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Verifica dei poteri 2.0

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5. Articolazione e differenziazione del web letterario (2006-2009)

«E c’è poi da ripensare e da reinventare – scrive Moresco all’indomani di questa “guerra civile” – tutto il problema degli strumenti e del modo migliore e più dinamico di stare anche dentro la rete, che non è solo quel regno delle libertà e delle possibilità che generalmente viene descritto, ma anche una macchina sbriciolante e immobilizzante dove tendono continuamente a riprodursi – magari moltiplicate – le stesse logiche che dominano all’esterno».[16] «Nazione Indiana» ha però dimostrato che la rete è un potente strumento di legittimazione; al punto che, tra il 2005 e il 2006 il sito goliardico VMO[17] ha un certo successo mettendo in parodia i tic e le pose di Moresco, Benedetti e Scarpa.

Nel gennaio 2006 i tre danno vita a un nuovo sito, «Il primo amore»: ora il gruppo è più ristretto, selezionato;[18] il rumore di fondo della rete viene tagliato insieme ai commenti ai post; gli stessi post sono radi, non più di uno al giorno, spesso meno. Mentre «Nazione Indiana 2.0» rimane la principale sede della discussione e della polemica letteraria in rete, «Il primo amore» si assesta sulla misura più tradizionale della rivista, dedicandosi soprattutto alla ricerca e al consolidamento di una prospettiva coerente e condivisa (dall’aprile del 2007 il gruppo pubblica anche una rivista cartacea, continua a organizzare incontri e occasioni di confronto, rafforza la collaborazione con la casa editrice Effigie, promuovendo una collana e una serie di testi vicini alle posizioni del gruppo).

Il nuovo progetto, sebbene vi collabori quasi tutto il nucleo fondatore della prima «Nazione Indiana», appare orientato decisamente più del precedente sulle tematiche e sulle prospettive di Moresco. La riflessione su critica e istituzioni letterarie prosegue (si discute Il controllo della parola di André Schiffrin, Carla Benedetti interviene sul ruolo degli editor, Massimiliano Parente sulle classifiche, Tiziano Scarpa sui romanzi d’eccellenza, un’intera rubrica – Il richiamo della foresta – è dedicata alla valorizzazione di opere trascurate del passato o del presente), ma il baricentro si sposta progressivamente verso altri temi, raccogliendo l’appello moreschiano a «guardare il mondo da una prospettiva più ampia»:

Noi abbiamo pensato di chiamare la nostra rivista, leopardianamente, “Il primo amore”, perché, nella condizione in cui siamo, bisogna attingere anche ad altre forze e ad altre possibilità ancora e sempre latenti dentro di noi per riuscire a pensare e a immaginare e a sognare qualcosa che abbia la radicalità sentimentale, emotiva e mentale necessaria per tentare di muovere uno spazio immobilizzato. Perché ormai il primo amore è diventato l’ultimo amore, il primo e l’ultimo amore sono diventati l’unica possibilità, una cosa sola. […] Abbiamo bisogno dell’impensato, dell’inconcepito. Ci vuole qualcosa di infinitamente più profondo di una rivoluzione: ci vuole una rigenerazione.

Questa prosa (e posa) massimalista, questo stile dell’estremismo – «un’enfasi del pensare, che sceglie per il pensiero scenari mitologici, in cui si riceve il messaggio assoluto o si consumano le violenze decisive della storia e del fato»[19] – impone una tensione che, sovrapponendosi all’oggetto fin quasi a nasconderlo, rischia di risolversi nel mero gesto, ma ha d’altra parte la positiva funzione, almeno in determinate congiunture, di stimolare altri – i nuovi entranti, i più giovani – a produrre opere letterarie non conformi e a fare della letteratura un fermento per la trasformazione del mondo sociale. Al netto dei limiti fin qui evidenziati, la “funzione-Moresco” ha l’effetto di stimolare attraverso una petizione di futuro[20] l’aggregazione di gruppi nelle zone più autonome del campo letterario, rafforzando così il polo dell’autonomia.

