
Proprio come un disegno di Sempé *
di
Benoît Duteurtre
trad. Francesco Forlani
Quel giorno, mi trovavo in compagnia di un amico su una spiaggia del Mediterraneo. Il paesino e il suo campanile, aggrappati alla montagna, emergevano da una miriade di palazzine, costruzioni moderne, residenze turistiche, appartamenti multiproprietà, come un nocciolo d’autenticità nel cuore dell’industria del tempo libero.
Non lontano da noi, sulla sabbia- ancora molto poco frequentata in quel mese di maggio – una donna non molto bella, distesa sull’asciugamani, prendeva il sole in due pezzi. Portava occhiali rotondi, un cappello di paglia, e curava l’abbronzatura ascoltando le notizie. Il minuscolo apparecchio radiofonico (con l’antenna tirata su, molto più grande dello stesso apparecchio) gracchiava ininterrottamente,mentre trasmetteva il bollettino meteorologico(anche lì faceva bello) la guerra dei Balcani (sulla spiaggia tutto era calmo), la crisi della Borsa ( trascorrevamo qualche giorno – tutto spesato – in un Grande Albergo di Montecarlo, a tal punto che la crisi della Borsa aveva solo attraversato le nostre coscienze).
Ed ecco che all’improvviso, il mio compagno, indicando la donna e l’insieme della scena, mi sussurra all’orecchio:
Proprio come un disegno di Sempé.

di Moni Ovadia
Mentre la critica letteraria viene data quasi unanimemente per spacciata o agonizzante, e ci si divide tra chi vorrebbe munirsi di vanga e chi farebbe l’ultimo disperato tentativo col defibrillatore, le recensioni invece si moltiplicano e si occupano sempre più spesso di ambiti non strettamente letterari. E’ il caso del nostro Piero Sorrentino, che su Il Giudizio Universale recensisce la legge sull’elezione diretta dei sindaci, e di Camillo Langone, autoproclamotosi critico liturgico, con le sue recensioni delle messe pubblicate su Il Foglio.