Home Blog Pagina 419

Scrivere un blog anonimo con WordPress e Tor

12

La libertà di espressione passa anche dalla possibilità di comunicare proteggendo la propria identità, se necessario. Pubblico perciò qui una guida tecnica scritta da Ethan Zuckerman per Global Voices, di cui ho presentato le tecniche durante il convegno e-privacy 2009 a Firenze.

Aggiornamento 8/10/2009: segnalato anche da Sami Ben Gharbia per Global Voices e lì pubblicato in html e pdf.

Di Ethan Zuckermanoriginale – traduzione italiana di Jan Reister

Introduzione

Una delle soddisfazioni di lavorare per Global Voices è stata la possibilità di collaborare con persone che esprimono le loro opinioni nonostante le forze che cercano di metterle a tacere. Ho lavorato con autori che volevano scrivere in rete su argomenti politici o personali, ma che per farlo dovevano essere certi che i loro scritti non potessero essere collegati alla loro identità. Questi autori sono attivisti dei diritti umani in decine di paesi, personale umanitario in paesi dal regime autoritario e whistleblower in aziende e governi.

Post in translation : Régis Jauffret (seconda)

32

dandy

Dandy
di
Régis Jauffret
(traduzione di Francesco Forlani)

– Sono razzista, ma nel senso buono del termine.
Non ho mai condiviso la violenza, la distruzione delle sinagoghe, delle moschee, neppure il boicottaggio dei prodotti provenienti da Cina e Giappone. Sono scandalizzato dalla tratta dei Neri, e anche dalla colonizzazione, l’ avventurosa impresa portata avanti e istigata da filantropi illuminati che rende ridicola la nostra storia. Tanto meno credo alla diseguaglianza delle razze, delle culture, e ho il fermo convincimento che tutte le lingue si equivalgano.
– Il mio razzismo è più elegante

Saramago, il quaderno di un blogger

9

saramago-copertina di Marco Belpoliti

In copertina una fotografia scattata da Daniel Mordzinski. L’autore del libro vi stringe in mano un piccolo specchio in cui si vede una parte del suo viso: gli occhi e gli occhiali, la fronte e le sopracciglia. Il ritratto di José Saramago ci appare così: parziale, un frammento della sua immagine generale, in cui anche il viso, la parte più importante del corpo umano, non è un intero, bensì, a sua volta, un frammento. Eppure Saramago c’è tutto, e soprattutto c’è quella mano, appena sfuocata che regge lo specchietto. Narciso fatto a pezzi? Uno scrittore è quasi sempre quello che scrive. La sua vera immagine – il suo self – è dato dalle pagine del libro che abbiamo in mano. Non c’è altro. O forse sì, ma è una questione da biografi, qualcosa che viene dopo l’opera e che cerca la vera immagine dello scrittore non nelle sue pagine scritte ma nella sua vita.

Baarìa (ovvero, il tempo dei sorvolatori)

86

di Evelina Santangelo

Perché Tornatore ha messo su una produzione colossale, ha convocato attori e comici (siciliani soprattutto, ma anche non siciliani) di varia fama e fortuna, accanto a una moltitudine di comparse? Perché ha rinunciato a ogni tipo di effetto speciale o di espediente cinematografico al punto da far sgozzare davvero un bue sul set, suscitando lo sdegno degli animalisti?

Perché – passando al piano delle scelte strettamente narrative – ha evocato quasi un secolo di Storia? ha attraversato tre generazioni (il nonno pastore, appassionato di letture, il padre semianalfabeta e attivista politico, se stesso ragazzo…)? ha intersecato le esistenze di una moltitudine di personaggi? ha montato un film lunghissimo quasi tutto calato in una colonna sonora pervasiva?

Con domande del genere, prive di risposte convincenti, si esce dal cinema dopo aver visto Baarìa.

Il fondo dello stivale

2

jolly_rosso

di Giuliano Santoro

La scena è avvenuta qualche giorno fa. Wim Wenders è arrivato da queste parti. Il regista cult è stato ingaggiato dall’amministrazione regionale per girare un film che racconterà la storia dei migranti kurdi sbarcati a Badolato, sulla costa ionica, e accolti nel bellissimo centro storico della città abbandonata dagli emigrati calabresi. Licenza poetica: Wenders ha deciso di girare la scena dello sbarco sulle spiagge tirreniche di Briatico, che si affacciano sulle acque cristalline a pochi chilometri da Tropea. Nel frattempo, sull’altra costa della punta dello stivale, quella senza i riflettori e il ciak del regista del cielo sopra Berlino, sbarcavano i migranti. Quelli veri.

