
di Andrea Cavalletti

di Andrea Cavalletti

[ fotografia di Orfeo Soldati ]
di Anna Lamberti-Bocconi
Per circa due millenni le Pizie “profetizzarono” in nome e per conto di Apollo nel tempio di Delfi, tempio peraltro che, secondo il mito, nell’era ancestrale del matriarcato era custodito dal drago Pitone, figlio di Gea – la Terra, la Dea Madre, la più antica divinità. Solo col trionfo del giovane dio Apollo, nume del Sole, che uccide Pitone e si impadronisce del tempio, il matriarcato finisce e si instaura la religione solare, che verrà poi spodestata dalla vittoria del cristianesimo la quale porrà fine anche alle profezie di Delfi.
La canzone del carceriere
di
Jacques Prévert
traduzione di effeffe
Dove vai bel carceriere
Con quella chiave macchiata di sangue
Vado a scarcerare colei che amo
Se ne rimane il tempo
E che ho rinchiuso
Teneramente crudelmente
Nel più segreto dei miei desideri
Nel più profondo dei miei tormenti
Nelle bugie dell’avvenire
Nelle sciocchezze dei giuramenti
Voglio scarcerarla
Voglio che sia libera
e anche di dimenticarmi
e anche di lasciarmi
e anche di ritornare
E ancora di amarmi
O di amare un altro
Se le piace un altro
E se resto solo
E lei sarà andata via
Io terrò soltanto
Io terrò per sempre
Tra le mani giunte
Fino alla fine dei tempi
La dolcezza dei suoi seni modellati dall’amore.

laboratori di scrittura / incontri/ poetry slam / short story slam
Ancona, 16-17 ottobre 2009

di Giacomo Sartori
Spesso la sera esco a passeggiare. Questa notte andrò in su o in giù?, mi domando mentre mi preparo. Mi piace non sapere in che direzione mi avvierò: sono una persona che ama sopra ogni cosa la propria libertà. Non sopporterei per esempio di dover andare sempre in giù, o anche solo sempre in su. Languirei sotto una dittatura, dove ti impongono loro la direzione da prendere, o anche solo in una di quelle cittadine di provincia infestate di occhi surrettiziamente dirigisti. In su c’è il parco, in giù c’è il canale, mi dico, soppesando i pro e i contro delle due opzioni, e provando la tenue vertigine di ignorare dove finirò per cacciarmi.
Quando però esco dal portone del nostro caseggiato le mie gambe prendono sempre la direzione del giù.
Libro Rosa in tour
Dialogo sui minimi sistemi intorno aOcchio da cui tutto ride
Giovedì 15 ottobre ore 21
Bologna – Sala studio Gandusio
via Gandusio 10
Sparajurij presenta Giovanna Marmo e Luigi Socci
* * * *
Venerdì 16 ottobre ore 18
Torino – Libreria Coop
Piazza Castello
Sparajurij presenta Andrea Inglese e Giovanna Marmo
* * * *
16 ottobre 2009, ore 20
Torino – Caffè Basaglia
Via Mantova 34
Sparajurij e Torino Poesia presentano Occhio da cui tutto ride di
Giovanna Marmo (collana Maledizioni, No Reply, Milano 2009) e La
distrazione di Andrea Inglese (collana Arte poetica, Luca Sossella
editore, Roma 2008); a seguire letture dei poeti Milena Prisco, Eliana
Deborah Langiu, Elisa Alicudi, Gianni Marchetti, Valentina Diana, Francesca Tini Brunozzi, Tiziano Fratus, Andrea Bonnin.

di Massimiliano Virgilio
Si sostiene da più parti che il principale errore di Silvio Berlusconi nella “vicenda escort” sia rappresentato dalla contraddizione tra i suoi comportamenti privati e i valori pubblici da egli usati per convincere l’elettorato, specie quello moderato di matrice cattolica, per sostenerlo nelle spedizioni governative dei suoi ultimi quindici anni.
Più volte, sottoforma di concreti provvedimenti volti a favorire la famiglia tradizionale, o attraverso il sostegno a manifestazioni come il Family Day (ricorderete l’imponente manifestazione che annoverava tra i suoi promotori l’onorevole Cosimo Mele, ex parlamentare dell’Udc, poi indagato per cessione di stupefacenti a una prostituta che si trovava nella sua camera d’albergo), il premier si è fatto portavoce di quei valori che secondo il giornalista di Repubblica Giuseppe D’Avanzo stridono con “il disordine della sua vita privata”.
Di questo si è discusso e si discuterà. A tutt’oggi la questione, seppur dibattuta da pochi giornali, è disponibile di approfondimento per chiunque abbia occhi per leggere (e per vedere).
Come ho già segnalato qui, è uscito un nuovo volume di Riga (qui affianco la copertina) a cura di Elio Grazioli dedicato a Kurt Schwitters.
Allego qui di seguito due poesie, una di Angelo Maria Ripellino e l’altra, inedita, di Valerio Magrelli, intervallate da due immagini della più famosa e ahinoi perduta opera di Schwitters, il Merzbau. Per sentire la “viva voce” di Schwitters andate al terzo commento del pezzo succitato (grazie Orsola. Ma ascoltate anche il suggerimento di Andrea).
G.B.

