di Marco Rovelli

Era la schiava di Sara, moglie di Abramo. Fu costretta ad accoppiarsi col vecchio Abramo perché questi avesse una discendenza. Rimase incinta. E Agar l’egiziana seguì l’umano istinto di rivalsa sulla padrona. Cominciò a guardarla con disprezzo. Allora, con il permesso di Abramo, Sara trattò Agar con durezza di padrona. E Agar fuggì nel deserto, e nel deserto si perse.
Un angelo la trovò presso una sorgente d’acqua. Agar udì la sua voce. L’angelo conosceva il suo nome, e le domandò il senso del suo tragitto. Torna dalla tua padrona, le disse. Poi le mostrò la sua discendenza, che sarebbe stata smisurata moltitudine.
Ismaele, ‘Dio ascolta’, sarebbe stato il nome della creatura che aveva in grembo. Egli era il segno che Dio aveva ascoltato la sua afflizione. L’angelo soggiunse: “Egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli”.
‘Atta-El-Roi’, Tu sei il Dio della Visione. Così disse Agar alla sua visione. La seguì, e fece ritorno. Ma poi, ancora, riprese la via del deserto, e ancora fece ritorno. E così per sempre: in questa erranza Agar sarebbe rimasta, a questa erranza Agar si sarebbe abbandonata.