di Beppe Fenoglio
“… Solo all’ultimo passo si accorse del fardello che ostruiva la strada.
Johnny sedette a fianco di esso, sull’erba rigida, innaffiata di sangue. La sua faccia era glabra e serena, i suoi capelli bene ravviati ad onta dello scossone della raffica e del tonfo a terra. Il sangue spicciato dai molti buchi nel petto aveva appena spruzzato l’orlo della sua sciarpa di seta azzurra, portata al collo alla cowboy, e che era l’unico capo di una certa quale e shocking lussurità, in quella generale povertà di partigiano apprestantesi all’inverno. Johnny ritrasse gli occhi dalla sua intatta faccia, poi glieli riposò su all’improvviso, quasi a sorprenderlo, nella pazza idea che il ragazzo socchiudesse gli occhi e poi ripiombasse le palpebre alla sua nuova attenzione. Giaceva in sconfinata solitudine, accentuata dalla univocità del rivo vicino. L’avevano spogliato delle scarpe, Johnny esaminò le sue doppie calze di grossa lana bucherellata…







Ecco: parte una canzone degli Aerosmith (magari quella usata in Armageddon), oppure, che ne so, Tiziano Ferro, una qualsiasi hit del momento, o roba un po’ più sofisticata, insomma qualunque stronzata ritenuta capace di far salire la temperatura emotiva del pubblico.