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Amsterdam Suite

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di Demetrio Paolin

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Il mare del Nord è grigio come la schiena di un mulo e ugualmente ostinato: le sue onde sembrano calci. Siete, tu e una tua amica, su questa spiaggia ampia e deserta e guardate il mare. C’è una luce diversa. Pensi che il sole cada più obliquo e che è colpa di questo diverso angolo d’incidenza se t’inghiotte un limbo di luce soffusa, caldo tepore da lampadina.
Mentre l’acqua continua la sua fatica, voi parlate delle vostre famiglie. Dovete urlare, però. Il vento è così forte che nasconde il suono della voce e la sabbia va negli occhi. Per resistere al lavoro usurante del vento, cominciate a camminare sulla spiaggia e racconti ad Alice una storia che ti gira in testa.
*

A Gamba Tesa /Ivan

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immagine di Ben

Per Nazione Indiana
di
Ivan
In politica, nella vita quotidiana o nella critica letteraria, il pessimista si deve sentire troppo spesso un bandito, oppure un idiota. Il disprezzo del pessimista, operato da un ottimismo demente e conformista ma non privo di forza, non vuole intendere ragioni: si nega al pessimista ogni competenza a pronunciarsi sulla contemporaneità, e per non replicare lo si dileggia.

10 autrici & 10 autrici (letture di poesia)

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POESIA A ROMA: 10 AUTRICI & 10 AUTRICI.
LETTURE & CONVERSAZIONI

Giovedì 29 marzo: Laura Pugno / Adrienne Rich

Roma, Teatro Argentina, ore 20:45
ingresso libero

RASSEGNA A CURA DI VALERIO MAGRELLI

La pozzanghera

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di Marino Magliani

Ho conosciuto il porto di IJmuiden nel 1988, le navi arrivavano  sui moli piene di aringhe e sgombri, di pezzi di carne, di casse di frutta. Facevo parte della folta squadra di scaricatori che faticavano in nero. Cento fiorini al giorno, ma erano sempre dieci ore  anziché otto, senza sicurezza, con poche pause.

Sud n°8: Antonio Arévalo

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Resti di lettere & resti di visioni
di
Antonio Arévalo
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gli sguardi di lui gli sguardi di lei anche se in lontananza si
sentivano nell’aria
si ascoltavano nelle cospicue pause che ricavavamo dal silenzio che
nascondono le cose
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ancorato da non molto lo sguardo di lui si stendeva guardando verso
altri luoghi
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e mentre l’anziano ammiraglio si guarda alla specchio guarda dentro lo
specchio e lo specchio lo fa guardarsi dentro
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il poema è quell’ immagine il rimando di colui che si rispecchia naviga
naufraga e infine nega la sua stessa immagine

Toglietemi tutto ma non il mio pc

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di Elio Paoloni

E’ uscito per Marsilio Non c’è niente da ridere di Livio Romano. Questo articolo è stato pubblicato sul Corriere della Sera (pagine del Mezzogiorno) del 24 febbraio.

Leggere in movimento

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Come divertire, il rapporto tra narrativa e tecnologia: saranno alcuni degli argomenti di un incontro che prevede un continuo confronto con il pubblico. Secondo appuntamento alla Biblioteca Lorenteggio (a Milano in via Odazio, 9) sabato 31 marzo alle ore 18.00 con l’autore di fortunati bestseller Gianni Biondillo e lo scrittore di culto Franz Krauspenhaar autori amati da critica e pubblico e in grado attraverso il Blog Nazione Indiana di allargare gli orizzonti della narrativa.

Temo che si tratti di un altro pezzo sulla critica letteraria

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di Christian Raimo

Il discorso sulla malasorte, la decadenza, se non l’agonia, la putrefazione della critica letteraria è diventato un genere a sé. I critici italiani (gli intellettuali, i teorici, i professori universitari…) lo praticano sempre più spesso, e – va riconosciuto – con grande maestria. Le grida di allarmi, i tentativi di risvegliare il cadavere si susseguono. Carla Benedetti qualche anno fa parlava di tradimento dei critici; Mario Lavagetto di eutanasia della critica; Gabriele Pedullà un paio di mesi fa sulle pagine di Alias inaugurava – con un articolo intitolato “Se la critica muore” – quello che è stato un dibattito che è proseguito sul manifesto, si è seminato sulle terze pagine degli altri giornali, sui siti letterari in rete, tra i convegni di coloro che con lo studio della letteratura ci campano; ah, e da ultimo è uscito in questi giorni da Meltemi L’altra critica di Raul Mordenti.

