Come mi sono infiltrato in una riunione socialista dedicata a Tsipras e come, trovato un vocabolario, ho scritto una lettera a Barbara Spinelli

 di François Milieu

«Ora vi racconto come è andata. Se mi concentro tiro fuori la prima immagine, poi seguiranno le altre. Vedo una sala ampia ampia piena di sedie di plastica. Le persone sedute sulle sedie. Davanti c’è un tavolino dove stanno tre microfoni con annessi signori a bocca aperta, poi chiusa. Nell’ombra ecco apparire un altro tavolo dove dita svelte scrivono su tastiere meccaniche. Occhi dall’ombra gettano sguardi per controllare che tutto fili via liscio. “Riportiamo il socialismo in Europa”, un’eco resta nella testa. Così posso dire di aver descritto lo spazio. Io? Io non so come ho fatto ad arrivare lì, né ricordo perché ci sono entrato.»

 

«Ora è il momento della trama, il più difficile, perché il senso degli eventi sta tutto dentro alle immagini. Provo così: nel viavai del mondo contemporaneo si stanno giocando i destini del socialismo in Europa. Sembra che nei grandi palazzi governino alcuni squali e individui rapaci, ma adesso un grande uomo greco rappresenta la nuova speranza per dare una lezione agli squali e individui rapaci. Lui si chiama Tsipras, si scrive come ve lo pronuncio.»

«Racconto che ho visto almeno cinquecento persone, forse di più. Nemmeno il tempo di ambientarmi e dal tavolino è partita la voce amplificata dei microfoni ed è così che le parole sono girate a trottola per lo stanzone. Un signore anziano dal viso simpatico ha dato sfoggio di un gran linguaggio da sapiente. Lui per primo ha pronunciato “partecipazione dal basso”, e deve essere stata una formula ben riuscita perché dopo molti hanno ribadito in tutte le salse questo concetto della “partecipazione dal basso”. Tali squali e individui rapaci stanno in alto e allora le persone devono organizzarsi dal basso per tirarli giù dai piedistalli. Io confesso che preferisco trovarmi insieme a quelli che si muovono dal basso, perché l’idea di stare in alto suona male, fa subito pensare a individui poco raccomandabili.»

«Là in fondo mi sentite? Come vi ho detto, l’idea che hanno avuto è quella di “riportare il socialismo in Europa” e per farlo hanno chiesto aiuto al signor Tsipras. Ho intuito, lo dico come ho capito, che questa idea di infiltrare il socialismo in Europa non è nuova. Ha la sua nobile storia, alle nostre spalle ci sono chissà quanti tentativi. Finiti male. “Ma non ripeteremo gli stessi errori del passato”. Ho guardato i tendoni intorno alla sala e ho immaginato le catastrofi in fila una dietro l’altra riempire le epoche. Un signore con il vocione di tromba e la montatura nera dei momenti importanti ha detto che lui ci aveva già provato, ma è andata a finir male perché l’aria puzzava fin da subito ai suoi tempi di un anno fa. Poi ha rassicurato tutti dicendo che l’aria nello stanzone era tutta diversa.»

«Non ho ancora detto che per ogni intervento scrosciano gli applausi, a volte addirittura si alza un gran rumore di approvazione quando qualcuno lascia andare una frase a effetto. Sono amplificato, si? Quando la sala approva l’invito a “non dividersi e a restare compatti” mi sono immaginato che tutti desiderano una unione fraterna: stretti insieme contro gli squali e gli individui rapaci. Dovete sapere che ho visto molti salutarsi e darsi pacche sulle spalle, come se davvero fossero fratelli, oppure come se si conoscessero da lungo tempo e ne avessero viste di tutti i colori.»

«Giusto, voi mi chiederete chi mai sia questo pubblico. Barbe occhi di speranza riccioli e tutti vestiti così e così; questo basti. Poi per movimentare un po’ il discorso vi dico anche che qualcuno fra il pubblico non era troppo appassionato. Per esempio ho visto negli angoli certi giovani con la faccia da furbacchioni che ogni tanto ghignavano fra di loro e si dicevano le cose nell’orecchio come se la sapessero ben più lunga delle voci espanse in amplificazione»

«Poi devo anche confessare in tutta sincerità che si sente anche una gran serietà in giro. Uso il presente per dare l’idea che tutto sta accadendo ora. Sono accigliati in molti, perché “la situazione è molto grave”, e “davvero non c’è più tempo”, e salta agli occhi un gran miscuglio di volti scuri e di entusiasmi volanti di qua e di là in forma di parole in libera uscita. Nell’angolo all’ombra dietro al tavolino principale si assiepano senza far rumore giovani uomini e giovani donne, volto sempre serio e preoccupato. Per esempio hanno le braccia conserte, che è un segno di gravità. Fra di loro si fanno segni per dire “fai in fretta!”, o per segnalare qualche emergenza da risolvere prontamente. “Forza, dai, ora ora!” In ogni angolo si nascondono terribili emergenze che se non si sta attenti e non si interviene subito tutto va a scatafascio.»

