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A Gamba Tesa/ Esteban Buch

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Immagine di Ernest Pignon Ernest, tratta dal sito http://www.pignon-ernest.com/
che invito a visitare (musiche di Louis Sclavis)

Variazioni sulla musica e la violenza
di Esteban Buch
trad.di Lidia Verde

Alcune settimane fa siamo andati insieme ad ascoltare la Prima Sinfonia di Mahler. All’inizio del quarto movimento, un bambino, seduto alle nostre spalle con i suoi genitori, s’è messo a piangere sconsolatamente. Avrà avuto sei anni. Suo padre lo ha preso in braccio, lo ha calmato e consolato; la reazione del figlio deve averlo intenerito e, nello stesso tempo, messo a disagio. Superata la crisi di pianto, il bambino ha ascoltato senza fiatare come la sinfonia, imperturbabile e tormentata, ha seguito il suo corso fino alla sua grandiosa dissoluzione.Ma, perché il bambino è scoppiato in lacrime? Perché ha avuto paura, naturalmente.

L’ornamento della natura

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di Stefano Salvi

I

Certe erosioni servono da fumo forte,
ti addentrano in cima
delle flore di poco rovaio,
e calda di ciò che era tolto brevemente;
hai un’infanzia delle dita,
nello scorcio inciso di colpi – racchiusa e detersa
fino al grano vasto nelle masse del tuono.

La conservazione architettonica spiegata ai bambini (2 di 2)

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di Gianni Biondillo


3. LA “FINE” DELLA STORIA

Dunque, con la scuola francese dei “Les annales”, la storia, nel Novecento, perde quella visione lineare dello trascorrere del tempo narrato attraverso il racconto sistematico dei fatti notevoli e memorabili di una nazione.
La presunta neutralità dello storico, che si immedesima nell’epoca studiata “dimenticando” ciò che è successo dopo per poter meglio ricreare l’incanto, viene ironizzata dal Benjamin che scrive: “La natura di questa tristezza si chiarisce se ci si chiede in chi propriamente “si immedesima” lo storico dello storicismo. La risposta suona inevitabilmente: nel vincitore.

La conservazione architettonica spiegata ai bambini (1 di 2)

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di Gianni Biondillo

Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
-Ma qual’è la pietra che sostiene il ponte?- chiede Kublai Kan.
-Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, -risponde Marco,- ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: -Perchè mi parli delle pietre? E’ solo dell’arco che m’importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.

(Italo Calvino)

1. UNA PRECISAZIONE

La conservazione non è il restauro; e viceversa.
Non la si creda questa una tautologia capziosa; per quanto il campo di interesse è analogo (ma non identico), le due discipline hanno approcci teorici, rispetto il patrimonio documentario del passato, assolutamente (ed inconciliabilmente) diversi.

Un genio misconosciuto

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di Franz Krauspenhaar

Una decina d’anni fa mi trovavo nel reparto “classica” del famoso negozio di dischi milanese “Buscemi”.
Cercavo alla rinfusa nelle offerte, tra i CD a 10.000 lire. D’un tratto balzò ai miei occhi un CD della RCA Classics: Ives Simphony No.1 , The Unanswered Question, Robert Browning Overture, Orchestral Suite No2. (Chicago Simphony Orchestra diretta da Morton Gould, registrazioni eseguite tra il 1965 e il 1967).

Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli

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di Andrea Inglese e Andrea Raos

Caro Berardinelli,

sul numero di ottobre-dicembre di “Nuovi Argomenti” abbiamo presentato un dossier sulla poesia francese contemporanea, composto di traduzioni di sei poeti e di un saggio introduttivo, dal titolo Le macchine liriche. Sei poeti francesi della contemporaneità.

Qualche giorno dopo, sul “Foglio” del 29 dicembre 2005, è apparso un suo articolo intitolato Ecco cosa si scopre passando in rivista le riviste letterarie. Sottotitolo: Il Verri, Lo Straniero, Micromega e Nuovi Argomenti, tra un Pasolini bipartisan e i discutibili poeti francesi. In questo articolo, lei dedica un po’ più di due colonne a criticare il senso, la pertinenza ed i criterî di scelta del nostro lavoro, adducendo una serie di argomenti ai quali desideriamo ribattere.