Come sul ponte

9

come sul ponte_small

di Davide Vargas

Come sul ponte di una nave sotto un’unghia di luna, una stella qua e là tra la nuvolaglia notturna scossa dal vento potente che solleva polveri d’acqua sui dorsi bianchi delle onde e le sparge come i semi del contadino, e da un chiarore laggiù ad oriente arriva un canto come un azaan, o è un’eco di altri orizzonti, oltre l’approdo e la barriera aguzza di nuvole svelata dal bagliore di un’alba. Come sul ponte, il viso sopravento stretto nel bavero della giacca, gli occhi rivolti alla lunga costa dell’isola o promontorio o terra che accompagna la navigazione fino al punto del distacco, linea parallela che fugge nella direzione opposta e tu sai invece che è massa immobile sopra le onde di tanto mare, come accade in tutte le stazioni del mondo: quando il treno si allontana i pilastri le pensiline le panchine i cartelli le persone fingono di correre via, e sai anche che nulla è veramente immobile, le rocce e le pietre meno che mai.

La forma perfetta del sasso

3

di Andrea Cortellessa

Non è necessario essere un lirico arcaico nelle tavole di un grammatico; ancor oggi un singolo frammento può rappresentare, fulmineo e senza residui, l’intera opera di un poeta. Nell’incipit Verrà la morte e avrà i tuoi occhi si concentra tutto Pavese; e un discepolo di Pavese, Milo De Angelis, è tutto in questa cadenza di Millimetri: «In noi giungerà l’universo, / quel silenzio frontale dove eravamo / già stati». Mi sono venute in mente imperative, queste due steli verbali, leggendo ammirato l’opera (narrativa) terza di Laura Pugno. All’inizio mi avevano maldisposto, invece, le soglie del testo: la copertina rosa salmone, il titolo soprattutto. Pareva uno di quei titoli fàtici – emotivamente ricattatorî – cui ci ha abituato l’industria editoriale (a partire, diciamo, da Ti prendo e ti porto via di Ammaniti). Tanto più a rischio essendo la storia, questa, di una bambina gettata nel mondo brutto, sporco e cattivo. Lo si temeva sentimentale, un titolo come Quando verrai, come in certo mélo di Vincente Minnelli: in salsa rosa, appunto.

per sora nostra, morte corporale

12

cristonero

Nell’ambito della manifestazione Portici di carta, a Torino, lo scrittore Ignace Audifac, sarà questo pomeriggio allo stand della Librairie Française Voyelles, per l’iniziativa Librai per un giorno. Ho tradotto per i lettori di Nazione Indiana un estratto del suo libro inchiesta scritto insieme a Serge Bilè , Et si Dieu n’aimait pas les noirs? ( Enquête sur le racisme aujourd’hui au Vatican), Pascal Galodé editeurs. Con la speranza che venga pubblicato in Italia. E ringrazio Beppe Sebaste che ieri mi ha aiutato a vendere nell’ordine: Mauriac, Cendrars, Giono, Breton… effeffe

Cosa pretende, mi disse allora il monaco con aria ancora più arcigna, è questa l’ora di entrare in una chiesa?…Lei ha tutta l’aria di essere un’avventuriera.
Sade, Justine ou les malheurs de la vertu

Intervista
a cura di Ignace Audifac e Serge Bilè

Grazie all’insistenza di un seminarista africano, una suora congolese è d’accordo, finalmente, per testimoniare, “affinché – ci spiega-, il mondo intero sappia dove conduca la miseria religiosa”. Membro di una congregazione romana, in contratto con una casa di cura per anziani, ha trentaquattro anni:

Da quanto tempo è a Roma?
Sono arrivata cinque anni fa. La congregazione aveva bisogno di religiose. Ha così contattato la mia diocesi e mi hanno fatta venire.

Ha un permesso di soggiorno?
Si, un permesso di soggiorno per religiosi, che mi è stato confiscato il primo giorno.

La politica di una donna declinata al maschile

6

di Tina Nastasi

scuola_anni40

L’8 settembre 1943, alle 19.42, l’allora Capo del Governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, dai microfoni dell’EIAR, annunciava l’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese. Così proclamava alla radio:
«Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.»

