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Periferia dell’anima: la pelle

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di
Francesco Forlani

Ho scoperto Malaparte a dodici anni. Me lo ricordo bene perché era l’estate. È la stagione in cui i sogni dell’adolescenza si fanno più nitidi in nome dei tempi lunghi e vuoti senza scuola. Malaparte entrava nel mio immaginario in modo violento. Doppiamente devastante. Da una parte perché non era attraverso la pagina scritta – quella per cui la parola non sarà mai sufficientemente tenebrosa quanto l’immagine – e dall’altra per il modo del tutto incidentale con cui avvenne.

A proposito degli immigrati di destra

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di giuliomozzi

Sherif El Sebaie  ha pubblicato l’altro giorno un interessante articolo dal titolo: “Un immigrato di destra?“. Vi invito a leggerlo dal principio alla fine. Qui faccio qualche considerazione al volo, appoggiandomi a brevi citazioni. (Di Sherif El Sebaie  merita attenzione anche la campagna: “Adotta il voto di un immigrato“).

TBIMK

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di Mattia Paganelli

tbmik

Solo le parole ci salveranno dai fondamentalismi

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Rafik Schami: «L’ esilio è una condizione amara ma può anche essere liberatorio»

Lo scrittore Rafik Schami è nato nel 1946 nel quartiere cristiano aramaico di Damasco. Nel 1971 si è rifugiato in esilio in Germania. È appena uscito in libreria «Il lato oscuro dell’ amore» (Garzanti, pagine 858, euro 22)

Intervista di Claudio Magris a Rafik Schami pubblicata sul Corriere della sera del 12 marzo 2006.

Claudio Magris: La globalizzazione cancella alcune identità, ma ne crea altre, accresce diversità e meticciati. Sul piano letterario, incrementa un fenomeno stimolante, già esistente in passato, l’ opera di autori che – in seguito all’ esilio, all’ emigrazione, allo sradicamento – scrivono i loro testi in una lingua diversa da quella materna, come un tempo Joseph Conrad oppure oggi, in Italia, uno scrittore quale Giorgio Pressburger. Rafik Schami, siriano immigrato in Germania all’ inizio degli anni Settanta – è nato nel 1946 -, è divenuto un narratore tedesco di grande successo, anche in Italia, col suo libro Il lato oscuro dell’ amore, tradotto da Rossella Zeni (Garzanti, pp. 858, euro 22). È un affresco epico, un tappeto orientale in cui i fili di innumerevoli destini individuali si intrecciano in un disegno in cui vive il Medio Oriente nel crogiolo delle sue stirpi, religioni e culture. Per uno scrittore la lingua non è solo comunicazione, ma si identifica con la percezione del mondo e l’ ordine che gli si dà; scrivere in tedesco questa storia araba – gli chiedo – implica pure un altro sentimento della realtà? Se l’ avesse scritto in arabo, il libro sarebbe stato diverso?

Extraordinary Rendition: il caso Abu Omar

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di Lorenzo Ansaloni

Il 17 febbraio 2003 Abu Omar veniva sequestrato a Milano, in pieno giorno, come risultato di un’operazione gestita da 25 agenti della CIA. Stava camminando da casa alla moschea quando due uomini in uniforme della polizia italiana lo avrebbero forzato ad entrare in un furgoncino. Da qui è stato portato alla base di Aviano, il giorno successivo a Ramstein in Germania a infine in Egitto come meta finale. Circa un anno dopo, Abu Omar fu rilasciato e messo agli arresti domiciliari. Dall’Egitto telefonò a Milano alla moglie ed alcuni amici. Si lamentò di essere stato torturato con scosse elettriche fin quasi ad essere ridotto in fin di vita. Le telefonate furono intercettate e registrate dalle autorità italiane. In seguito a queste telefonate, evidentemente intercettate anche dalle autorità egiziane, Abu Omar fu rimesso in carcere e da allora non si sono avute molte notizie ma sembra essere ancora in Egitto stando alle ultime riluttanti comunicazioni del governo egiziano.