A Gamba Tesa/ Massimo Rizzante

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STORIA O GEOGRAFIA DEL ROMANZO?

foto di Philippe Schlienger

Il cuore dell’Europa
Se esaminare un’opera artistica nel suo contesto nazionale può essere utile per comprendere le caratteristiche e la mentalità di un popolo, è assolutamente nefasto, direi perfino impossibile, limitarsi a questa pratica se vogliamo coglierne il valore. Ciò è vero sia nel caso in cui ci troviamo di fronte a un autore isolato, lontano dalle mode, sradicato dalla sua terra d’origine e riconosciuto solo post mortem, sia nel caso abbiamo a che fare con certe glorie locali che perdono ben presto una gran parte del loro carisma quando sono sottoposte a un criterio di valutazione che superi il coro della critica del loro paese.
Il contesto del romanzo è un contesto sovranazionale perché la storia del romanzo moderno è fin dalle sue origini sovranazionale.

Bacheca di febbraio 2006

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Se vuoi, puoi usare i commenti qui sotto come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero durante il mese.

Punk a Bologna (avventure di un giornalista underground)

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di Mauro Baldrati

I giornalisti italiani, si dice, hanno fama di essere piuttosto pigri. Soprattutto quelli alla moda, le grandi firme. Non hanno voglia di sbattersi per produrre servizi, non amano operare sul campo, e rischiare. Preferiscono avere la pappa pronta, riscrivere i flash di agenzia, tradurre articoli dall’estero, becchettare qua e là. E’ meglio stare al calduccio nel proprio studio, o in albergo, che mettere il naso fuori in questo mondo cattivo. Che ci pensino gli altri, gli stranieri, o i giovani, a muovere le chiappe. Giornalisti come i poveri Baldoni, Ilaria Alpi, Tiziano Terzani, Ettore Mo, sono sempre stati una minoranza in Italia.

Natalità, ovvero innaturalità

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di Elio Paoloni

bimbo

Sull’ultimo numero di Nuovi Argomenti Guido Mazzoni racconta un episodio che non esiterei a definire banale: a metà di una cena i padroni di casa poggiano sulla tavola la culla del loro neonato. Ma nel cerchio degli amici, “fra i trenta e i quarant’anni, tutti molto fragili”, questa esibizione apre un campo psicologico “pieno di sottintesi e di tensione”. Si fissa in volto il piccolo “senza paura o pudore, come si fa con gli animali: il suo sguardo non oppone alcuna resistenza al nostro”. Nel breve pezzo ci sono considerazioni interessanti sullo stato “di fusione profonda e di profonda ambivalenza” dei genitori, “che hanno sacrificato molto, che esigono una sorta di compensazione, che hanno paura”. Oggi del resto l’avvenimento è così raro, così ritardato, così pianificato, che i procreatori si sentono eroi prometeici, esploratori monomaniaci tornati raggianti e spaventati dai confini dell’universo con appresso un alieno. L’entusiasmo inevitabilmente eccessivo di una madre assume tinte più cariche, connotazioni forzate.

Federico Aldrovandi

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Ci sono storie vere che sono peggio degli incubi peggiori. Come quella del diciottenne Federico Aldrovandi, morto ammanettato in presenza di agenti di polizia, il 25 settembre a Ferrara. Ciò che rende ancora più crudele questa storia, è che su tale morte non è ancora stata fatta chiarezza. Non si è ancora a conoscenza della causa del decesso.Vi sono però indagini in corso. E vi è una richiesta di verità che viene dalla famiglia e da un gruppo di cittadini che hanno costituito il Comitato Verità per Aldro. È stato aperto un blog e Kataweb ha dedicato un contenitore specifico su questa vicenda, raccogliendo informazioni da diverse fonti.