Le strutture più tradizionali della sfera pubblica letteraria non hanno naturalmente smesso di svilupparsi: se da una parte la crescente monopolizzazione del mercato librario minaccia di ridurre anche l’Italia a un paesaggio editoriale «senza editori», dall’altra non sono mancate – e con maggiore frequenza negli ultimi anni – tentativi di tenere vivo e rafforzare il polo autonomo: dalle riviste (come «Lo Straniero» o l’appena rilanciata «Alfabeta2») ad alcune collane e ai premi letterari (il Dedalus di Pordenonelegge). Nel complesso di queste più ampie trasformazioni va considerata la progressiva espansione del web letterario: vengono inaugurati, tra i moltissimi altri, i siti di ricerca poetica «Absoluteville» (2005) e «GAMMM» (2006), il blog «La poesia e lo spirito» (2007), la «Comunità provvisoria» di Franco Arminio (2008), il blog della minimum fax «mimima et moralia» (2009) e numerosi blog personali di scrittori.[21]

Nonostante le numerose, e spesso rilevanti, diversità tra gli spazi letterari organizzati in rete, si possono evidenziare alcuni elementi comuni che rendono possibile considerare questa scena letteraria come un sottocampo[22] relativamente autonomo.

Distinzione strutturale dalla sfera pubblica letteraria tradizionale. Fin dall’inizio, come si è visto, gli attori del web criticano gli attori e le istituzioni dominanti, dall’università all’editoria. La critica più radicale consiste tuttavia nel fatto che questi attori, i quali naturalmente provengono da queste strutture e spesso vi rimangono (circostanza che invita ad evitare contrapposizioni schematiche tra chi sta dentro il web e chi sta fuori), si danno una nuova organizzazione e nuove regole. La principale tra queste è il libero accesso alla discussione critico-militante, che viene garantita dalla possibilità di postare commenti: chiunque può esprimere la sua opinione su qualunque testo venga pubblicato, ad esempio, su «Nazione Indiana».[23]

Rifiuto della logica economica. Tutto o quasi ciò che gli attori di questa scena letteraria in rete fanno è volontario e non viene retribuito. Il che naturalmente non esclude che essi possano aspirare a profitti simbolici. Ciononostante, e in modo sorprendente, i principali blog e pagine web hanno una vita relativamente lunga, a volte al di sopra della media delle riviste letterarie del Novecento.

Facilità di accesso al campo (in cambio di competenze tecniche). Che il campo letterario sia caratterizzato, rispetto ad altri campi, da un «livello di codificazione molto debole» e da una relativamente alta «permeabilità delle frontiere» è stato messo in evidenza dallo stesso Bourdieu. Poiché il livello di codificazione del sottocampo letterario nel web è ancora più debole, esso offre ai nuovi entranti, se non ancora una posizione o un riconoscimento autorevole, almeno la possibilità di accedere alla sfera pubblica letteraria in modo più immediato e più rapido, a condizione (niente affatto scontata, soprattutto per chi ha una certa età) che si dotino delle competenze tecniche di base e che accettino le regole (o l’assenza di regole) della discussione nel web. In cambio il web offre loro il vantaggio di collocarsi dove, e in misura crescente, «circolano le informazioni che fanno parte della competenza specifica dello scrittore e dell’artista, dove si stabiliscono relazioni e si acquisiscono protezioni utili per accedere alla pubblicazione, e dove si conquistano talvolta le posizioni di potere specifico – gli status di editore, di direttore di rivista, di collana o di opere collettive – che possono servire all’accrescimento del capitale specifico».[24]

Ancora un aspetto. La gran parte degli attori sin qui osservati condivide la disposizione a esercitare una sorta di funzione sostitutiva (rispetto soprattutto ai media e alla politica) nella sfera pubblica. Su «Carmilla», «vibrisse», «Nazione Indiana», «Il primo amore» e «Lipperatura» si leggono decine di interventi dedicati alla riforma della legge 194, alla crisi dei rifiuti a Napoli, alla lotta alla mafia, alle morti bianche o al terremoto in Abruzzo. Questo ritorno all’interventismo sociale, ovvero a una postura dell’impegno che la precedente generazione (e non solo i “cannibali”) aveva manifestamente abbandonato, risponde non solo alle peggiorate condizioni di salute della sfera pubblica (per cui un’opera di controinformazione e di formazione dell’opinione torna ad essere necessaria) ma, nella logica specifica del campo, a una strategia di distinzione, che respinge nel passato le posizioni dei predecessori e converte in capitale simbolico specifico (letterario) i profitti provenienti da lotte condotte altrove (in particolare nel dibattito politico-civile). Se si prende a riferimento lo schema delle forme di politicizzazione nel campo letterario proposto da Gisèle Sapiro[26] si può constatare che nel web italiano non sono rappresentati né i «notabili» (scrittori istituzionali, vicini alle élites politiche, che tendono a sottomettere la letteratura a istanze morali e interessi nazionali) né gli «esteti» (che al contrario difendono la letteratura da ogni tentativo di condizionamento etico o politico), bensì quasi esclusivamente l’«avanguardia» e i «giornalisti-scrittori», il cui capitale di riconoscimento globale è più basso. I gruppi dell’«avanguardia» sono costituiti da giovani pretendenti che considerano la letteratura come uno strumento di sovversione sociale ma non trascurano le esigenze specifiche dell’arte né il principio di autonomia: esprimono il loro desiderio di intervento «come esprime la sua protesta chi non ha potere», vale a dire «attraverso manifesti e clamorose manifestazioni artistiche che vengono firmate dal gruppo nel suo insieme».[27] I «giornalisti-scrittori» tendono invece a mettere insieme letteratura e cronaca prendendo posizione attraverso generi letterari quali la satira, l’intervista, il reportage o il pamphlet.