di Chiara Valerio
I limiti dell’infinito sono le parole per descriverlo. Titolo variabile di Margherita Morgantin (Quodlibet, 2009) è una raccolta di aforismi in forma di disegno. Aforismi grafici, che stanno lì a lasciarsi guardare e a dire qualcosa del mondo. Frammenti del quotidiano, nostalgici ed evocativi. Spesso struggenti. Uomini che dormono sotto campane gaussiane per proteggersi dalla pioggia, la forza di Coriolis che pare il motore di tutti gli istituti meteorologici e meteoropatici, ma è solo una formula, una donna che vola dalla finestra oltre la quale c’è un cielo stellato e verso un altro essere umano nel letto, quindici quadrati in gradazione di blu che sembrano, così sulla pagina, una parete in vetroresina al contrario, incompleta, inconcludente e fascinosa. Anzi che sembrano il cielo oltre una parete di vetroresina. La radice quadrata di -1 che è un numero immaginario. Ma immaginario di chi?




[ particolari – random&infinite loop – dell’arazzo La Vista
dal ciclo La Dame à la licorne (1484 – 1500)
Musée National du Moyen Âge Parigi ]
I.
Ausi conme unicorne sui
Qui s’esbahist en regardant,
Quant la pucelle va mirant.
Tant est liee de son ennui,
Pasmee chiet en son giron;
Lors l’ocit on en traïson.
Et moi ont mort d’autel senblant
Amors et ma dame, por voir:
Mon cuer ont, n’en puis point ravoir.
I.
Così come l’unicorno son io
Che si sbalordisce nel guardare
Quando la vergine va mirare.
Tanto è avvinto dalla malinconia,
Che svenuto le cade nel grembo;
Allor l’uccidono a tradimento.
E m’uccisero con simil fare
Amore e la mia Dama, per ver:
hanno il mio cuor, non più il posso riaver.
di Domenico Pinto
Nata nel 1953 a Nitchidorf, comune di millecinquecento anime della Romania appartenente alla minoranza degli Svevi del Banato (un ramo della più vasta famiglia degli Svevi del Danubio) Herta Müller porta scritto nel palmo della mano un destino di duplice oppressione. Prima c’era stata la violenza sovietica verso un paese fascista, che con Antonescu era stato alleato di Hitler: dal gennaio del 1945 tutti i tedeschi romeni tra i diciassette e i quarantacinque anni vennero deportati nei campi di lavoro per la riparazione dei danni di guerra; poi l’oppressione delle minoranze coabitanti, inasprita dal regime di Ceausescu, che facendosi beffe della Costituzione portò il numero dei tedeschi presenti in Romania, tra il 1956 e il 1989, a rarefarsi fino a un decimo rispetto agli anni dell’immediato dopoguerra.
Osservazioni sulla posizione della filosofia
dentro e fuori del mondo
di
Jan Patočka
traduzione di Gabriella Baptist
(testo originale)
Queste poche parole non hanno la pretesa di essere filosofia nel senso proprio del termine. Non entreremo qui nel cuore dei problemi propriamente filosofici. Non è nostra ambizione dare un contributo al dialogo filosofico che si svolge tra le varie epoche, di millennio in millennio: dialogo di coloro la cui esistenza nel tempo è un’abolizione del tempo – più ancora che quella del poeta o dell’eroe, misurata all’eternità. Ogni grandezza dipende, in definitiva, da un varco che la dimensione extra-temporale si apre in seno al tempo, ma la grandezza filosofica implica, inoltre, la comprensione esplicita dell’unità del tempo e del sovratemporale. Ora questa grandezza non è forse estranea all’epoca attuale, insensibile persino alla grandezza del poeta e dell’eroe? L’idea che ci facciamo del filosofo non è forse quella di un uomo al quale la vita intera appare necessariamente come materia da pensare, di un uomo quindi che non è semplicemente filosofo in un momento o in un altro, all’occasione, tra gli altri piccoli vizi e virtù, ma di un uomo che è filosofo per davvero? Proprio mentre la filosofia dei nostri giorni sembra essere diventata una cosa contingente che il percorso della vita può incrociare o lasciare completamente da parte. Come può una filosofia del genere, alla deriva e senza passione, resistere agli assalti del “mondo”?
di Francesca Matteoni
“Questo libro è una storia di fantasmi” scrive Antonella Anedda nell’introduzione al suo La vita dei dettagli, opera che esplora la relazione tra pittura e poesia, tra l’essenza dell’arte e la sua decifrazione interiore, dove i fantasmi svolgono il duplice ruolo di presenze non immediatamente manifeste o non visibili a tutti, e di icone, “rumori” della perdita.
«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).
di Andrea Gentile
Raccontare come sono andate le cose quella volta. Quella volta che Peppino Impastato fu fatto fuori con una carica di tritolo, quella volta che Pierpaolo Pasolini fu trucidato a colpi di bastone e poi travolto con la sua auto, quella volta che l’Italia cambiò col caso Moro.
Quella volta che esplose una bomba in Piazza Fontana e quella volta, undici anni dopo, che ne esplose un’altra alla stazione di Bologna.
Quella volta che a Chernobyl, quella volta che a Tiananmen, quella volta che a Ustica.
Raccontare come sono andate le cose quella volta, sì, ma a fumetti.
Lo fa la BeccoGiallo, casa editrice padovana nata nel 2005.
Per la seconda puntata di questa mia nuova rubrica ho chiesto a Beppe Sebaste di pubblicare un capitolo – una traccia? – del suo ultimo libro Oggetti smarriti e altre apparizioni (Laterza Contromano, 2009) , ottimamente recensito qui su NI da Chiara Valerio. E lui ha accettato. effeffe
“Come se venissimo scacciati nei boschi” *
di
Beppe Sebaste
Vorrei cominciare da una passeggiata.
Domenica 15 giugno sono uscito di casa dopo mezzogiorno. L’idea era di sedermi a leggere da qualche parte, e magari mangiare qualcosa. Sulla strada ho comprato il Corriere della Sera, avevo con me un quaderno e il libro di appunti di Walter Benjamin su Parigi. Devo fare in questi giorni un programma di ricerca per sollecitare un nuovo credito in forma di borsa di studio, consacrato come quello precedente alla letteratura intima ed epistolare, in particolare di alcuni autori romantici. Ho pensato che leggere gli appunti di Benjamin sulla flânerie mi avrebbe dato delle idee: anche la lettera è un vagabondaggio.
Ho scartato l’Île Rousseau, dove ho spesso studiato, perché il bar è troppo caro e di domenica troppo affollato. Ho pensato alla vieille ville, col sole e gli alberi. Del Café Papon, nella terrazza che si affaccia sul parco dell’università, ho il ricordo di un buon posto dove leggere il giornale.
Metromorfosi 27
infocritica free-magazine
musica, cinema, teatro, arte, scrittura, tic
in distribuzione gratuita in oltre 100 punti a Roma e dintorni
è anche leggibile e scaricabile su www.metromorfosi.com