A Gamba Tesa/L’ Appello

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Andrea Pazienza da
http://www.2fly.it/paz/galleria/frm_tavole.htm

Quando Lello mi ha telefonato per segnalarmi l’appello e chiedermi di metterlo su NI ero a casa, in uno stato di post sbronza metafisico e puro. Non che fossi puro, anzi, ma quei momenti di beatificazione- il cerchio alla testa- mi servivano a trascorrere una domenca torinese diversa da tutte le altre. Ecco una battaglia da fare, mi sono detto, e seppure non ne condivida les mots d’ordre del testo della petizione (in francese canna si dice pétard) e in particolare l’allusione all’alcol o alle comunità, invito tutti a sostenere la cosa.

Appello contro la Legge Fini sulle droghe
www.lellovoce.it / L’Unità

La legge sulle droghe che la maggioranza sta per far approvare alla Camera è solo un’ultima gravissima tappa nella corsa verso la barbarie di cui questo Governo si sta rendendo protagonista in quest’ultimo scorcio di legislatura. Non sarà certo una legge in punta di manganello che risolverà i problemi di quanti fanno uso di droghe pesanti, né potrà cambiare le libere scelte di chi ha deciso di utilizzare quelle leggere.

Ex- île /Yannis Kiourtsakis

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foto di Philippe Schlienger


L’insularità come esperienza esistenziale: nostalgia del centro e ricerca dell’altrove.
Yannis Kiourtsakis
Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco

L’esperienza dell’insularità non consiste soltanto nel radicamento, nel rifiuto, nel sentimento dell’autarchia, nell’attaccamento ostinato ad un centro di esistenza e nella nostalgia inestinguibile che la loro perdita risveglia in noi. Essa è anche l’orizzonte che ci invita a lasciarci alle spalle la stretta lingua di terra che calpestiamo ed a navigare per le vie del mare: l’allontanamento dell’omphalos, l’uscita dal Qui e dallo Stesso, il viaggio verso l’Altro e l’Altrove. E questi due aspetti – l’attrattiva del centro e l’erranza – non sono, in fondo, per quanto incredibile possa sembrare, che una sola cosa, un tutt’uno.

A Gamba Tesa/ Milan Kundera

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“Tenendomi come sono, con un piede in un paese e l’ altro in un altro, trovo la mia condizione molto felice, in quel suo essere libera.” René Descartes
Lettera alla principessa Elisabetta di Boemia, Parigi 1648

L’arte della fedeltà
Milan Kundera
traduzione di Massimo Rizzante

La pratica universitaria studia la letteratura quasi esclusivamente all’interno del quadro nazionale: di Broch si occupano solo i germanisti, di Joyce gli anglisti, di Proust solo i francesisti. Da sempre trovo questa pratica insufficiente.
Come comprendere l’originalità di Broch o di Proust se non si prendono le mosse dalla problematica sovranazionale del romanzo moderno? Se uno studente vuole scrivere una tesi su Gombrowicz, i professori esigeranno che egli conosca il polacco. Grazie a questo ‘nazionalismo’ universitario, si condannano tutti gli studi su Gombrowicz – anche quelli condotti lontano dalla Polonia – ad un curioso provincialismo internazionale.

Torino 2006 – Cantieri d’Olimpiade

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di Arnaldo Greco

In una sala, durante il Festival del Cinema di Torino si spengono le luci e si intuisce che sta per iniziare il film in programma. Cominciano a scorrere delle immagini confuse. Deve essere una di quelle nuove pubblicità in cui prima sei bombardato da una serie di scene, incapace di recuperare un filo logico, e poi capisci cosa viene pubblicizzato. Nel caso in questione le Olimpiadi di Torino 2006. Appare il logo e il pubblico comincia a fischiare.
Che lo spirito olimpico sia stato edulcorato dalla Coca – Cola non è un’annotazione originale, che l’italiano sia un popolo dal campanilismo al contrario pure, ma le grandi opportunità economiche delle Olimpiadi, quelle perchè vengono fischiate?