Da Sud n°8 Paola Malavasi

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ATLANTIDE
di
Paola Malavasi
(seguono altri versi suggeriti nei commenti e presenti sul sito:
http://www.chiaradeluca.com)

Se un poeta inizia un racconto sulla strada
l’ultimo verso viene pronunciato in cima al monte.
Dal porto parte una domanda e con la nave salpa la risposta.
Il vento fruga tra le donne e l’uomo riconosce la sua
dall’odore che manca nell’orto, che poi è il profumo di Atlantide.

PER UNA CRITICA FUTURA N° 3

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È uscito il terzo numero di “Per una critica futura” trimestrale di critica in rete, di cui propongo qui l’indice e l’editoriale: www.cepollaro.it/poesiaitaliana/CRITICA/crit003.pdf.

I numeri precedenti:
www.cepollaro.it/poesiaitaliana/CRITICA/critica.htm

Indice
Andrea Inglese, Editoriale
Giuliano Mesa, Biografie perdute (1)
Marco Giovenale, Scheda o schema per un dialogo su sperimentazione / avanguardia / ricerca
Andrea Inglese, L’impronunciabile parola “avanguardia”
Biagio Cepollaro, Amleto dopo Wittgenstein
Davide Dalmas, Su Trilorgìa

Dialogo a più voci
(Interventi di Biagio Cepollaro, Marco Giovenale, Giorgio Mascitelli, Davide Racca, Giulio Marzaioli, Marina Pizzi, Carlo Dentali, Giuliano Mesa, Gherardo Bortolotti)

Pecca di espianto (2007)

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di Marina Pizzi

[ogni limite è linguistico, a parte il biologico: limite di vita per la morte.]

*

sorriso di ebetudine l’inizio del mondo

quando la giara-madre s’interrompe

ebetudine di separazione

frode di pozza pecca di espianto

fatto compiuto, morte in teca al seme.

Liberateli!

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Appello per la liberazione di Rahmatullah Hanefi e Adjmal Nashkbandi

Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell’ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all’alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando “con i cavi elettrici”.

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I passeurs dell’Atelier

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di Massimo Rizzante
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Il piacere del logos

Tra la primavera del 1996 e l’autunno del 1997 uscirono nella rivista «L’Atelier du roman» di Parigi quattro saggi di Yves Hersant, Philippe Roger, Thomas Pavel e Lakis Proguidis sul rapporto tra romanzo e romanzesco. I testi, che si richiamavano l’uno con l’altro, formavano un dialogo. Tuttavia questa antica forma di vivente circolazione del pensiero – forma che era sopravvissuta, clandestinamente, per quasi tutto il XX secolo – si era inabissata come un vascello fantasma nell’oblio.
In Francia, dove pure briciole di società letteraria si potevano ancora raccogliere sotto i tavolini di alcuni bistrot di Montparnasse o di rue des Écoles e dove l’arte della conversazione era stata, all’epoca di Voltaire e Diderot, un regno più potente di quello – imperituro – delle portinaie, nessuna casa editrice aveva accolto con favore gli inviti che venivano dai collaboratori della rivista.

Perché Marco Cordero si è accorto di Zell Kravinsky

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di Gianluigi Ricuperati

(Questo testo accompagna l’installazione di Marco Corsero Aria, presentato in occasione di Torino Capitale Mondiale del Libro con Roma dalla galleria ‘41.contemporanea’ di Torino)

Nel novembre 2005 ho incontrato Peter Singer, il filosofo morale docente a Princeton e autore di alcuni testi discussi e importanti. Ci siamo visti sotto casa sua a Manhattan. Gli ho chiesto di aiutarmi a incontrare un certo Zell Kravinsky, un personaggio che aveva attratto la mia attenzione dopo che ne avevo letto su una rivista.