L’8 settembre 2009, Mariastella Gelmini si è arresa alle Indicazioni nazionali per il curriculum emanate dal precedente ministro Giuseppe Fioroni, in attesa di armonizzare tutte le norme regolamenti decreti e decretini, fiorite e fioriti negli ultimi cinque anni per arricchire la scuola di ostacoli e allenarla a superarli. Per rendere finalmente ragione di quel dettato costituzionale per cui la scuola deve sollevarli tutti (gli ostacoli) per chi è chiamato o chiamata a imparare e migliorarsi in essa.

Nel documento , la ministra dà prova di grande sagacia ed esperienza delle strategie didattiche e pedagogiche più avanzate:

“La mia casa si chiama Resistenza”

8

Da Marmorera, pensando a Brassempouy

di Fabio Pusterla

per Sara, per i suoi
e per tutti noi

All’alba su fiumi e torrenti sale una nebbia strana
come un respiro d’acqua nel grigio dell’aria in attesa,
le ultime bestie di terra rimangono un attimo immobili
prima di retrocedere nei boschi e nelle tane,
celate dal fuoco del giorno, timorose, e intanto calano
le ali degli aironi sulle rocce, e le ruote dei falchi
muovono lente verso cime più impervie, nella luce:
questo ricordo, almeno, questo ti scrivo,
Signora priva di volto perduta nei tempi,
del mio fiume costretto a farsi lago.

Simmetria, che dolce parola 2

30

dall’equilibrio delle forme al fringuello australiano
di Antonio Sparzani

rondine1

Perché mai l’idea di simmetria è stata ed è così importante nella conoscenza?
Non conosco risposta a una domanda così generale, provo però a percorrere qualche sentiero.

Forse la simmetria appaga di più l’occhio, o l’occhio della mente?
Forse configura situazioni più semplici, più comprensibili, più facili da memorizzare?
Per cercar di limitare drasticamente il campo d’indagine, piuttosto che rivolgermi alla fisica, il che sarebbe molto punitivo rispetto alla varietà e alla fantasia che la natura è in grado di esprimere su questo tema, fatemi citare anzitutto un passo del grande storico dell’arte viennese Ernst Gombrich:

Perché la simmetria viene percepita come statica, e l’asimmetria come instabile? Perché sentiamo che qualcosa di chiaro e ordinato esprime riposo, mentre ogni confusione esprime movimento?

si parla italiano

3

bancopesce1

Me ne stavo di sera su una panchina, in preda a forti dolori. Su un’altra di fronte a me presero posto due ragazze. Sembravano volersi dire qualcosa in confidenza, e si misero a bisbigliare. All’infuori di me non c’era nessuno nei paraggi, e io non avrei capito il loro italiano per quanto forte avessero parlato. Ebbene, di fronte a quel bisbigliare senza motivo in una lingua a me incomprensibile non potei sottrarmi alla sensazione che sulla parte dolorante mi si stendesse una benda fresca.
Walter Benjamin, Strada a senso unico, Torino Einaudi 2006, p 60

Post-illo
dedicato al mio amico bibliotecario Francesco e ai fratelli della libreria italiana Tour de Babel, Fortunato, Tella e Patrizia custodi a Parigi di bisbigli. effeffe

Toccare il fondo

9

sainte-victoire2_web

Ritorno nella Calabria profondissima, ossia la Locride

di Giuseppe Zucco

Da questo piccolo paese oltrepassato e venduto,
dominato da caste economiche e oligarchie incontrollabili
e criminali, condannato a questo ruolo servile e senza
speranza nell’imbuto della storia immobilizzata.
(Antonio Moresco)

Come sognare la Calabria sull’aereo di ritorno delle 21.25.
Ho sognato la Calabria tutto l’anno. L’ho sognata come si sognano le cose pure e perfette, senza lividi, senza sangue, un quadretto immaginario appeso al chiodo del distacco, della lontananza, di me stesso migrato dieci anni fa, non sapendo che ne sarebbe stato di me e del mio sangue.

