Andrea Inglese
Immaginiamo che gli scrittori che amiamo, quegli scrittori che chiamiamo “grandi”, e che riempiono i nostri scaffali, abbiano lasciato in quarta di copertina, come fece una volta Giulio Mozzi, il loro indirizzo di casa.
Andrea Inglese
Immaginiamo che gli scrittori che amiamo, quegli scrittori che chiamiamo “grandi”, e che riempiono i nostri scaffali, abbiano lasciato in quarta di copertina, come fece una volta Giulio Mozzi, il loro indirizzo di casa.
di Dario Voltolini
Vorrei inaugurare una piccola serie di esposizioni di teorie estetiche. Comincerei da questa, che mi pare simpatica e singolare, e che oltre la sua apparenza strampalata ha un nucleo che a me personalmente incuriosisce parecchio.
Si tratta della teoria dell’Obliquomo.
di Dario Voltolini
Eugenio si muoveva nell’appartamento da una stanza all’altra, mentre le finestre si spalancavano per la pressione del vento e tutte le cose poco pesanti si sollevavano e turbinavano in aria. L’odore di salmastro era intenso, l’aria che entrava in casa era quasi schiuma di mare, sospinta in avanti dal fronte dello tsunami che avanzava regolarmente, tutto il fronte oceanico alzato, una parete d’acqua di cui non si vedeva la fine. Solo alzando lo sguardo in verticale si scorgeva molto in alto l’iridescenza della cresta spumeggiante che ribolliva in cima all’onda.
di ANTONIO PIOTTI
Esiste qualcuno che può farmi avere una carta verde temporanea? Una cosa che non duri molto, due o tre mesi al massimo e poi giuro che la restituisco e torno in Europa. Mi servirebbe per non perdere una straordinaria occasione: quella di partecipare alla campagna politica per le elezioni del nuovo governatore della California. Io – lo dico subito – voto Schwarzy.
(Recensione aggressiva di 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire)
di Jacopo Guerriero

Un’idea ossessiva tormenta sociologi e critici del nostro paese: leggere i testi di chi ha meno di vent’anni come una cartina di tornasole sugli umori che, addirittura oltre la costellazione più tipicamente giovanile, attraversano l’intera società.
Andrea Inglese
Siamo tutti molto preoccupati
ormai. È difficile vederci chiaro
dietro questa coltre di preoccupazioni.
Lo si vede da come camminiamo,
masticando a vuoto, gli occhi a seguire
i contorcimenti dei pensieri, le dita
che si piegano o si allungano,
scandendo i calcoli.
di Daniele Ciprì e Franco Maresco
Pensate che dopo cinque anni ci sia attesa per il vostro ritorno sugli schermi?
Non gliene frega niente a nessuno.
Addirittura…
Il pubblico ha ben altro a cui pensare e comunque ben altre forme di evasione, di divertimento… E poi viviamo in un mondo in cui tutto è usa e getta: politica, sesso, sentimenti, arte naturalmente. Altro che attesa…
Andrea Raos
…pensando che c’è un scrittore capace di questo :
“Ci sono molte possibilità, perché la provvidenza non ammette alcun limite”, disse,
di Renzo Martinelli
“Valentino Rossi non aveva gradito quelle voci di crisi che gli avevano appiccicato dopo gli ultimi passi falsi (due terzi e due secondi posti, alla faccia della crisi…). Anche la critica più feroce lo pungeva per “colpa” sua: aveva abituato tutti a stravincere e questo gli si è quasi ritorto contro. Valentino se n’è accorto, si è sfogato reclamando solo un po’ più di obiettività e domenica si è levato parecchi sassolini dalle scarpe.
di Teatro Aperto
E’ da mesi che aspettano una mia mossa.
La torcia accesa in mano, li tengo in scacco e loro sanno che tutto dipende da un mio gesto.
di Antonio Moresco
Cari amici,
è da un po’ di tempo che vorrei dire anch’io la mia su alcuni degli importanti argomenti che sono stati affrontati ultimamente su “Nazione Indiana”. Ma ero tenuto per la gola da altre cose e non ce l’ho fatta. Ci provo adesso, che sono qui per una breve vacanza, come potrò, a piccoli pezzi, a strappi, a intervalli.
