvegia) non si trattò allora di un movimento internazionale. In Italia, quei fermenti furono messi a tacere con l’avvento del fascismo.
Il libro/denuncia della Friedan ebbe un immenso successo e diffusione e si può considerare il primo di una serie di importantissimi contributi che segnano l’inizio e accompagnano il nuovo femminismo della fine degli anni ’60 e inizio ’70. Questa volta il movimento si diffuse con grandissima rapidità (erano ovviamente cambiati anche i media informativi) si può dire che nel 1970 aveva toccato tutti i paesi del cosiddetto mondo capitalistico avanzato.
Sono passati quasi 40 anni da quella entusiasmante stagione e vogliamo riproporre per una riflessione (considerati i tempi che stiamo vivendo) alcuni dei manifesti/documenti che furono prodotti e distribuiti in Italia in quegli anni, coinvolgendo e contribuendo alla presa di coscienza di tante donne, nel caso del DEMAU precorrendo decisamente i tempi.
Quello che ci colpisce ancora oggi è l’originalità e l’audacia di quelle elaborazioni. Dietro, come sappiamo, c’era la pratica del piccolo gruppo e dell’autocoscienza.







Come ho già segnalato 










