
di Franco Buffoni
Casa di Aldo, seconda notte: processo
Devo cercare di togliermi dalla mente gli occhi di Nabil. Mentre ripete quella parola ZAMEL. ZAMEL ZAMEL la parola che ha condannato Aldo. Quando riesce finalmente a pronunciarla, però li tiene chiusi. E riesce a pronunciarla solo dopo che l’accusa esplicitamente dichiara che alla visita medica il suo ano è risultato “infundibolare, tipico dell’omosessuale passivo”, e che non vi sono dubbi sul fatto che “l’imputato abbia lungamente esercitato l’omosessualità passiva”. A me sono subito venuti in mente i processi agli “arrusi” della Città e l’isola di Giartosio e Goretti. Dove vengono trascritti dai verbali di polizia i resoconti delle visite mediche intime subite dai condannati al confino. Anche in quel libro, ambientato a Catania nel 1938, si parla di un assassinio.










