di Franco Arminio
Viviamo in una società totalitaria. L’affermazione, dolorosamente vera, suona falsa perché non si vede chi sia il dittatore e si pensa che la dittatura per essere tale debba somigliare a quelle del passato. La dittatura presente, che potremmo anche semplicemente chiamare la dittatura del presente, è come un suono assordante per chi ha i sensi capaci di percepirla.
Viviamo scontenti. Nessuno ci ha dato l’olio di ricino, nessuno ci ha vietato alcunché, eppure siamo qui prostrati da un’altra giornata vissuta sotto la tirannia di un tempo che uccide chiunque voglia confutarlo nel profondo. La pena più grande che ti dà questo tempo deriva dal fatto che sei sotto una lastra di piombo e sei lì a tentare di non farti schiacciare. Non vedi altre mani alzate vicino alle tue, protese nello stesso sforzo. In altre epoche era più facile soffrire o lottare tutti insieme. I problemi degli individui non si spiegavano in termini esclusivamente terapeutici (sei stressato, sei depresso, ecc..) ma in termini storici e sociali.






di Paolo Spaziani
di Sergio Garufi