una ricerca poetica che si interroga sul mezzo e sul linguaggio del mezzo senza rinunciare alla qualità estetica…
Per tornare al post di Francesco,
penso che l’implicite sia molto più ricco
dal senso primo.
Ho visto uno scontro tra la publicità e la magnifica
poesia di Baudelaire,
da quale parte si evoca la bellezza delle donne?
di Gigi Spina Elena ci parla dalla sua stanza, Una stanza tutta per me, come si intitola il primo capitolo. Così, dunque, ho immaginato l’Elena di Francesca Sensini: collegata col mondo e presente a se stessa, con tutte le sue storie, pronta finalmente, una volta acquisita una voce diaculturale, a comunicare le sue memorie.
di Francesco Forlani Sappiamo fin troppo bene perché le amicizie si guastano; una frase di troppo, un'eterna gelosia, un colpo basso, un gesto meschino; ognuno conosce perfettamente il perché, al punto da ricordare la data di quella rottura, con la stessa precisione di uno Zeno Cosini alle prese con l'ultima sigaretta.
di Francesco Forlani Questa rubrica è normalmente dedicata alle “cose belle” trovate sui Social, a dimostrazione del fatto che fare rete è oggi, più che mai, una risorsa. Oltre alle cose anche le persone attraversano talvolta le misteriose maglie delle reti, e sconfinano come pensieri liberi. Ippolita Luzzo ha, dalla sua, generosità e responsabilità.
di Tiziana de Rogatis Nei contesti postcoloniali e migratori il termine homing viene usato per definire il ritrovarsi: il fare casa al di là della casa originaria.
di Yuri Sassetti Mi ero arruolato l’anno prima ma, nonostante al TEEP avessi facilmente imparato ad usare tutti i TOPFAS, specie l’MG34, non mi piaceva uccidere, sebbene a volte lo ritenessi necessario. O forse ho iniziato a crederlo dopo aver sentito le parole di OR-6 Furlan: «Un uomo mezzo morto può ancora spararvi in testa e farvi saltare le cervella.»
di Francesco Forlani Mi colpiscono i versi che hanno storia e un corpo, una passione che è fuori tempo massimo, scolpiscono la pagina, e mi lasciano sorpreso senza aggiungere nulla nè togliere alle cose, che è cosa ancor più rara. effeffe
A una passante
Ero per strada, in mezzo al suo clamore.
Esile e alta, in lutto, maestà di dolore,
una donna è passata. Con un gesto sovrano
l’orlo della sua veste sollevò con la mano.
Era agile e fiera, le sue gambe eran quelle
d’una scultura antica. Ossesso, istupidito,
bevevo nei suoi occhi vividi di tempesta
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.
Un lampo.. e poi il buio! – Bellezza fuggitiva
che con un solo sguardo m’hai chiamato da morte,
non ti vedrò più dunque che al di là della vita,
che altrove, là, lontano – e tardi, e forse mai?
Tu ignori dove vado, io dove sei sparita;
so che t’avrei amata, e so che tu lo sai!
Francesco,
Lo splendore, la delicatezza,
il fuggitivo,
Una grazia.
un esperimento interessante…
una ricerca poetica che si interroga sul mezzo e sul linguaggio del mezzo senza rinunciare alla qualità estetica…
Per tornare al post di Francesco,
penso che l’implicite sia molto più ricco
dal senso primo.
Ho visto uno scontro tra la publicità e la magnifica
poesia di Baudelaire,
da quale parte si evoca la bellezza delle donne?