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Ciao, Enzo

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[Enzo Siciliano è morto ieri. Aveva 72 anni. Stamattina, alle 11, nella camera ardente allestita nella Protomoteca del Campidoglio lo ricorderanno Walter Veltroni, Alfredo Richelin e Mario Desiati. In Rete e sui giornali ci sono decine di pezzi, necrologi, commemorazioni. Qui apriamo solo un piccolo spazio dei commenti, per chi voglia ricordarlo o raccontare l’esperienza di lettore dei suoi libri e dei suoi articoli. La foto di Siciliano pubblicata in questa pagina è di Elisabetta Catalano. P.S.]

Avanziamo sempre più nel passato

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Kenzaburo Oe
risponde a Massimo Rizzante

Massimo Rizzante
Signor Oe, vorrei ripercorrere con lei il suo itinerario romanzesco, anche se come lettore occidentale credo che mi manchino diversi codici per entrare nella sua opera. Malgrado abbia vinto il Premio Nobel nel 1994, molti romanzi (senza contare le novelle, i racconti e le raccolte di saggi letterari e politici) attendono ancora di essere tradotti. Non me lo spiego. Si deve forse al fatto che “l’ambiguo Giappone” di cui ha parlato nel discorso pronunciato a Stoccolma fa a pugni con l’immagine kitsch che l’Occidente ha della sua nazione?

Kenzaburo Oe
Oggi la letteratura giapponese contemporanea è ampiamente tradotta nelle più importanti lingue occidentali. Accanto alle opere di Haruki Murakami, che riscuotono un successo mondiale, i lettori possono accedere non solo agli scrittori della generazione precedente alla mia – Junichiro Tanizaki, Yasunari Kawabata, Yukio Mishima –, ma anche a molti autori della generazione successiva, come ad esempio a Yoko Ogawa.

Juke box / Louis Sclavis

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immagine di Ernest Pignon Ernest

IL MURO DEL SUONO
Louis Sclavis

Naples’ walls è, come tutti i progetti che spesso realizzo, la cristallizzazione di un insieme di frammenti che si manifestano in differenti momenti e che conservo nella testa fino a quando non mi appaiono come un tutt’uno.
Ho incontrato Ernest Pignon-Ernest una ventina d’anni fa in occasione del festival di Uzeste; lui aveva realizzato un lavoro sul concerto barocco eseguendo dei ritratti di compositori che poi venivano appesi alle finestre del paese: una sorta di parco musicale. Ci siamo poi rivisti in diverse occasioni come alla festa dell’Humanité e altrove; così ho imparato a conoscerlo e a scoprire i suoi lavori fatti a Napoli e quelli realizzati sulle cabine telefoniche di Lione.
In occasione di un reportage dedicato a lui mi chiese di occuparmi delle musiche; mi sorprese la facilità con cui riuscii a comporre.
Quell’esperienza mi ha fatto capire che un giorno avrei realizzato qualcosa partendo proprio dal suo lavoro.

Douce France/ Sempé

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Proprio come un disegno di Sempé *

di

Benoît Duteurtre
trad. Francesco Forlani

Quel giorno, mi trovavo in compagnia di un amico su una spiaggia del Mediterraneo. Il paesino e il suo campanile, aggrappati alla montagna, emergevano da una miriade di palazzine, costruzioni moderne, residenze turistiche, appartamenti multiproprietà, come un nocciolo d’autenticità nel cuore dell’industria del tempo libero.

Non lontano da noi, sulla sabbia- ancora molto poco frequentata in quel mese di maggio – una donna non molto bella, distesa sull’asciugamani, prendeva il sole in due pezzi. Portava occhiali rotondi, un cappello di paglia, e curava l’abbronzatura ascoltando le notizie. Il minuscolo apparecchio radiofonico (con l’antenna tirata su, molto più grande dello stesso apparecchio) gracchiava ininterrottamente,mentre trasmetteva il bollettino meteorologico(anche lì faceva bello) la guerra dei Balcani (sulla spiaggia tutto era calmo), la crisi della Borsa ( trascorrevamo qualche giorno – tutto spesato – in un Grande Albergo di Montecarlo, a tal punto che la crisi della Borsa aveva solo attraversato le nostre coscienze).

Ed ecco che all’improvviso, il mio compagno, indicando la donna e l’insieme della scena, mi sussurra all’orecchio:
Proprio come un disegno di Sempé.

