di Giulio Milani
La gravidanza era stata buona dall’inizio: nausea e altri disturbi nella norma. L’unico fastidio si era presentato fra il quarto e il quinto mese, una serie di crampi all’addome che l’avevano costretta a ricorrere al controllo medico in due occasioni, per ragioni poi valutate come poco significative. Visti i suoi ventinove anni d’età, non aveva neppure preso in considerazione l’ipotesi dell’amniocentesi, con tutti i rischi che dicono connessi: i due episodi dei crampi avevano costituito il momento di maggior tensione, non tanto per la sintomatologia in sé – il dolore al ventre si presentava appena più intenso della colite di cui spesso soffriva – quanto per il timore di complicazioni o contrazioni uterine (che non ci furono), poi per l’attesa dell’esame ecografico (che non rivelò alcuna anomalia). Di lì a dieci giorni, in ogni caso, l’indagine morfologica avrebbe confermato che tutto stava procedendo per il meglio: il bambino, un maschio, era sano, come sopra ogni cosa lei e il suo compagno avevano desiderato.






di Guido Scarabottolo