Da questa tensione tra avanguardia e giornalismo nasce il prodotto più noto tra quelli direttamente o indirettamente riconducibili alla “funzione-Moresco” e alle iniziative nate in rete: Roberto Saviano. Saviano inizia a pubblicare i suoi racconti-reportage su «Nazione Indiana», nel 2005 organizza sotto l’egida del gruppo il convegno Giornalismo e verità, insieme a Carla Benedetti, e a curare l’editing di Gomorra in Mondadori è un’altra “indiana”, Helena Janeczek: è lecito dunque che Tiziano Scarpa voglia trarre i profitti simbolici del successo del libro osservando, senza fare nomi, che «per una volta, anche la cosiddetta “società letteraria” (ammesso che esista), l’“intelligencija italiana”, ha fatto la sua parte». Ed è indubbio che il successo di Saviano – il quale anche dopo Gomorra continua ad essere presente in rete, non solo attraverso il suo sito personale ma anche intervenendo sui blog e in altre sedi – contribuisce non poco alla legittimazione dello spazio letterario del web.

Quando nel 2008 Paolo Nori inaugura il suo blog personale fa il suo ingresso nel web letterario se non il primo «esteta», certo la prima «avanguardia» che rifiuta espressamente le modalità dell’intervento sul mondo sociale fino a quel momento dominanti. Esponente di un gruppo di scrittori cresciuto negli anni ’90 intorno a Gianni Celati, accomunati dall’interesse per la lingua del quotidiano come materiale per il lavoro letterario e più tardi riuniti nella rivista «L’Accalappiacani», Nori non è un nuovo entrante: gode già di un certo riconoscimento sia nel suo circuito letterario che da parte del pubblico. Rifacendosi ai più eccentrici scrittori sovietici quali Daniil Charms o Venedikt Erofeev, si fa portavoce di un’idea di letteratura secondo la quale uno scrittore deve rifiutare qualsiasi appartenenza (soprattutto politica) ed essere responsabile solo verso la propria scrittura. Già quando nel 2001 aveva partecipato all’incontro Scrivere sul fronte occidentale la sua presa di posizione era stata decisamente divergente. Ciò che fanno gli scrittori, aveva sostenuto, non può in alcun modo influenzare il destino del mondo:

Cioè secondo me nella semplicità a cui mi vien da ridurre la questione io credo che dopo l’11 settembre gli scrittori debbano cercare di scrivere dei bei libri come dovevano cercare di fare prima, dell’11 settembre. Cioè secondo me il convegno sull’11 settembre sarebbe stato meglio non farlo.
Sarebbe stato più interessante trovarci a parlare della funzione della ripetizione nella lingua della prosa, o della gabbia sintattica dell’italiano standard, o di come è difficile scrivere un romanzo a tesi, perché almeno erano cose delle quali, forse, avremmo saputo parlare, invece dell’11 settembre secondo me non ne abbiamo parlato bene, ma non perché non siam bravi, io ho proprio l’impressione che sia un fatto di strumenti, che non avevam gli strumenti, ci mancavano i chiodi e senza chiodi noi per il momento mi sembra non siamo capaci, di far stare su il quadro.[28]

Pur senza celare le proprie simpatie politiche (per il comunismo “emiliano” ad esempio, o l’anarchia), Nori si avvicina al polo dell’arte per l’arte più di quanto qualunque attore del web letterario abbia sinora fatto. Non si lascia dettare temi e tempi dalla situazione sociale o dai giornali; piuttosto guarda la situazione sociale e anche i giornali dal punto di vista della letteratura, come usavano fare un Viktor Šklovškij o un Karl Kraus. Attraverso il suo lavoro quotidiano sul blog e perfino quando nei suoi «pubblici discorsi» prende posizione su grandi questioni, non trasmette l’idea che la letteratura debba intervenire nel mondo, ma al contrario che il mondo possa essere svelato nella letteratura. E questa è una rottura netta con la postura dell’impegno, per lo meno nella forma in cui era incarnata da Moresco o Saviano, e determina uno spostamento in avanti della problematica del sottocampo che fa apparire, ancora una volta, “invecchiate” le prese di posizione fino ad allora dominanti al suo interno.

