
[nell’ambito della collabora- zione della rivista Sud con l’Atelier du Roman, pubblico una mia traduzione di un testo di Fernando Arrabal su Samuel Beckett, apparso sul numero 59 dell’Atelier (da cui già qui avevo tradotto un articolo sulla bellezza, scritto dal direttore Lakis Proguidis). Sono grato a Francesco Forlani (direttore di Sud) per l’ospitalità su Sud e per alcuni preziosi suggerimenti e qualche essenziale correzione sulla mia traduzione. Ricordo anche il bel volume della rivista Testo a fronte (n. 35, II semestre 2006), a cura di Andrea Inglese e Chiara Montini, dedicato al centenario di Samuel Beckett. a.s.]
Beckett
di Fernando Arrabal
Come ormai è noto a tutti, Samuel Beckett è vissuto in una mansarda fino alla fine degli anni sessanta, a Parigi, al numero 6 della rue de Favorites: era una stanza dal soffitto molto basso che comunicava con una camera. Vi si arrivava senza ascensore. In seguito traslocò in un piccolo appartamento moderno: tre stanze al numero 38 del boulevard Saint-Jacques. Dalla cucina poteva vedere i detenuti della Santé. Finché era vivo, non ho mai rivelato questi indirizzi. Beckett, nonostante il grosso scoglio del Nobel, è riuscito ad attraversare l’esistenza con discrezione. Il segreto lo proteggeva tra le frange del vuoto.




di Marco Belpoliti