Ogni cosa è sempre qualcos’altro

23

foglie morte in autunno

di Chiara Valerio

Qual è l’uso di un relitto aereo, mi chiedo. Forse lo stesso di un corpo morto. E mi accorgo che nella loro concentrazione assorta i vigili del fuoco lavorano al più antico dei rituali della nostra era: la deposizione. Adagiare con cura pezzi dell’aereo di Ustica, amorevolmente ricomposti pezzo dopo pezzo come un collage, è pietà in atto. Beppe Sebaste ha nella penna qualcosa che sempre confina con la nostalgia, e alla nostalgia tende. La nostalgia è infatti per Sebaste una specie di madre patria narrativa. Manda avanti frammenti di memoria a colonizzarla, poi ci trasborda i personaggi e alla fine ci trasferisce le storie. È uno scrittore pieno di altrove. Da Lady Diana alle Panchine agli Oggetti smarriti e altre apparizioni (Laterza Contromano, 2009) non fa che muoversi in mezzo a escerti di vita passata, talvolta lacerti, saltare pozzanghere di vita potenziale, e seguire i sentieri delle vite perdute e ricomposte. E a raccoglierle.

uaar incontri

0

UAAR Incontri

ottobre-dicembre 2009
volantino-uaar-ciclo-di-incontri-2009.pdf

Palestinesi, un popolo di troppo – Intervista a Jeff Halper (2)

50

jeff-halper 1
[La prima parte di questa intervista è apparsa qui]

a cura di Lorenzo Galbiati – traduzione di Daniela Filippin


Jeff Halper
, ebreo israeliano di origine statunitense (è nato nel Minnesota nel 1946), è urbanista e antropologo, e insegna all’Università Ben Gurion del Negev.
In Israele ha fondato nel 1997 l’ICAHD, Israeli Committee Against House Demolitions ( www.icahd.org ), associazione di persone che per vie legali e con la disobbedienza civile si oppongono alla demolizione delle case palestinesi, e che forniscono supporto economico e materiale per la loro ricostruzione.

Quali responsabilità ha l’Europa verso la condizione dei palestinesi di Gaza e l’attuale situazione politica che si è venuta a creare in Israele? Se non possiamo aspettarci molto in futuro dai nostri politici in relazione al raggiungimento di una soluzione pacifica, giusta e dignitosa per la questione israelo-palestinese, che cosa possiamo fare noi cittadini europei?

Halper: “Di seguito trovate dei commenti che ho fatto recentemente in Germania riguardo a questo argomento.”

Le verità elementari di Percival Everett

2
ferito1
di Marco Rovelli

Leggi “Ferito”, l’ultimo romanzo di Percival Everett, pubblicato ancora una volta da Nutrimenti, e resti sorpreso. Ti aspetti ancora un testo frammentario, disseminato, traversato da riflessioni linguistiche e filosofiche, da flussi torrenziali: un romanzo che si dice “sperimentale”, insomma. E invece, stavolta, una narrazione lineare, una storia che ti tiene passo passo, fino allo scioglimento atteso. Una storia, però, incatalogabile: c’è la frontiera del west, con un “rancher nero” protagonista, con cavalli e pick-up (del resto è la vita di Everett, questa, ché lui in un ranch ci ha vissuto davvero), ma non è un romanzo “western”; ci sono gli elementi classici per la costruzione di una storia “thrilling” – un omicidio che apre il racconto – ma non è un thriller, perché l’autore ti fa intuire che cosa sta per accadere, e tu lettore sai che cosa ti aspetta, ed è su altro che poni l’attenzione; il ragazzo ucciso è gay, e il romanzo, che prende spunto dall’omicidio di Matthew Shepard nel 1998, parla dell’odio per i “diversi” (“E’ un paesino normale. Quasi tutti bianchi. Gli indiani sono trattati di merda. Insomma, l’America”), ma non è – o almeno non è solo – un romanzo “sociale”. Forse il modo più fecondo di leggere questo libro è legarlo a quelli precedenti, per cogliere, contro l’apparente contrapposizione, una assoluta omogeneità sostanziale.

Ecco come la ‘ndrangheta ha ucciso la mia terra

18

relitto1

di Biagio Simonetta

Il mare di notte mi ha sempre fatto paura. Non sono mai riuscito a godermi l’ultimo bagno dell’estate, dopo i falò. Sorridevo e mi agitavo. Scalciavo nell’acqua contro chissà quale misterioso essere. Eppure stanotte il Tirreno ha qualcosa di magico. L’onda che si ritira e trascina i sassi pare un tenero abbraccio di donna. Una carezza.
Eccolo il mare dei veleni. L’ultimo cadavere steso dalla ‘ndrangheta. Vittima inconsapevole dei clan, incapace di difendersi, nonostante la sua forza, le sue correnti. Navi a perdere, fusti radioattivi, fanghi tossici, danaro. Business.