(segue alla pagina successiva)


[16] Moresco, Lettere a nessuno, cit. p. 668.

[17] Iniziali del fake Vincenzo Maria Ostuni.

[18] Aderiscono al nuovo progetto alcuni membri di «Nazione Indiana»: Dario Voltolini, Sergio Baratto, Sergio Nelli, Benedetta Centovalli, Giovanni Maderna e Gabriella Fuschini; a questi si uniscono Giovanni Giovannetti e Anna Ruchat. Collaboreranno anche, tra gli altri, Helena Janeczek, Aldo Nove, Massimiliano Parente, Giorgio Vasta.

[19] A. Berardinelli, Stili dell’estremismo: Fortini, Zolla, Tronti, Calasso, in Id., Casi critici, cit., p. 185.

[20] «Non si può compiere nessuna giustizia storica se non si impegna il futuro. Non ci può essere nessuna responsabilità altrui e passata verso il nostro presente se non nella misura in cui ve n’è una nostra verso l’avvenire. Scegliere una discendenza vuol dire scegliere una tradizione» (Fortini, Verifica dei poteri, cit., p. 63, corsivo dell’autore).

[21] Nel 2009 è stato pubblicato il primo studio sul web letterario, che analizza attraverso la categoria di “informazione letteraria” le pagine di «Nazione Indiana», «Carmilla», «Wu Ming Foundation», «vibrisse» e «Il primo amore»: G. Iannuzzi, L’informazione letteraria nel web. Tra critica, dibattito, impegno e autori emergenti, Biblion, Milano 2009.

[22] «Ogni sottocampo ha una propria logica, regole e regolarità specifiche e ogni tappa nella divisione di un campo comporta un vero e proprio salto qualitativo (come per esempio quando si passa dal livello del campo letterario considerato nel suo insieme al sottocampo del romanzo o del teatro)»: P. Bourdieu, Risposte, Bollati Boringhieri, Torino 1992, p. 80.

[23] L’esistenza di «Nazione Indiana» e di altri luoghi con i “commenti aperti” è un’acquisizione legata alla storia del sottocampo e consente, a sua volta, la differenziazione di siti che non prevedono commenti, ma accettano di fatto che i loro contenuti vengano discussi “in altra sede”.

[24] Bourdieu, Le regole dell’arte, cit., p. 302.

[25] J. Meizôz, Postura e campo letterario, in «Allegoria», 56, 2007, pp. 128-137 e Id., Postures littéraires. Mises en scènes modernes de l’auteur, Slatkine Érudition, Genève 2007.

[26] G. Sapiro, Forms of politicization in the French literary Field, in «Theory and Society», 31, 2003, pp. 633-652.

[27] Ivi, p. 645.

[28] P. Nori, Il quadro, in Scrivere sul fronte occidentale, cit., p. 144.

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18 Commenti

  1. A proposito della postilla nr.2 vorrei segnalare il libro di S.Halimi, allievo di Bordieu, “Il grande balzo all’indietro” edito in Italia da Fazi. Halimi è ora vice-direttore di Lediplò, LemondeDiplomatique. Libro splendido e autore molto acuto.

  2. Avendo vissuto tutto il periodo in questione su molti dei luoghi riportati e avendone visti nascere/morire tanti altri, devo dire che l’articolo e’ tutto sommato obiettivo, ma molto limitato alla sola punta dell’iceberg e davvero a spanne nelle conclusioni sui meriti/demeriti conseguenti.

    Anzitutto io contesto che i luoghi citati nell’articolo abbiano rappresentato il meglio, qualitativamente parlando, emerso in questi 13 anni sul web italico, a parte forse la “societa’ delle menti” di clarence (by Genna and friends) di fine anni ’90 che davvero foro’ la cappa generazionale e consenti’ il primo reale contatto fra outsider ed insider senza davvero alcun filtro all’ingresso.