Breve dialogo sull’amore (con sorpresa finale)

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di giuliomozzi

Mi trovo a bere una birra con il mio amico Sauro. Ci conosciamo da trent’anni. Sauro è laureato in filosofia, ma il suo mestiere è elaborare software per il trattamento delle immagini. E’ un lavoratore a tempo indeterminato. La sua automobile è una Ka gialla. Sauro pratica il Bdsm. Ogni tanto succede che ne parliamo: non perché Sauro esibisca la cosa, ma perché io sono curioso.
“Vedi”, dice Sauro. “Tu dici: amore. Ma il campo semantico della parola amore è assai vasto; e il termine amore, oggidì, è diventato una delle parole più usate e abusate, alla quale si annettono significati del tutto differenti tra loro”.
“Sì”, dico io. “Basti vedere, tanto per stare alla cronaca di questi giorni, per quale e quanto diverso amore di patria hanno ricevuta una medaglia tanto Nicolò Calipari e Fabrizio Quattrocchi”.
“Dài”, dice Sauro. “Non buttarla subito in politica”.
“Va bene”, dico. “Vai avanti”.

La lingua italiana dopo Silvio Berlusconi

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di Marco Mancassola

L’attuale Presidente del Consiglio italiano è l’editor migliore del mondo. Grazie a lui ho imparato un sacco di cose, senza bisogno di andare alla scuola Holden. Grazie a lui negli ultimi anni ho imparato ad avere orrore delle frasi fatte, a espellere la bassa retorica dalla mia lingua, a soppesare scrupolosamente la verità di ogni sillaba. Grazie a lui ho sviluppato un’ossessione per i rapporti di causa-effetto, per la tenuta logica di ogni paragrafo che scrivo. Grazie a lui ho espulso il narcisismo che abitava nei miei primi testi, l’ho messo fuori dalla porta come un gatto puzzolente.
Che lui lo sapesse o meno, e che il suo esempio agisse in realtà per contrasto, non conta poi tanto. Il Presidente mi ha insegnato tutto quel che serviva, e lo ha fatto gratis! Bastava osservarlo e fare tutto il contrario.

Polar/ Henri Frédéric BLANC

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Il colonnello
traduzione di Alessandra Mosca e Paolo Trama

Essendo prologhi, prefazioni, introduzioni e altri preamboli destinati a non essere letti, ne approfitterò per dire due o tre cose che meritano di essere ascoltate.
Ho conosciuto Léo Baboulène grazie alla mia vicina di pianerottolo, la signora Molinari, la cui figlia, Zézette, era, ed è tuttora, mentre traccio queste righe, infermiera all’ospedale militare di Laverain. Il vecchio venerando, ex combattente della Grande Guerra, era alla ricerca di un orecchio per raccogliere i suoi ricordi e di una penna per stenderli sulla carta. Io fui quell’orecchio e quella penna. Nei dintorni del Vecchio Porto, gli scrittori non mancano, alcuni sono conosciuti non solo a Marsiglia, ma anche nel resto dell’universo – per evitare di dimenticarne qualcuno non ne nominerò nessuno – ma, ahimè, il tempo stringeva, e il veterano prese quello che aveva a portata di mano: me. Spero che lì dove si trova adesso non se ne penta.

Marcovaldo ha preso il bosco

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di Marco Mantello

1. Questa storia di prendere un bosco
che attraversa l’intero paese
ed arriva diritto in Sassonia
mi sa tanto che già la conosco.

Don Camillo 2000

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di Luca Bidoli 

 DC01.jpgScrivo d’impulso, di getto, senza curarmi troppo né di forma  né di costruzioni, solo badando, se è possibile, ai contenuti, in modo che quel poco o nulla di pudore, che mantengo  nei confronti del mio paese, mi trattenga dall’essere ancora più sdegnato, per certi aspetti ancora più intorpidito. Ho letto. Ho letto le dichiarazioni del cardinale Ruini riportate sui quotidiani, sulle prime pagine di ogni giornale. E già questo, per se stesso, sarebbe sufficiente ad inquietarmi, forse farebbe bene  anche ad inquietare chiunque, in un paese che si voglia definire civile, laicista, realmente democratico.

Leccare la lingua altrui come quando ci si bacia/ 3a parte

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(continua il florilegio, iniziato qui e continuato qui a cura di) Alessandro Canzian 

Apro il mio laboratorio

MARCELLO FOIS

Io non parlo l’italiano o il dialetto, ma parlo due vere e proprie lingue. Il nuorese, fino all’età scolare è stata la mia unica lingua, e spesso mi rendo conto di pensare in sardo. Camilleri, in fondo, si può dire che abbia costruito un siciliano quasi «virtuale». In realtà, i personaggi dei miei libri che parlano in sardo, non potrebbero fare altro. Io ho scritto in dialetto quando certe frasi erano intraducibili, ma essenziali in bocca al personaggio. Credo che «una lingua in più», non sia un disvalore, non voglia dire provincialismo: al contrario; e poichè l’Italia è anche molteplicità di espressioni e di espressività, semmai può essere solo un elemento che accresce la cultura. Si può fare una letteratura nazionale, senza usare una lingua nazionale.