Un diverso Mein Kampf se fosse stato un romanzo?

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di Franz Krauspenhaar

hitler

Adolf Hitler fu un artista fallito prima di diventare Fuehrer e così demone principale del 900. Di un artista fallito ebbe le stigmate credenziali incise col rasoio di una frustrazione bohémienne. I suoi incubi di grandezza millenaria portarono forse all’assassinio su larga scala come, per citare dal titolo del famoso saggio di Thomas De Quincey, “una delle belle arti”. Perché se l’arte si esprime da sempre e in buona parte attraversando ogni tipo di orrore, si puo’ pure affermare – certamente azzardando- che il dittatore nazista fu un artista dell’orrore, vero e rappresentato, della peggior specie, superando qualsiasi genere di immaginazione.

Lo scrittore, il mercato, Piperno ovvero: del conformismo

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di Giacomo Sartori

“Ciò che io sono abituato a sentire subito in un testo non è, insomma, la vicenda romanzesca di un eroe, ma la qualità della pagina che la narra : la reale struttura di un romanzo non mi pare collocarsi nel suo campo semantico (adotto questa espressione per vaga analogia), ma nel suo campo linguistico.” Pier Paolo Pasolini

1. Lo scrittore

Io credo che uno scrittore è uno scrittore degno di interesse quando modifica e reinventa la lingua nella quale si esprime.

Il canto popolare dello sterminio

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di Helena Janeczek

Kantor

Mentre mi accingo a scrivere qualche riga su Yitzchak Katzenelson e il suo Canto del popolo ebraico massacrato, poema epico in quindici canti sullo sterminio degli ebrei dell’est, mi viene in mente il primo luogo comune sull’argomento

A Gamba Tesa/ Nero Luci

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Majakovskij fotografato da Rodcenko

A mali estremi
di Nero Luci

La commedia è tale perché finisce bene.
Ma il lieto fine sforzi divini e sforzi si fanno per equilibrio
V’è eccesso d’inferno nella società, eccesso d’empio, d’illegittimo potere, di bisogni indotti a distrarre volontà. Necessita surrealtà di Tartaro, purgatoriale critica, visioni celestiali; se n’è necessita l’eccesso, a onore del vissuto e del vivente.
Questa è lettera preraffaellita alla generazione nata durante il genocidio che battezzò la grande crisi cosmica; affinché ci si prenda responsabilità, domando tigri.

A Gamba Tesa/ a proposito di Ornela Vorpsi

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foto di Ornela Vorpsi

Carla Benedetti recensisce Ornella Vorpsi Il paese dove non si muore mai su L’Espresso n.3-2006 a p.124

Beckett scelse di scrivere in francese. Agota Kristof vi fu costretta dopo la fuga dall’Ungheria. La storia dell’espatrio linguistico si ripete con Ornela Vorpsi, che è nata a Tirana nel 1968, ha studiato arte a Milano, e ora vive a Parigi. Questa volta però la lingua d’adozione non è il francese. Il paese dove non si muore mai (Einaudi, E 10.00, pp. 111) è stato infatti scritto in italiano. Ma – ulteriore peripezia – questo splendido libro di esordio, semplice e profondo, è stato prima tradotto, letto e ben accolto in Francia. A noi arriva in seconda battuta.

Il canto del popolo ebraico massacrato

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di Yizhak Katzenelson
tradotto da Helena Janeczek

Katze

Sotto troverete due canti del poema Il canto del popolo ebraico massacrato Li ho trasposti dallo yiddish cercando di mantenermi il più possibile fedele a modi epici dell’originale. Un bellissimo lavoro per il Giorno della Memoria lo troverete in Unità di Crisi . Segnalo inoltre che del poema esiste una traduzione integrale edita da Giuntina (h.j.)

I Canta

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«Canta! Prendi in mano la tua arpa, vuota, svuotata e misera,
sulle sue corde fini getta le dita pesanti
come cuori, come cuori afflitti. Canta l’ultimo canto,
canta degli ultimi ebrei in terra d’Europa».