di Alessandro Garigliano
“‘Dove stiamo andando’, chiede Enrico di Ofterdingen, l’eroe dell’omonimo romanzo di Novalis, alla misteriosa figura femminile che gli è apparsa accanto all’antichissima rupe nella foresta, dove è diretto il nostro cammino? ‘Sempre verso casa,’ gli risponde la fanciulla, conducendolo a una larga e luminosa radura”.(1)
Iniziamo così il nostro viaggio attraverso Horcynus Orca, accompagnando il protagonista verso quella che sarà la sua unica possibile meta. Rilevando la pregnante etimologia classica del nome del villaggio natale di ‘Ndrja Cambrìa, protagonista del libro di D’Arrigo, E. Giordano dà una prima chiave per capire quale sarà il movente del viaggio e la meta ultima del libro: Cariddi, “colei che risucchia”, e al contempo ovvio “appellativo della dea del mare distruttrice”.(2) Ciò che caratterizza chi tiene con silenziosa tenacia la via che conduce a casa è una sorta di fede nella propria identità. Tale caratteristica accomuna l’eroe dell’Odissea a ‘Ndrja.


Nei giorni scorsi ho letto Le parole della memoria, un libro edito da Cadmo che raccoglie interviste rilasciate da Romano Bilenchi nell’arco di tempo che va da 1951 al 1989, anno della sua morte. In un’intervista l’autore del Conservatorio di Santa Teresa elenca una serie di libri da lui profondamente amati. Uno di questi è Bellarmino e Apollonio, dello spagnolo Ramón Pérez de Ayala, del 1921.



E’ nato un altro blog, o diario in rete. A proposito, lancio un concorso: la vogliamo inventare una parola italiana degna della nostra lingua, invece di questo orribile monosillabo dal suono troglodita e glottorachitico, BLOG? “Diario in rete” è bello ma è fatto di tre parole. Ne voglio una, una sola! Che cosa si vince? Ma l’immortalità, no? L’ingresso nei dizionari, da qui all’eternità… Lessicografi, scribacchioni, chiacchierini, fonofagi, verbivori, forza! Io vado via qualche giorno, ma quando torno esigo di trovare una parolina semplice e meravigliosa, tutta nuova, neonata profumata che strilla bellissimi vagiti.

Terza parte della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. Questa volta Paolo di Stefano rivolge una domanda a Emilio Tadini (ricordo che le immagini, peraltro inconfondibili, sono quadri di Tadini stesso).


Nella primavera del 2002, la Fondazione Corriere della Sera ha organizzato un ciclo di conversazioni sull’uso della lingua italiana nelle arti della parola (narrazione, poesia, canzone). Ecco i titoli degli incontri e l’elenco dei partecipanti:
Sono in guerra con lo stato italiano e in special modo con uno dei suoi ministeri: quello della pubblica istruzione. Il ministero a cui ho dichiarato guerra è un ministero determinato, ma la mia guerra vale anche contro i precedenti ministeri, contro i precedenti governi e dunque ancora contro lo stato.