«An horrible hybridization», il pastiche, la logica dell’ossessione e il tragicomico in Lolita di Vladimir Nabokov

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di Lorenzo Geri

Se si riassume la trama di Lolita ci si rende conto come la fabula potrebbe dare luogo ad una narrazione strettamente verista (e l’assunto iniziale, secondo il quale Humbert è attratto da Lolita perché a dodici anni non ha potuto consumare la sua passione per una coetanea potrebbe trovarsi in un romanzo di Zola o di Capuana). Ma l’ “immoralità” del libro, il fastidio che suscita, non è nel tema, sia pure scabroso e conturbante, quanto nel tono e nei modi della narrazione.

Hélène

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di Pierre Jean Jouve

traduzione di Antonio Sparzani e Andrea Raos

Che bella che sei ora che non ci sei più
La polvere della morte ti ha spogliata persino dell’anima
Che desiderata che sei da che siamo scomparsi
Le onde le onde riempiono il cuore del deserto
La più pallida delle donne
Fa bel tempo sulle creste d’acqua di questa terra
Del paesaggio morto di fame
Che borda la città di ieri dei malintesi
Fa bel tempo sui circhi verdi inattesi
Trasformati in chiese
Fa bel tempo sul pianoro disastroso nudo e capovolto
Perché sei così morta
E spargi soli con le tracce dei tuoi occhi
E le ombre dei grandi alberi radicati
Nella terribile Capigliatura lei che mi faceva delirare

Il cinema coreano contemporaneo. Identità, cultura e politica.

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O barra O edizioni è lieta di invitarvi alla presentazione del libro

IL CINEMA COREANO CONTEMPORANEO
Identità, cultura e politica

di Hyanjin Lee

Ne parla Paolo Bertolin
giornalista e critico cinematografico specializzato
in cinema coreano

Con la proiezione di filmati coreani inediti

Firenze
Korea Film Fest
Festival of Korean Cinema in Italy
Giovedì 29 marzo
ore 16,30
Auditorium Stensen
Via Don Minzoni, 25/c

Juke Box/ Il lavoro

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di Piero Ciampi 

Il lavoro? Ancora non lo so.
Mi hanno preso? Non mi hanno detto niente.
E allora? Ti ho detto, non so niente.
E allora? Allora non lo so,
non lo so, non lo so, non lo so,
non lo so, non lo so.

Qui pro quo

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di Francesco Forlanipubblicata su Lipperatura il 21/3/2007, dove è anche possibile commentare.

Da qualche giorno mi chiedo se lui fosse al corrente della cosa, dello scandalo che mi ha fatto sacrificare sull’altare della letteratura il tempo a disposizione per la presentazione di Sud a Galassia Gutenberg, e dedicarlo, quel tempo a una difesa agguerrita dell’opera di Anna Maria Ortese.

Maurizio Rossi, Mare Padanum (Lavieri 2006)

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di Cristina Babino

Immaginate un mare che, sedizioso d’ogni (m)argine e limine, inondi la pianura padana con cadenze di lune regolari, con pronostici intervalli di maree.
Cosa resterebbe di quella terra fertile e operosa? Chi l’abiterebbe, ritiratesi le acque in una tregua provvisoria, in attesa di futuri, sicuri cataclismi? E quali venture ci si potrebbe per quei sopravvissuti figurare?
I quattro racconti di Maurizio Rossi (Piacenza, 1950) muovono da questo presupposto inaudito, da un Mare Padanum che, prorompente e incurante, ridisegna, ad ogni ritorno di marea, un sur-realtà magica e comica, parossistica e fuori misura, e che restituisce però,  in lampi e squarci, un’immagine di quel lembo vitale d’Italia inaspettatamente credibile, paradossalmente reale. E per questo tanto più inquietante.

Sull’élite

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images-papa.jpgstebaratti.jpgimages-stregone.jpg di Jared Diamond

da Armi, acciaio, malattie (Einaudi 1998 e 2000), cap. XIV: dall’uguaglianza alla cleptocrazia

Cosa deve fare un’élite per avere il consenso popolare e nello stesso tempo mantenere il suo stile di vita? Nei secoli, le soluzioni preferite sono state quattro: