di Alessandro Leogrande
Una notizia di poche righe, intercettata su Google News pochi giorni prima, ha smorzato il botto, la sorpresa del pomeriggio di Pasqua. Cito si candida a sindaco di Taranto, diceva quella notizia, anticipando la frase lapidaria – identica – pronunciata da mio zio dopo il pranzo domenicale. E giù poche righe in cui si aggiungeva che un fantomatico staff stava valutando la possibilità della sortita e come piazzarla sul mercato elettorale. Una bomba, una vera bomba – uno degli ultimi casi, in Italia, in cui politica, racconto della politica, antropologia e letteratura coincidono. Il ritorno di Cito. Dopo la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, dopo gli anni del carcere e quelli degli arresti domiciliari, dopo il collasso dietro le sbarre, dopo la perdita di quasi cinquanta chili, dopo tutto, dopo 14 anni di luci e ombre, di potere e di polvere, Cito ritentava la scalata alla guida della più scriteriata delle città del Mezzogiorno.








di Gianni Biondillo