di Gabriele Galligani Malanotte racconto inedito Apre gli occhi. Sul soffitto della cameretta la spuma dei sogni arretra al riaffiorare dei ricordi. Quando stropiccia le palpebre, sente il trucco pizzicarle il viso....
di Irene Russo
Otto e Leo avevano smesso di andare a scuola qualche giorno prima di Margherita, quando le lezioni non erano ancora finite. L’estate li aveva chiamati dalle finestre ed erano andati a correre nei campi. Quando li vedeva, Margherita notava sempre le strisce di fango fino alle ginocchia. Li aveva sorpresi diverse volte mentre stavano in bilico sugli argini, finché uno dei due cadeva nell’acqua.
Il giorno che la...
di Barbara Lisci
Io quando sono nata me lo ricordo. Mia madre strinse le labbra fra i denti, che tanto sapeva che gridare non le sarebbe servito a nulla. E nemmeno imprecare. Io ero il suo secondo, atroce, dolore. Lo sapeva dal primo: mio fratello. Aveva sputato, gridato infamie, pregato Iddio. Ma il dolore non era cessato. Anzi, era stato un crescendo vorticoso che la faceva impazzire. In quelle grida...
di Francesca Matteoni
L’altro, si sa, è sempre il grande enigma che ci definisce. Lo si fugge, lo si cerca, lo si teme, lo si incontra per caso, lo si guarda come in uno specchio ribaltato. Tornando a perdermi nella mia collezione di albi illustrati per la prima infanzia, mi sono accorta che gran parte di quella folla di bambini buffi e normalissimi, di animali feroci che compaiono in luoghi...
di Michele Cocchi
Questo racconto è apparso sul numero III/IV della rivista cartacea e online dell'associazione Palomar.
C’è un piccolo dosso, e poi lo stradello di terra battuta curva leggermente a sinistra, lasciandosi definitivamente alle spalle l’ampio recinto del lupo.
Mio figlio mi stringe un po’ più forte la mano e io ricambio la stretta. Se ne sta in silenzio e io a quel silenzio mi accordo. Dev’essere l’effetto che nell’uomo provoca...
di Andrea Inglese
Io ho sempre vissuto in un posto dicendomi che quello non era il mio posto, che è una cosa comune, ma è comune fino a un certo punto, perché il problema della sede naturale, di quale sia la nostra sede naturale, è vastissimo, e una vita intera di certo non permette di risolverlo, anche chi si rimette alla grandi coperture monoteistiche, alle solide volte dottrinarie, quelle campate...
di Giacomo Sartori
Qualche volta mi domando se sono di sinistra o di destra. Come dire, giù nel fondo del fondo, non nei discorsi svolazzanti di tutti i giorni e durante le ben annaffiate cene con gli amici. O meglio, do per scontato di essere di sinistra, e mi vergognerei come un ladro di non esserlo, ma sento che dentro di me allignano sacche di destra, e mi domando se...
di Gianni Biondillo
Laura Bosio, Le notti sembravano di luna, Longanesi, 214 pag.
La storia di Le notti sembravano di luna, in fondo, è presto detta: Caterina è una bambina di dieci anni in una eterna Italia di provincia in prossimità del boom economico del dopoguerra. Di tutti i sogni di bambina possibili il suo è quello meno femminile, in un paese che sta scoprendo l’emancipazione portata dall’industria ma che...
di Gianni Biondillo
Stephen Kelman, Soffiando via le nuvole, 2011, Piemme, 292 pag., traduzione di Laura Prandino e Anna Rusconi
Guardare il mondo con gli occhi di Harri, un bambino di undici anni, giunto da pochi mesi in Inghilterra dal Ghana. Arrivato con la sorella e la madre, in una periferia urbana difficile, con il padre ancora in Africa, così lontano che al telefono sembra parli da un sottomarino.
Osservare...
di Giacomo Sartori
a Pauline De Margerie, editrice (in memoria)
Io sono nato senza un pezzetto, ma in fondo poteva andarmi ben peggio. A molti neonati mancano pezzi molto più grandi, o insomma i pezzi presenti funzionano da cani, sono già mezzo marci. A parte il pezzo mancante io stavo benone. Insomma benone, avevo sempre la febbre. Ma a parte la febbre alta, e il fatto che vomitavo in continuazione, tutto...
di Andrea Inglese
Che cosa davvero vi interessava da bambini?