Il nazismo che è in noi

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cpt.jpg di Moni Ovadia

[esce oggi, di Marco Rovelli,  Lager Italiani – BUR, 280 pp. E’ un libro davvero importante, dove narrazione e testimonianza si fondono trasformandosi in una denuncia senza indulgenza alcuna nei confronti dei Centri di Permanenza Temporanea (CPT). Il libro ha una prefazione di Erri De Luca e una postfazione di Moni Ovadia che qui riporto. C’è anche un sito del libro dal quale può continuare la discussione.  Più avanti pubblicherò qualche altra cosa di pugno di Rovelli su NI. G.B.]

L’iperbole è una delle forme retoriche preferite del linguaggio sopravvissuto alla morte apparente delle ideologie. La terminologia che definisce le modalità del totalitarismo nazista e dell’universo concentrazionario, pratica estrema e senso ultimo di quel regime, oggi viene mutuata con ridondanza da coloro che vogliono attirare l’attenzione e l’indignazione dell’opinione pubblica verso le forme della violenza, della guerra, del razzismo o della repressione contro popoli, minoranze, ceti sociali marginali.

E’ così difficile?

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di Christian Raimo

Sembra una coincidenza necessaria che a distanza di poche settimane l’uno dall’altro vengano pubblicati, entrambi da Einaudi, due libri come La differenza cristiana di Enzo Bianchi (pagg. 117 euro 8) e Laicità, a cura di Giovanni Boniolo (pagg. 260, euro 15,80). Perché sono due testi (il primo un pamphlet, il secondo una raccolta di brevi saggi) che si chiedono ascolto e si parlano, e molto, reciprocamente, e che anzi proprio questo dialogo promuovono. Sarà che l’urgenza è evidentemente comune: lo spazio del dibattito è asfissiato, ingombrato dal gas venefico dello scontro di civiltà, degli spettrali fondamentalismi, dell’ignoranza tout court. Sarà che la distanza, la differenza delle tradizioni si è andata alterando, si è distorta, e questo è accaduto soprattutto perché ai poli del confronto si sono sostituite creature culturalmente modificate come “Occidente” o “Barbarie”, “Ragione” e “Irrazionalismo”.

Simbologie e archetipi

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Laboratorio gratuito di approfondimento letterario e scrittura a cura di Giulio Mozzi sul tema :
” Simbologie e Archetipi”
10 e 11 Giugno 2006
– Sala Giovani, Via Mirabello 3, Tortona – ore: 9,30 – 12,30 e 15 – 18,30.

Per pernottare a quindici euro si può scrivere a marco.candida@libero.it

 

Disorder

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di Marco di Marco

1. I’ve Been Waiting for a Guide to Come

Lo osservo mentre fuma una sigaretta disteso tenendo un braccio piegato dietro la nuca. Lo guardo che butta fuori il fumo a più riprese via via sempre meno intense. Gli occhi dritti verso un punto della stanza che non riesco a individuare e che potrebbe essere il gruppo di fotografie della mia famiglia – mia madre, mio padre, i gemelli – oppure il quadro di natura morta cubista che mi ha regalato Donatella.

Kalashnikov Kafè /vs Roberto Saviano II parte

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di
Francesco Forlani

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da www.kalashnikovvodka.com

Mi sono sempre chiesto che faccia potesse avere, o piuttosto fare un sopravvissuto ai campi di concentramento alla lettura delle prime pagine di “Se questo è un uomo”. O un abitante di Matera dopo aver sfogliato il Cristo si è fermato a Eboli. Non so cosa abbia veramente fatto, e seppure ritrovassi uno di loro, il racconto sarebbe a freddo – cinquant’anni possono anche indurti a credere di non aver vissuto niente – ma una cosa posso immaginarla con una quasi certezza ed è che quel lettore si sia sentito di colpo più leggero. Quasi come colui che quella storia l’aveva raccontata.
Essere campani – e mai definizione fu più astratta per quanto la parola sia quasi abitata da quell’altra, “campare”, insidiosa come una zanzara malarica o l’ordine urlato da un kapò all’ingresso di una camerata- e leggere Gomorra mi fanno pensare proprio a questo. A una guerra di liberazione.

Cibo da karma liberato

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intervista a Wu Ming 5 di Gianni Biondillo

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Il nuovo romanzo di Wu Ming 5, Free Karma Food, è un’epopea pop ambientata in un futuro così prossimo da essere quasi presente, dove una catastrofe sanitaria eliminerà sulla faccia della terra tutti gli animali da macello, lasciando gli uomini di fronte all’enigma se cambiare stile di vita o se, diciamo, inasprire le contraddizioni di classe, casta e potere.