Sanatorio-politica

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di Franco Arminio

0IWC3O7C--130x150.jpgSembra di stare in un incubo. Ci muoviamo nella scontentezza che ci gira in testa e in quella che vediamo intorno a noi. Sembra un sanatorio. Adesso si è ammalato anche quello che ostentava felicità e ottimismo. Ha preso a zoppicare, male momentaneo, ha preso il nervosismo, male nazionale. Il guaio è che molti hanno un nervosismo inerme, rassegnato.

Fucked up

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di Marco Rovelli

www.nowthatsfuckedup.com. E’ il sito porno che aveva aperto una sezione in cui i militari americani potevano mandare foto dalle guerre irachena e afgana, e avere in cambio foto porno. Cadaveri, teste esplose, palazzi devastati, armi, prigionieri irakeni, soldatesse nude con mitragliatore: questa la moneta pagata dai militari, che si compravano il piacere con i loro trofei (ché tali erano, come scrive Gianluigi Recuperati, le immagini offerte). Il gestore del sito è stato condannato per possesso e distribuzione di materiale pornografico. Strano, perché è l’unico cui è successo questo, tra le migliaia di gestori di siti pornografici analoghi. Il punto, ovviamente, è che il Pentagono voleva impedire che circolasse il segreto del potere.

Anteprima/ a Cesare

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foto di Roger Salloch / bycicle

Quello che segue è un capitolo del romanzo a cui sto lavorando. A suivre (-continua)
Francesco Forlani

Capitolo Sesto
Quanti amici ho? Ecco una buona domanda. Ma quanti ne aveva Cesare Pavese? Massimo Mila e Augusto Monti sono le persone a cui Pavese ha scritto più lettere. Il primo è il maestro e dunque non fa testo. Il secondo, che viene chiamato affettuosamente dall’amico , la confraternita, è stato uno dei più grandi musicologi che l’Italia abbia mai prodotto.

Haroldo de Campos – Calendario

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delle presentazioni del libro L’educazione dei cinque sensi (Edizioni Metauro), prima raccolta di Haroldo de Campos pubblicata in Italia:

21 marzo FNAC VERONA (Lello Voce e Massimo Rizzante h 18)
30 marzo FNAC NAPOLI (Gabriele Frasca e Massimo Rizzante h 18)
8 aprile FNAC GENOVA (Edoardo Sanguineti e Lello Voce h 18)

Le altre date saranno
19 aprile “Le Giubbe Rosse” a Firenze
8 maggio al Salone del Libro a Torino
9 maggio all’Istituto Brasile-Italia a Milano

Vi ricordate di Bagdad?

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R. “Sono una donna di 26 anni e vivo a Bagdad. Ho un diploma in informatica, ma ora lavoro da casa, perché altrove non è molto sicuro. Prima della guerra lavoravo in un’azienda informatica privata.” Le sue pagine di diario sono tratte da http://riverbendblog.blogspot.com e tradotte da Massimo Parizzi per il numero 13 di “Qui. Appunti dal presente”.

Bagdad, 17 settembre 2005
Leggo e rileggo la bozza di costituzione irachena dall’inizio di settembre. Ho deciso di ignorare la voce che dentro di me ripete petulante: “Una nuova costituzione non può essere legittima sotto un’occupazione!”. E anche quella che dice: “Non è legittima perché il governo che la scrive non è legittimo”. Ho messo questi pensieri da parte e ho deciso di cercare di guardare a tutta la situazione il più spassionatamente possibile.

“Qui. Appunti dal presente” n° 13

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È uscito il numero 13 di “Qui – appunti dal presente”, una rivista nata nel 1999 per, come dice il nome, prendere “appunti” sul presente attraverso vari genere di scrittura: dalla pagina di diario al saggio, dalla poesia alla lettera ecc. Con occhi critici. A essa collaborano “intellettuali”, persone attive nel volontariato e… persone e basta, da più parti del mondo: dal febbraio 2005, infatti, ne esce anche un’edizione in inglese. Il titolo del numero appena uscito è “la vita normale”.