1) TRENINI
2) DINOSAURI
3) PIANETI
Quelli dei trenini tedeschi, con i plastici e centinaia di accessori, costosissimi, pignoli fino alla morte, precisi negli orari, nella numerazione, nell’impiantistica, nelle tecniche di montaggio, pazienti, laboriosi, quelli non li ho mai sopportati. Trovavo indecente la voglia di riprodurre l’ordinaria realtà delle ferrovie, già abbastanza caotica e noiosa, in un teatrino scarno e ripetitivo, dove tutto ciò...
di Andrea Inglese
Prato n° 147 (magnetofono e proiezione super otto)
Cerchiamo di farla noi, in tutta tranquillità, così ravvicinati, confidenti, un'infanzia, senza drammatizzare. In qualsiasi momento, è di grande utilità, rimbocchiamoci le maniche, un'infanzia nuova, con rigore. È ovvio che ci va di mezzo un bambino, soluzioni alternative non ne esistono, ci andrà di mezzo, anzi mettiamocelo subito, meglio un maschio allora, che le bambine sono più difficili, se si...
di Andrea Inglese
Io ho sempre voluto dimenticare. Il mio problema specifico è dimenticare. Ho sempre avuto molte cose da dimenticare, e questo mi ha tenuto parecchio occupato durante quarantun anni di vita. Purtroppo come tutti ho dei ricordi. Uno non sceglie di avere ricordi, perché i ricordi sono già sempre lì, nelle pieghe del presente, strani e imprevedibili flussi che ci allontanano dagli oggetti e dalle persone che ci...
di Tina Nastasi
«1
Venite, mie canzoni, parliamo di perfezione:
ci renderemo passabilmente odiosi.
Ezra Pound
La passione della perfezione viene tardi. O, per meglio dire, si manifesta tardi come passione cosciente.
Se era stata una passione spontanea, l'attimo, fatale in ogni vita, del "generale orrore", del mondo che muore intorno e si decompone, la rivela a se stessa: sola selvaggia e composta reazione. In un’epoca di progresso puramente orizzontale, nella quale il gruppo umano...
di Marco Rovelli
Ho letto, uno dopo l'altro, due libri di Clarice Lispector, senza saperne niente. Trovati in libreria, sfogliando. Uno è "Legami familiari", una raccolta di racconti. L'altro è "Vicino al cuore selvaggio", che la Lispector scrisse a 19 anni – e mentre lo leggi ogni tanto ti meravigli di come qualcuno possa scrivere così a 19 anni. Ho scoperto, poi, che è considerata la più grande scrittrice brasiliana del dopoguerra...
di Fabiano Alborghetti
I
Poi il figlio s’era perso, d’improvviso nella piazza
tra la gente nasce il vuoto dove prima stava in piedi:
e nessuno che sapesse, mai nessuno che abbia visto
la maglietta a righe viola, il cappello rosso in testa.
Che ne sai dello spavento gli gridava in pieno viso
che ne sai di quel dolore di una madre resa monca
che ne sai gli ripeteva delle ipotesi più infami
e con le mani sulle...
di Gianni Biondillo
La notte ha movimenti tellurici
che scoprono la vena pura,
illesa, della memoria sepolta;
sono come il geranio scosso
dal folle
nel mio mese più crudele
abbarbicato come sto
al mio futuro vergine.
Dei campi di pannocchie virili
che rubavamo canaglie
nulla rimane in questo
cavalcavia urbano dove
in fondo si apriva un quartiere
di baracche e cartongesso
e di nuovi prefabbricati
che il Comune regalava
(civile concessione a meridionali invadenti)
ai senza tetto e agli sfrattati.
I nostri padri li occuparono
in una bestiale corsa...
di Francesca Matteoni
al paese di Torri
Purify the colors, purify my mind
Purify the colors, purify my mind
And spread the ashes of the colors
over this heart of mine!
ARCADE FIRE, Neighbourhood #1 (tunnels)
La Battersea Power Station è il mio confine sud, incastonato nell’orizzonte londinese tra la ruota panoramica e la City. La centrale elettrica in disuso è un castello abbandonato della modernità. Spesso invento storie fantastiche sul suo conto: in una è...