I blog, l’identità, ecc…
di Antonio Moresco
Ma sì, prendiamo ad esempio il caso di Simenon, che è assolutamente eloquente. Con una simile operazione di rovesciamento e legittimazione “alta” di Simenon -ma non solo di Simenon- è un’intera epoca che parla, che si presenta, che fornisce i suoi codici, esibisce il suo nauseante conformismo e la normalizzazione cui è sottoposta la letteratura, come qualsiasi altra cosa vivente. Hanno messo in testa a Simenon la parrucca di “grande scrittore”, il mantello coi gradi, e siccome la mossa viene fatta da un certo tipo di casa editrice, viene ripetuta a pappagallo su giornali, riviste, ogni recensore e mediatore, per mostrarsi aggiornato, alla page, non fa che ripetere che Simenon è un grande scrittore.
di Zibaldoni e altre meraviglie
Molti dei commenti ricevuti, anche dei più critici verso Nazione Indiana, contengono riflessioni importanti che vorrei riprendere, con i miei tempi, e con i miei modi, superando quel tono conflittuale che, a un certo punto, sembra aver preso il sopravvento. Così mi auguro che facciano anche gli altri collaboratori di Nazione Indiana. Intanto, prima di congedarci per le ferie, pubblico questa interessante doppia lettera mandata da Zibaldoni e altre meraviglie, la prima indirizzata a me, la seconda ai Lettori e scrittori di Nazione indiana (C.B.)
Cara Carla Benedetti,
noi, come vedrà anche da questa doppia missiva, non abbiamo alcuna fretta televisiva, quindi non si affretti a bacchettarci. Abbiamo urgenza, che è un’altra cosa.
Giorgio Mascitelli
Nei giorni scorsi sono andato a vedere La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. Come è noto, si tratta di un film di 6 ore originariamente prodotto per la televisione e poi, in seguito a vicissitudini politico-aziendali, approdato alle sale cinematografiche diviso in due parti.
di Dario Voltolini
A Mantova, durante il festival della letteratura del 2001, avevo letto questo mio personale alfabeto in un incontro con il pubblico in compagnia di Alessandro Baricco e Sandro Veronesi. C’era un sacco di gente. Baricco e Veronesi ne hanno approfittato, perché tutto quel pubblico era evidentemente lì per me!
In ogni modo, questo era l’Alfabeto.
[file audio di circa 16 minuti]
di Raul Montanari
Lo so, il posto più adatto per parlare di ciò che gli uomini vogliono veramente dalle donne sarebbe un locale pieno di fumo e superalcolici. Invece siamo nel mio appartamento milanese, ordinato come un lager; sono le sette di sera e i cinque maschi presenti si sono divisi fra acqua minerale naturale e gasata. Alberto, il fotografo, fa da sesto. Prima ci mette a nostro agio dicendo: “Fate conto che io sia invisibile” (risultato: qualche minuto di pura paralisi nel gruppo), poi entra nel dibattito e parla più degli altri. Copriamo un arco di età che va dai 24 anni di Nick ai 44 miei. A proposito: abbiamo ben due Nicola. Chiameremo Nick il più giovane, studente universitario, Nicola il 43enne molto in forma che insegna filosofia. Completano la squadra Elvis, informatico 39enne, e Lorenzo, che di anni ne ha 31 e fa l’attuario (nessuno ha capito cosa vuol dire).
di Carla Benedetti
In televisione tutti ridono. Nella cronaca politica ognuno fa battute. Il capo del governo, anche quando non racconta barzellette, pretende di essere preso con ironia. Il presidente del maggiore partito di opposizione gli replica con battute. In libreria i libri più in vista sono raccolte di battute, di sketch, di barzellette.
Sono i bestseller di oggi, firmati da comici televisivi, ormai diventati un genere editoriale di punta. Vorrà dire qualcosa tutto questo?
Ho trovato il testo che segue frugando tra le carte di un Quadrato. Credo sia lo stesso Quadrato di cui parlava il reverendo Abbott in Flatlandia, un testo che risale a oltre cent’anni fa (1882) ma che mantiene intatta la sua freschezza anche ai nostri giorni. Vi si narrava, appunto, l’avventura di un Quadrato, un essere perfettamente bidimensionale, senza spessore, cittadino di un mondo a sua volta perfettamente bidimensionale e senza spessore, che un giorno ebbe la fortuna di ricevere la visita di una Sfera: l’essere tridimensionale per eccellenza.
Risposta a Helena Janeczeck
di Carla Benedetti
Cara Helena,
è importante il senso di collettività. Ma faccio fatica a identificarlo con la “società letteraria”, neanche con quella appena passata (quella dei Pontiggia, per intenderci).
di Helena Janeczek
Scusate il ritardo. Ho avuto solo oggi il tempo di leggere un po’ di commenti arretrati che mi hanno fatto tornare l’urgenza di aggiungere al mio pezzo di qualche settimana fa un paio di precisazioni.