Poesia/Lello Voce

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Shortcuts n° 3
(Il verbo essere)

sono un osso innamorato un fosso strozzato un non posso
come la posa del caffè sul fondo della tazzina sono morfina
polverina scintillante sono una mosca che ronza e non si posa
sono il contrario di un io sono mio mi uccido da me da
solo come un trovarsi un ruolo o lo scolo dell’acqua da
stoviglie sporche come le ciglia sono un fegato infetto il
volo di un insetto il setto deviato che non sente odore sono
un dolore tra le costole un amore vicendevole sono un
muscolo adulterato un ircocervo narcotizzato un fiato uno iato)

IN-SEGNARE 4

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Pubblico, dopo un po’ di intervallo, la quarta rata della conversazione con Tina Nastasi sull’insegnamento nelle nostre scuole secondarie, e non solo.
CaraTina,

la tua ultima risposta tocca talmente tante zone della problematica dell’insegnamento, che è difficile scegliere a quale abbandonarsi. Io sceglierò qualcosa che tu non tratti esplicitamente, ma che, qua e là, mi pare percorra il sottosuolo anche di quel che scrivi tu.

E sarebbe il rapporto con i “classici”.

Mettiamo, per nostra occidentale semplificazione, che i classici da noi comincino da Omero e da Talete, per quel che se ne sa, sul versante di una cosciente investigazione sulla natura. Sono passati tre millenni da Omero e un po’ meno da Talete. Gente che scrive bene e che bene investiga la natura ce n’è sempre stata e si spera ce ne continui a essere. Se si va avanti così, le cose che il povero studente dovrà imparare aumenteranno sempre. Naturalmente lo stesso discorso vale per la scienza: ci sono anche i classici della scienza, che vengono letti assai meno, perché gli insegnanti cui nessuno ha dato all’università questa bella abitudine – quella di leggere i classici -, non sono propensi a trasmetterla ai loro discepoli.

Corpi di donna in versi

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di Laura Pugno

Sono usciti da poco per le napoletane Edizioni d’If di Nietta Caridei due libri di poesia: Fiato. Parole per musica di Elisa Biagini e Fata morta di Giovanna Marmo. Ad accomunarli, oltre alla grafica rossoargento della collana «i miosotìs» (che conta tra l’altro testi di Lo Russo, Ottonieri e Mesa, nonché, tra gli autori più giovani, di Massimo Sannelli e Andrea Inglese), è il tema sotteso dell’addizione del corpo; e forse non è un caso, se anche il terzo volume da poco uscito per gli stessi tipi, di Enzo Mansueto, ha un titolo che a questo tema riporta: Gli ultracorpi. Tra gli esponenti della poesia ultima – vale a dire della generazione tra il ’68 e il ’78, per riprendere la definizione coniata da Marco Giovenale per l’edizione 2005 del festival RomaPoesia – sia Biagini che Marmo hanno un profilo definito e già compatto tra raccolte edite, partecipazioni a premi, performance.

Primum vivere

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di Lorenzo Galbiati e Anna Setari Cari Indiani, abbiamo aperto un blog collettivo, www.primumvivere.splinder.com, per pubblicare e diffondere messaggi, scritti di nostro pugno o scaricati da internet, che, in vista delle prossime elezioni, vogliano invitare le persone a votare per i partiti che sostengono la candidatura di Prodi a presidente del consiglio. A questo proposito intendiamo evidenziare gli atti gravemente dannosi per il Paese e per le sue istituzioni democratiche commessi negli ultimi cinque anni dal governo Berlusconi, e alcuni importanti punti positivi presenti nel programma dell’Unione sottoscritto da tutti i partiti del Centrosinistra. Sentiamo di impegnarci in questa campagna elettorale per nostro dovere civile di persone convinte che, in questo momento storico, schierarsi per Prodi e contro Berlusconi sia innanzi tutto schierarsi per la democrazia e contro l’imbarbarimento della politica. Primum vivere, come abbiamo scritto nel Manifesto del blog, che riportiamo qui sotto. Chiunque condivida il Manifesto e i nostri propositi è invitato a seguire il blog e a contattarci, se desidera parteciparvi attivamente.