    Mancano esperienze partite dal basso quali i newsgroup di meta’ anni ’90 (it.arti.scrivere, it.arti.poesia); mancano i siti seminativi della fine anni ’90 (almeno bookcafe, arpanet, pseudolo, fernandel, il bollettino vibrisse spedito via mail); mancano esperienze degli anni 2000 (penso almeno a sguardomobile, il compagno segreto, zibaldoni, la dimora del tempo sospeso, il magazine triestino fucine mute e anche al mio fu nabanassar).

    In sostanza, il dilemma che si inizia a porre a chi scrive di rete col piglio storiografico di chi traccia un bilancio e’ semplice: considerare i siti “mediani” come e’ stato effettivamente fatto, che convogliano e raccolgono l’attenzione -oltre che dei pochi del mestiere che mano mano si sono avvicinati al mezzo- del pubblico di rete di massa, costituito in larga parte da outsider (oggi si direbbe precari del settore umanistico) e persone piu’ o meno dignitose di varia estrazione e curiosita’ (insegnanti, sindacalisti, ex musicisti, ingegneri, preti, casalinghe); oppure considerare i siti che hanno prodotto (e in alcuni casi ancora producono) contributi letterari al livello -quando non notevolmente superiori- di quelli che fino a 15 anni fa finivano qualche volta in terza pagina.

    Tirando al massimo la questione e forte della mia esperienza sul campo, l’impressione e’ che questo articolo si limiti alle bollicine recenti del minimo ritorno mediatico, della minima pubblicita’ derivata dall’apertura al Dilettante (come qui nei commenti) e alle classifiche di gradimento, propria del web 2.0. Ma un occhio 2.0 giocoforza perde tutta la specificita’ del fu 1.0 che -ahi ahi, i bei tempi che furono- aveva tutto un altro spessore.

    E’ anche vero che dei pionieri resta un ricordo spesso mitizzato, ma la differenza tra il fu 1.0 e questo 2.0 (presto 3.0 interattivo su smartphone e altre diavolerie del genere)

  3. L’excursus storico della letteratura sul web presentato è piacevole e interessante. Spero voglia essere il primo capitolo di una lunga e più approfondita storia, altrimenti mi vedrei costretto a quotare in toto Il fuGiusco: sarebbe limitante certamente impreciso limitare il racconto della svolta della letteratura nel web rifacendosi esclusivamente a quei luoghi che hanno ricevuto maggior impatto “mediatico”, riproducendo in tal modo un meccanismo che offline già sappiamo tutti come funziona. E siccome mi pare che si è tutti d’accordo sul fatto che la quantità non è sintomo di qualità, mi aspetto che vecchie e nuovissime esperienze e progetti vengano presi in considerazione, come anche un elevato numero di “riviste” online. Voglio anche sperare che la poesia rientri nel discorso storico sulla letteratura nel web e che i siti elencati dal Giusco trovino il loro spazio.

    Luigi B.

  4. Molto interessante, aspetto con curiosità anche il seguito.
    P.s.: per dovere di cronaca, mi pare che nel saggio si menzioni anche vibrisse bollettino via mail e Zibaldoni.

  5. Articolo molto interessante, che come fa notare GiusCo non prende in considerazione usenet, ma è abbastanza chiaro negli obiettivi che si pone.

    Le gif animate di http://iwdrm.tumblr.com sono meravigliose.

    A Domenico, le note a pié pagina hanno i link rotti, occorre usare la sintassi corretta su wordpress spiegata qui http://elvery.net/drzax/wordpress-footnotes-plugin

    La scelta di pubblicazione a pagine è molto interessante, ma il nostro tema grafico non mette i link in evidenza (le pagine successive sono elencate sotto gli articoli correlati) e, soprattutto, il feed RSS offre solo la prima delle pagine.

    La lettura forse ne risente, forse no, questo è il numero di pagine visualizzate per ogni pagina dell’articolo:
    (aggiornamento 29/3: ho aggiornato il conteggio delle visite)
    verifica-dei-poteri-2-0/index.php 519 794
    verifica-dei-poteri-2-0/2/index.php 96 144
    verifica-dei-poteri-2-0/3/index.php 82 110
    verifica-dei-poteri-2-0/4/index.php 78 93
    verifica-dei-poteri-2-0/5/index.php 65 94
    verifica-dei-poteri-2-0/6/index.php 65 116

    sembra che ci sia una grossa perdita di lettori (>80%) tra la prima e la seconda pagina.

    Scrivo qui queste note casalinghe a Domenico per comodità e faccio ancora i complimenti.

  6. Un saggio necessario e molto interessante: inconsciamente lo attendevo da tempo perché mette ordine tra luoghi usati per istinto ma mai adeguatamente metabolizzati.

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.
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