di Giacomo Sartori
Qualche anno fa ho deciso di risolvere una volta per tutte il problema della mia cacca. Non ne potevo più che fosse sempre tendenzialmente troppo molle, come succedeva ormai da tempo. Troppo fluida, a volte spugnosa, o addirittura acquosa, e nello stesso tempo o troppo chiara o troppo scura, ogni tanto marezzata, e soprattutto sempre puzzolente. Volevo una cacca di qualità omogenea, puntuale e affidabile, e di odore sopportabile, se non proprio profumata. Una cacca presentabile, insomma. Una cacca in linea con i progressi che mi prefiggevo anche negli altri campi della mia esistenza.
Mi sono messo allora a studiare a fondo la questione, perché io quando affronto i problemi lo faccio in maniera scientifica. Ho per l’appunto una formazione scientifica, il che in circostanze come questa mi aiuta parecchio. Per molte faccende non è possibile trovare delle soluzioni veramente valide, senza la scienza. Ho insomma preso in mano pesanti manuali universitari e atlanti anatomici, ho digerito nomi e definizioni, interrogato illuminati luminari, confrontato teorie e pareri. Come sempre all’inizio avevo un po’ l’impressione di aggirarmi nella babele struggente di una discarica di immondizie, dove ogni frammento rivendica il proprio individualistico passato, poi un po’ alla volta le cose hanno cominciato a avere un aspetto familiare e a rivelare perché erano lì e come comunicavano tra di loro. La scienza ha questo di bello, che ti appronta tutto attorno degli appigli ai quali i tuoi occhi e il tuo cervello possono aggrapparsi: un po’ alla volta appaiono le rotaie dei legami logici, i punti di ristoro delle leggiadre equazioni matematiche e delle regole soggiacenti, finché arriva il momento in cui tutto ti appare perfettamente in ordine e così come deve essere. È la stessa insensata confusione di prima, ma il peso che ti opprimeva i polmoni è sparito: puoi finalmente riposarti.