Operette morali nate da fatti minimi

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di Franz Krauspenhaar

Sossio Giametta, oltre che narratore finissimo (qui, in questo Madonna con Bambina, alla sua prima prova) è filosofo e traduttore delle opere di Nietzsche, Schopenhauer, Cesare, Spinoza, Hegel. E questa sua peculiarità di “mestiere” si legge bene tra le righe di questi cinque racconti lunghi, che l’autore definisce morali (e noi aggiungiamo qui che ogni narrazione che investiga, senza inutile pretesa di svelazione, l’animo umano e l’anima del mondo è per forza di cose morale) e nei quali troviamo  una cura e un’attenzione divenute purtroppo rare nell’odierna scrittura letteraria. Una scrittura che si avvale di uno stile senza tempo, così che questo libro potrebbe essere stato scritto negli anni ‘50 o ’60, e attenta allo stesso modo alle minutaglie così come ai concetti di più largo respiro.

L’odeporica del Manga

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di Sergio Garufi

manganelli.jpgMentre la critica letteraria viene data quasi unanimemente per spacciata o agonizzante, e ci si divide tra chi vorrebbe munirsi di vanga e chi farebbe l’ultimo disperato tentativo col defibrillatore, le recensioni invece si moltiplicano e si occupano sempre più spesso di ambiti non strettamente letterari. E’ il caso del nostro Piero Sorrentino, che su Il Giudizio Universale recensisce la legge sull’elezione diretta dei sindaci, e di Camillo Langone, autoproclamotosi critico liturgico, con le sue recensioni delle messe pubblicate su Il Foglio.

bb4 – Of Mice and Men

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History Specific, la reintroduzione del contesto storico nell’arte contemporanea. Note sulla 4º Biennale di arte contemporanea a Berlino

di Mattia Paganelli [see below for English text]

Un ottimo modo di definire la percezione del contemporaneo è stream, la tecnologia per la fruizione online, un flusso di informazioni non salvabile, non conservabile, non riproducibile (anche per ovvie ragioni di mercato). Questa intensità effimera, anche se non implica una riduzione della qualità, è un taglio assolutamente orizzontale nella nostra esperienza; esclude l’eredità e il contesto, tende a rendere il presente eccitante e il passato spesso irrilevante e incomprensibile. È il concetto antitetico della storia.

In questa Biennale credo che si debba riconoscere ai curatori (Cattelan, Gioni e Subotnick) il merito di avere compiuto un’operazione sintetica, di aver rivolto al presente l’ampiezza di uno sguardo classico, cercando di riunire gli artisti contemporanei con l’eredità dell’esperienza umana.

Berlino 1994 / Da “Sistema Elefante” – un fallimento immortale

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di Cristiano De Majo

Da quando la Cimice gli aveva parlato del Tossico – un ex-meccanico della DDR, ideatore di sistemi di fuga, che ora viveva nella parte orientale di Kreuzberg, in un palazzo occupato ribattezzato Casa dell’Eroina -, Stephan Meström si era messo in testa che l’incontro con questo Tossico, che la Cimice si era impegnato a organizzare, avrebbe iniettato linfa vitale nel suo immaginario già ampiamente fiaccato dall’infinito saliscendi emotivo di quelle spaventose crisi d’ispirazione che lo investivano con cadenza regolare.

Cronache dalla ditta #1 / Ballarò e neve

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di Andrea Cisi

Comincia un nuovo giorno, nella Città delle Nebbie. Sono le 7.35 quando mi chiudo alle spalle l’uscio del cortile interno. Per un istante cerco di non pensare al grigiume della giornata che m’attende al lavoro, alle otto ore di fronte al muro, a sguainar cavetti e premer pedali.
M’appresto a mettere in pratica quella disciplina tantrica che permette, col solo ausilio dell’annullamento forzato della mente, di mascherare il grigiore della vita operaia di ogni giorno con un bel rosa ottimismo fittizio e irreale. Di solito, quando riapro gli occhi fuori in strada, vedo comunque solo grigio. Ma oggi no. Oggi è bianco.

