di Franco Arminio
Coraggio, ancora pochi giorni e anche questo romanzo sarà finito. La realtà proporrà altri romanzi non potendo più proporre se stessa. E noi non siamo qui per leggere, ma per trovare un posto nella trama. A ciascuno la sua scena. Berlusconi sulle tv e i giornali, io qui su Nazione Indiana.
Siamo tutti fantasmi?
Alcune sintetiche affermazioni di Tiziano Sclavi e un lungo sproloquio di Andrea Raos
a proposito del romanzo Non è successo niente (Mondadori, Milano 1998 e ristampe), scritto dal primo dei due.
Andrea Raos. Caro Tiziano Sclavi, ho appena finito di rileggere ancora una volta il tuo Non è successo niente; mi è quindi venuta voglia di farti un paio di domande. E da subito grazie per la disponibilità.
Sono un coglione!
confessione di Gianni Biondillo
La vedete questa faccia? è la faccia di un coglione, la mia.
Grandi colossi e best seller, l’editoria è morta
di Jacopo Guerriero
Era la prima metà del XVII secolo e già il padre Baltasar Gracian, gesuita poi amato da Debord, raccontava in aforismi la condizione del lettore alle prese con biblioteche infinite. «C’è così tanto da imparare e così poco tempo per vivere». Non esisteva editoria, non secondo il concetto moderno, eppure una sfida si intuiva. All’avvio del XXI secolo, la quantità dei libri a disposizione dei lettori è cresciuta spasmodicamente. Ma quali potenzialità si sono aperte? Quali differenze culturali e politiche l’editoria libraria offre al pubblico? Esistono davvero strategie editoriali che si adottano per ampliare gli orizzonti?
A distanza di sei anni dal suo pamphlet ormai celebre, Editoria senza editori, André Schiffrin – già direttore di Pantheon Books a New York, oggi a New Press – registra in un nuovo volume, Il controllo della parola (Bollati Boringhieri, 89 pp., 12 euro), la situazione della grande editoria internazionale, a partire da quella francese e americana. Senza il piglio di Cassandra, nonostante «molte delle mie peggiori previsioni – dice – siano state superate dalla realtà».
Il mistero del Romanzo
Parte il ciclo di incontri Il mistero del Romanzo organizzato dal Circolo Culturale Il leone e la rosa e sponsorizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona con il patrocinio della Casa Editrice Sironi. Il primo appuntamento è fissato per Venerdì 7 Aprile alle ore 18.00 presso la Sala Consiliare dell’ex Palazzo Municipale in Via Ammiraglio Mirabello. Il titolo della conferenza è Il romanzo e la sua evoluzione. Ecco comunque tutto il programma della prima parte.
La campagna elettorale di un poeta-paesologo (in due punti)
di Franco Arminio
1.Attenti alla roba!
Ogni tanto mi chiedo chissà cosa direbbe Giovanni Verga se potesse ascoltare le dichiarazioni dei politici in questi giorni. Per la verità le dichiarazioni le fa uno solo, Berlusconi, tutte le altre dichiarazioni sono commenti, postille, precisazioni a quanto dice l’uomo di cui tutti parliamo.
Tedoldi, Updike
di Francesco Longo
Giordano Tedoldi è uno scrittore che sa cos’è la Letteratura. Il suo libro mette in luce la debolezza strutturale di molti suoi colleghi, gli scrittori che nelle interviste o nelle presentazioni affermano con vanto: “Mi sono formato su fumetti e telefilm”, “Il mio immaginario sono i videogiochi”, “Non leggo narrativa, sono cresciuto con Playstation e cinema”. A questi autori (oggi sono moltissimi) bisognerebbe rispondere: “E si vede”, e non leggerli più.
Berlinguer ti voglio bene
L’Einaudi è di Berlusconi, ma di certo non soggiace alle direttive arcoriane. Se mai, nella casa berlusconiana prendono dimora più comodamente gli uomini dell’avversa parte. Quelli vicini a D’Alema. Come, ad esempio, Andrea Romano, responsabile della saggistica della casa torinese, ed ex direttore scientifico della Fondazione Italianieuropei. Al suo attivo ha una biografia mondadoriana su Blair – a indicare la stella polare dei “destini della sinistra italiana”.
Adesso Romano ha pubblicato un libro – Berlinguer e la fine del comunismo – di Silvio Pons, direttore dell’Istituto Gramsci (autore con il quale Romano aveva pubblicato un saggio negli annali Feltrinelli). Il libro è stato recensito sul Corriere della Sera di giovedì 16 marzo da Sergio Luzzato, il quale tra le altre cose, oltre a insegnare all’università di Torino, scrive sulla rivista Italianieuropei.
Sternstunden
di Sergio Garufi
Sternstunden è una suggestiva espressione tedesca che significa, letteralmente, “le ore della stella”. In senso più estensivo, viene generalmente intesa come una sorta di epifania esistenziale, qualcosa che sta ad indicare un momento o un incontro che illuminano un destino. E’ un concetto molto romantico che trova però rarissimi riscontri nella quotidianità, e che viene difatti adoperato in letteratura come espediente retorico per riassumere una vita intera attraverso la narrazione di un singolo episodio; come capita in molti racconti e saggi di Borges (vedi Biografia di Tadeo Isidoro Cruz, Emma Zunz e La forma della spada).
Gli anni di piombo, Berlusconi, la lingua
di Giacomo Sartori
[è una riflessione condotta a partire da questo pezzo di Marco Mancassola. a.r.]
