[più che volentieri pubblico questo pezzo uscito su La Stampa il 28 agosto “ispirato” – come mi annota nella email di accompagnamento l’autore – “alla vicenda del barcone dei migranti annegati e alla vicenda della legge ipocrita sulle badanti, penso all’Italia del male minore (e del terrorismo passato). G.B.]

di Marco Belpoliti
Eyal Weizman è un architetto israeliano. Insegna a Londra alla University of London ed ha scritto un saggio, Architettura dell’occupazione (Bruno Mondadori) che ha fatto molto discutere, dedicato alla costruzione del Muro che separa Israele dai Territori palestinesi. In un piccolo librino, edito invece da poco da Nottetempo, intitolato Il male minore, Weizman ha invece posto un problema di grande attualità di questi tempi, la cui formulazione è: Se vi trovate di fronte a due mali, è vostro dovere optare per il minore. La questione del “male minore” l’ha sollevata in modo critico per la prima volta un’ebrea migrata in America per sfuggire al nazismo, Hannah Arendt, in una conferenza del 1964, dedicata a “La responsabilità personale sotto la dittatura”.