L’ITALIANO NON SI SCOMPONE

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Rizzoli ristampa Cima delle Nobildonne di Stefano D’Arrigo

Di Daria Biagi

C’è un secondo (e ultimo ) romanzo che Stefano D’Arrigo scrisse dopo Horcynus Orca, e che sembra fin dall’aspetto esteriore voler rinnegare il precedente: smilzo, scorrevole, scritto in tempi brevi e in italiano apparentemente piano. Cima delle Nobildonne – in realtà D’Arrigo avrebbe voluto chiamarlo Hatshepsut, ma l’idea fu scartata dall’editore perché con un titolo del genere “non lo avrebbe letto nessuno” – esce in ristampa per Rizzoli; Walter Pedullà cura la prefazione e propone possibili percorsi di lettura dell’opera, ricostruendone le fasi e frugando con discrezione nella biografia di uno degli scrittori più misteriosi della nostra letteratura.

Bacheca di giugno 2006

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Se vuoi, puoi usare i commenti qui sotto come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero durante il mese.

«Ceci n’est pas une traduction» (1)

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quine2.jpgdi Éric Houser

Chaque nouvelle traduction (d’ampleur) amène à se reposer, en grandes largeurs, la question de la traduction. Pourquoi ? Parce qu’il est bien évident qu’une telle question dépasse de loin le problème technique de la traduction en particulier, de tel texte A de langue A’ (langue-source) en tel texte B de langue B’ (langue-cible). Problème technique au demeurant passionnant, qui n’a pas fini de faire écrire. Des tombereaux de thèses sur le sujet, chaque époque produisant sa propre axiomatique. C’est qu’on touche, là, à quelque chose de tellement vertigineux…

dialogo sull’inerzia # 1

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Pubblico la prima puntata di un dialogo sull’inerzia nel quale Maria Luisa Venuta fa le domande, io rispondo e qualche indiana/o aggiunge commenti.

M.L.: Ciao Antonio, come stai? In questi giorni ho ricordato un episodio degli anni di liceo. So che può apparire strano, ma ormai qualcosa lo ha attivato e vorrei cogliere l’occasione per rispondere ad una curiosità non completamente appagata. In un afoso pomeriggio di giugno il professore di fisica mi convoca, senza preavviso, per un colloquio in laboratorio. Ancora riesco a rivivere la scena. Lui attiva il binario che simula l’assenza di attrito mediante l’uscita di   aria da fori. Prende due piccoli carrelli di uguale massa e li fa aderire al binario tenendoli a distanza l’uno dall’altro. Mi guarda dritto negli occhi e mi chiede: “Allora Venuta, dimmi. Ora imprimo un’accelerazione uguale ai carrelli. Quando i carrelli si scontreranno che accade? Pensaci bene, dipende dalla tua risposta come trascorrerai l’estate” e io con gli occhi spalancati: ” Si fermano?” E lui: “Bene. Allora dimmi il motivo”. Glielo spiego. Almeno ci provo. E lui: “Ti dice qualcosa il termine ‘inerzia’? No lascia perdere, non ho più tempo. Promossa.” Ora, se permetti, vorrei cogliere questa opportunità: “Caro Antonio, mi aiuti a far chiarezza? che cosa si cela nella definizione di inerzia? E lo scontro di quei carrelli sul binario in quale rapporto stava con l’inerzia?”

Editoriale dei buoni sentimenti

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di Angelo Petrelli

(L’Alter Ego è una piccola e combattiva rivista autoprodotta a Lecce, un tentativo coraggioso di coniugare, dal Sud e nel Sud, in una sola sede critica e narrativa. Del nuovo numero anticipiamo l’editoriale del curatore della rivista. Per maggiori informazioni e per sapere dove acquistarla, è possibile scrivere a questo indirizzo: lalteregoredazione@libero.it )

In questo settimo numero (n.06) L’Alter Ego riparte da un’intuizione folgorante quanto perfettamente vuota, una vanità che si esaurisce nell’atto stesso in cui si afferma come presenza: L’Alter Ego esiste al di là di ogni esagerazione, come d’altronde può dirsi realtà un’attuale letteratura salentina (quanto meno in fase di genesi, una proto-letteratura di valore) senza cadere in alcun provincialismo o forma di ignobile campanilismo. Cinquantasei pagine per proporre al lettore episodi letterari: brevi monografie, uno spazio dedicato alla poesia inedita, e un altro per fugaci (quanto labili) esperimenti in prosa.

Palazzo Yacoubian

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aswani.jpg di Gianni Biondillo 

Nel cuore del Cairo c’è (e c’è davvero) un palazzo costruito da un magnate armeno, intorno agli anni Trenta del secolo scorso, talmente bello e signorile che il suo proprietario ha voluto incidere il suo nome sul portone d’ingresso, a futura memoria: Palazzo Yacoubian.