Sembra la barzelletta del Papa che va in Africa e chiede ai bambini africani se hanno mangiato e, quando i bambini africani rispondono che no, non hanno mangiato, il Papa: «Allora, niente giocattoli», dice…
Ecco, qualcosa del genere è accaduto a Crocetta, come si evince da questo pezzo postato su «Agoravox» con il titolo «Belgio: niente scorta a Crocetta, dovrà rinunciare al su mandato?»
L’autore è Sergio Bagnoli
Il Sindaco di Gela è risultato il primo degli eletti nel Partito Democratico, circoscrizione Italia insulare, alle europee dello scorso giugno con oltre 150.000 preferenze.

VISITE AGLI STUDI DEGLI ARTISTI
OTTOBRE 2009-GIUGNO 2010
Come lavora un artista?
Quanto lo studio ci racconta le pratiche di lavoro dell’artista, e viceversa quanto l’artista può dire e comunicare all’interno del suo studio?

di Simone Pieranni e Lavinia Benedetti
[direttamente dalla Cina i due autori ci propongono un testo sulla storia e le classificazioni di genere nella letteratura cinese e un’intervista a Qiu Xiaolong, forse il più famoso scrittore di gialli cinesi contemporaneo, e noi volentieri pubblichiamo. G.B.]
Definizioni
Dopo il compasso, la polvere da sparo, perfino gli ombrelli, la millenaria cultura cinese non poteva che sostenere di avere anche inventato un genere letterario, ovvero il giallo. Fin da tempi antichissimi il popolo cinese ha mostrato un fervido interesse per vicende a carattere legale-poliziesco. Già sotto il governo dei Qin, dinastia che unificò per prima il territorio cinese nel 221 a.C., compaiono i primi scritti che descrivono procedure legali; si tratta però ancora solo di elementi isolati, scarne descrizioni di carattere più che altro compilativo, forse a sostegno della politica legista perpetuata dai regnanti di questa dinastia. Le prime vere raccolte compaiono in epoche successive e diventeranno fonte inesauribile per novelle vere e proprie raccontate dai cantastorie di epoca Song (960-1279).