L’esempio degli anni di piombo
Proviamo ad andare un po’ indietro. Pure gli anni di piombo sono stati molto grevi. Certo più grevi del periodo attuale. Anche proprio dal punto di vista della lingua. Per rendersene conto basta sfogliare i quotidiani di allora, a cominciare dal Corriere della Sera: un clima e un linguaggio di guerra. Una violenza ripetuta e diffusa, incalzante, ma soprattutto una capacità analitica ridotta ai minimi termini, un’arresa ottusità di fronte agli avvenimenti, un fosco aggrapparsi alle frasi fatte, trasudanti ancora più foschi echi storici e proiezioni ideologiche, un’incapacità appunto della lingua di prendere le distanze dalla violenza stessa. Magagne tipiche dei periodi di guerra.
déversement subreptice d’un tomberau
di Éric Houser
[il poeta Éric Houser (leggibile qui e qui) mi invia questo testo inedito, parzialmente ispirato a questa immagine di Bruno Bressolin apparsa su Nazione Indiana e ai recenti eventi parigini. Date alcune sue caratteristiche grafiche, lo pubblico in formato pdf. Ringrazio l’Autore per la gentile concessione. a.r.]
Un piccolo morso
di Giorgio Vasta
Il caimano, il nuovo film di Nanni Moretti, è un film di Nanni Moretti.
Questa, che apparentemente è una tautologia, vuole invece valere da definizione, vuole precisare una categoria.
Voci
di Sergio Garufi
Domenica
E’ da poco passata la mezzanotte. Le strade di Milano sono piene di gente per la notte bianca. All’Anteo c’è il tutto esaurito per lo spettacolo delle 00.40. Si proietta Il Caimano. Sul palco sale Moretti con Barbagallo e Jasmine Trinca, accolti da un lungo e caloroso applauso. Il regista ringrazia “gli eroici spettatori” che faranno le ore piccole per vedere il suo ultimo film. Introducendo il suo produttore altera la voce, che diventa più flebile e caricaturale. Chiarisce: “sto imitando Fiorello che imita Moretti”.
La prima generazione già nata disincantata
di Christian raimo
Spiace parlare di più libri insieme, facendo poi un discorso che va subito oltre quei libri, che sembra farsi sociologico e generico. Ma la necessità di definire un legame, una linea, anche spezzata va bene, tra come gli scrittori trentenni – i migliori scrittori italiani travirgolette nuovi oggi – rappresentino questo paese in questo tempo emerge proprio per il loro evidente individualismo. Il loro essere isolati, un individualismo coatto, verrebbe da dire.
Perdere e perdersi
di Alessandro Garigliano
In fondo non la può guardare nessuno, eppure è imbarazzata mentre si abbassa le mutandine in bagno. Si vede l’attesa, sospesa in un cerchio tra le labbra che le si aprono dolcemente come uno spicchio di luna sul volto ovale. Il ciclo è sospeso davvero. Prima che comprenda, si volta d’istinto verso la finestra che incornicia un tramonto luttuoso, e ride. Poi si riguarda le mutandine ancora stirate tra le ginocchia, e davvero non sono macchiate di sangue, ma candide. Non si accende la sigaretta e pensa di uscire per le vie del centro senza prendere la macchina.
La verità in democrazia
di Luisa Muraro e Massimo Adinolfi
[Il 21.03.06 nel quotidiano il manifesto è apparso un articolo di Luisa Muraro che, a partire da altri articoli dedicati al caso dello storico David Irving, affronta la questione della verità in democrazia. A me è sembrato un articolo interessante. Ieri in Left Wing è apparso un articolo di Massimo Adinolfi che discute, mi pare assai utilmente, l’articolo di Luisa Muraro. Li riporto, qui di séguito, entrambi. giulio mozzi]
Il bocciatore
di Marino Magliani
Lei voltandosi vide il suo occhio sinistro aperto sul soffitto.
– Sei nervoso.
Era sicuro che gli avrebbe detto qualcosa. Sei nervoso o «non dormi» , «ti fa male il braccio». Mai domande. Come se lei stanotte l’avesse saputo che poteva essere soltanto una di queste tre cose a tenerlo sveglio.
Per questo lui aveva abbassato in fretta le palpebre. Lei fece finta di non aver notato niente.
Gli sembrò di aver vinto allora.
Il presente della poesia italiana
A Milano, mercoledì 29 marzo 2006 alle ore 18.00, presso la libreria Archivi del ‘900 in via Montevideo, 9
presentazione dell’antologia IL PRESENTE DELLA POESIA ITALIANA, a cura di Carlo Dentali e di Stefano Salvi
assieme ai curatori e all’editore Camilliti, interverranno alcuni degli autori: Fabiano Alberghetti, Vincenzo Bagnoli, Pietro Berra, Alessandro Broggi, Tiziana Cera Rosco, Paolo Fichera, Patrizia Mari, Andrea Ponso, Stefano Raimondi, Jacopo Ricciardi, Massimo Sannelli e Italo Testa.
L’ aereo
di Valerio Varesi
L’ultraleggero assomigliava a un triste uccellaccio notturno dal volo corto e pigro. Di quelli che cantano ai lumini dagli alberi dei cimiteri.
“Non trova che abbia un aspetto sinistro?” domandò il maresciallo toccandosi furtivamente attraverso la tasca dei pantaloni.
Il giovane sostituto procuratore annuì. Davanti a lui il piccolo velivolo maldestramente colorato di nero, si reggeva su quattro ceppi. L’elica giaceva in terra smontata. Era vero: ricordava certi corvi solitari che nella stagione delle nebbie finivano stecchiti e strinati, pancia all’aria e le ali aperte, sotto i tralicci dell’alta tensione. E una sventura l’aveva proprio portata: era stato ammazzato il suo costruttore: Furio Dall’Argine.