Videocracy – Intervista a Erik Gandini

3

040001040594_w400

di Isabella Mattazzi

Che cosa è una “videocrazia”? Che cosa vuol dire subire, giorno dopo giorno, le conseguenze di un “esperimento televisivo” che dura da trent’anni? L’ultimo documentario di Erik Gandini non è soltanto una ricognizione sull’Italia berlusconiana e sulla società delle veline e dei reality show. Videocracy è soprattutto un lungometraggio sull’uso politico dei mezzi di comunicazione nella cultura di massa. È un prezioso documento sul potere senza pari che le immagini stanno assumendo nella nostra contemporaneità. Sulla loro forza persuasiva. Sulla loro capacità di sovrapporsi al mondo della realtà e di reinventarne la forma, di modificarne la struttura. Abbiamo chiesto a Erik Gandini di parlarne con noi all’interno di un più ampio dibattito sulla sua esperienza di film maker indipendente.

Qualche anno fa hai definito la “Storia” come un concetto in movimento, una sorta di agglomerato caotico di avvenimenti, luoghi, figure in forma continuamente mutevole.

La cosa è nata facendo il film su Guevara nel 2001 (Sacrificio. Who betrayed Che Guevara?, uscito in Italia per Rizzoli).

Art: 42 il bambino comunista dandy e il movimento

13

yuri le chatnaut5 copie
inedita immagine del terribile Gagarin, ritratto da Natalie Corral

Quando il bambino comunista dandy si rende conto che è possibile andare da qui a lì, da sopra a sotto, a differenza di altri bambini, non si lascerà nemmeno per un attimo tentare dal movimento destra/sinistra. Il suo sarà infatti un moto perpetuo a sinistra, al pari dei granchi di Scauri (provincia di Latina) e a differenza di quelli di baia Domizia (provincia di Caserta), al di là del Garigliano. Il BCD perviene alla posizione eretta in tarda infanzia poiché gattona più del previsto per il solo desiderio di sporcarsi ed essere cambiato d’abito di frequente in modo da perpetuare sin da piccolo, la tradizione comunista dandy del presentarsi al mondo sotto vesti diverse.

Il girello del bambino comunista dandy
Per permettere al BCD di prendere familiarità con la terra vista dall’alto, si raccomanda l’uso di girelli rossi e resistenti modello armata rossa, e di piazzare per terra cartine di paesi che quasi istintivamente vorrà invadere, come per esempio la Svizzera tedesca, la Repubblica di San Marino, il Liechtenstein e Terra di lavoro. Sarà infatti proprio il desiderio di dominazione geopolitica dei territori a rischio a far muovere al nostro i primi passi, motivando il calpestio del suolo con il piétinement degli stati nemici. Qualora dovesse presentarsi una qualche difficoltà a procurarsi le suddette mappe si raccomanda in sostituzione la “stesa” di icone che siano particolarmente invise al BCD: poster di Big Jim, campagna pubblicitaria del Mulino Bianco, quella propagandistica della fiamma tricolore, una maglietta della Juve, una copia di Libero (update, il Giornale) o la casa di Barbie. Quest’ultima per la evidente omonimia con l’ufficiale della Gestapo nella Francia occupata, Klaus.

Registro dei fragili

18

di Fabiano Alborghetti

Una madre uccide il figlio. Il fatto di cronaca diventa lo spunto per una ricerca sul campo minato della normalità: con 43 canti che procedono a ritmo incalzante, a tratti perfino ipnotico, Alborghetti segue le persone comuni nei vari non luoghi di una provincia qualsiasi, i supermarket, le palestre, i giardinetti, per spiarne le scelte, i dialoghi, i sogni e le catastrofi.

«Fabiano Alborghetti è andato a cercare in posti pericolosi e terribili, rischiando ancora una volta di smarrirsi. Invece ha saputo riemergere, e riportare a galla questo Registro dei fragili; sembrerà strano a dirsi, ma si tratta di un gesto di speranza, nonostante tutto, di un gesto d’amore».
dalla prefazione di Fabio Pusterla