E’ stato da poco pubblicato in Italia, per i tipi di Guanda, Le umiliazioni non finiscono mai traduzione di Mortification: Writers’ Stories of Their Public Shame, raccolta di scritti curata dal poeta scozzese Robin Robertson.
Ve lo dico di cuore: è semplicemente, e tragicamente, esilarante.
Robertson ha chiesto a 70 romanzieri, poeti, scrittori, giornalisti (Welsh, Doyle, Palahniuk, Coe, Atwood, Lethem, etc… tutti autori, ovviamente, di lingua inglese), di raccontare in un paio di pagine a quali mortificazioni sono dovuti sottostare nel nome della loro “arte”.
Si legge di tutto: gente che perde i pantaloni durante un reading, o che vomita davanti al pubblico, o che aspetta invano, dietro una pigna del suo ultimo lavoro in un centro commerciale, che qualcuno si faccia firmare almeno una copia. Poi i viaggi assurdi, in giro per promozione, le invidie per i successi altrui. La scrittrice di “genere” all’ottavo romanzo alla quale chiedono quando scriverà “un libro vero”, presentatori televisivi che sbagliano il titolo del romanzo, il tema e il nome dell’autore, poeti che perdono una capsula durante la lettura di una poesia…