«Ora rallento un po’ e inserisco le mie considerazioni. A me sembra che in generale sia andata bene e che ci sia da sperarci sopra a questa trovata del greco da mandare in Europa con una operazione dal basso. Ma ho cercato anche di ascoltare un po’ in giro quei pensieri che volavano nell’aria senza essere spinti dal microfono. Così ho fatto delle domande e molti mi hanno risposto “Mah, stiamo a vedere”, uno mi ha detto che “ci sono più elementi positivi che negativi”, un altro che “è andata bene, perché bisognava caricare le persone, e le persone adesso sono cariche”. Allora ho sentito profondersi nell’intimo la serenità, finché un signore tutto triste mi ha detto che “le cose non vanno per niente bene, perché tutti dicono parole come partecipazione dal basso, ma sono solo esche per boccaloni e i giochi sono controllati dai soliti noti, come lorsignori i consiglieri comunali che hanno la voce calda”. Ha continuato dicendo che d’ora in poi lui – da triste qual mi è parso – vuole solo fidarsi di quelli che ti vengono a dire “sono uno squalo, l’avvoltoio fra i più infami”, o “mi piace comandare dall’alto”, perché almeno non cercano di prendere il prossimo all’amo come si fa con i boccaloni. Io devo dire che non so se il signore abbia ragione o meno, però mi è parso di pessimo umore e per nulla felice. Penso di preferire i passionari accigliati a questa tristezza. Lui mi ha fissato e mi ha detto “Non sono triste, ma melanconico”. Un mattatore anche lui.»

«Sono tornato a casa e ho preso un vocabolario per scrivere la lettera che vi porgo. Qui a raccontare le cose muovo le braccia per provare a spiegarmi e butto le parole un po’ come vengono, ma quando sono alla scrivania con il mio vocabolario mi escono le parole difficili una dietro l’altra. Tutto si ordina sul bianco della pagina e i caratteri corsivi pesano densi di autorevolezza. Fate attenzione.»

 

Cara Barbara Spinelli,

 

sono un giovane cittadino europeo e con queste poche ma sentite righe vorrei esprimere alcune mie riflessioni in merito all’appello “L’Europa al bivio. Con Tsipras una lista autonoma della società civile”, redatto da lei e da altri cinque intellettuali. Ho deciso di rivolgermi a lei perché spesso ho apprezzato l’acutezza dei suoi interventi pubblici, perché a volte le sue parole hanno arricchito i miei pensieri e infine perché mi ha sempre ispirato una qual certa fiducia, sebbene mai ci siamo incontrati di persona. Inizio a riconoscere che mi trovo d’accordo con quasi tutti i contenuti esposti nel documento. Ma in questa lettera, per brevità, esprimerò solo due dubbi, o perplessità che dir si voglia.

Il primo riguarda il tempo, o meglio la nostra percezione del tempo all’epoca attuale. Il documento, dopo aver esordito con: «l’Europa è a un bivio», rimarca l’idea che questo sia un tempo in crisi, dove ogni scelta è irrevocabile e imminente: «l’Euro non resisterà», «oggi abbiamo di fronte una grande questione ambientale di dimensioni planetarie, che può travolgere tutti i popoli», «il tempo è scaduto e la casa di tutti noi è in fiamme». Ma le frasi che ho citato lasciano tutte intravedere oltre le brume un orizzonte di speranza: “se però agiamo in un certo modo…”. Una speranza che invoca il nome di Tsipras, candidato presidente per le venienti elezioni europee di questa primavera.

Voglio solo notare che un sentimento gravato dalla scelta improrogabile fra salvezza o disastro è perfettamente conforme al linguaggio della crisi – intesa come momento emergenziale, come situazione critica – che ha giustificato gli ultimi governi nel nostro Paese. Se insistiamo a vivere il presente come se il tempo stesse sempre per scadere, non rischiamo di restringere l’orizzonte alla scelta più vicina e immediata, e di giustificarla nella sua estrema evidenza? Anche lei, pertanto, sembra accettare il gioco dello stato di eccezione.

Il secondo dubbio invece riguarda l’intero paragrafo relativo alle modalità preposte alla gestione della lista: “Una lista promossa da movimenti e personalità della società civile, autonoma dagli apparati partitici, che sia una risposta radicale alla debolezza italiana. Una lista composta in coerenza con il programma, che candidi persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio.”

Dunque mi domando: se davvero in Italia riscontriamo una drammatica carenza di autonomia nella gestione della politica, ebbene la colpa è da attribuire esclusivamente ai partiti? Io non ho mai conservato nelle tasche del mio pastrano alcuna tessera e credo di non godere dei requisiti psico-fisici adatti a militare in alcuna struttura partitica. Tuttavia contesto la tesi secondo cui i partiti siano malati e la società civile al contrario sia sana; questa, mi permetta, mi pare una semplificazione. Se esiste una carenza di indipendenza nella vita politica, le cause vanno riscontrate nella società civile intera, incluse le associazioni, i gruppi formali e informali, le “personalità” che in essa hanno ruoli di rilievo.

Non è ponendo il divieto di accesso ai partiti che si permette l’autonomo sorgere “dal basso” delle forze sociali. Su questa mia ultima convinzione vorrei soffermarmi ancora un poco. Vedo una società civile frammentata in corpuscoli di sinistra che gravitano accosti o molto distanti dai partiti; frammenti che si riconoscono ancora nelle stesse parole d’ordine, e in fondo praticano modalità di organizzazione e auto-rappresentazione non troppo dissimili fra loro. Ma quanto vuoti ormai sono i contenuti, quanto vane le promesse di “partecipazione”? E quanto deteriori codeste pratiche? Osserviamo corpuscoli alla deriva che hanno il loro unico fondamento “forte” nell’identità, nella fondazione di un “noi” determinato dall’esistenza di un “loro”. Da tale humus si origina il modello organizzativo più invalso e più infelice: il coordinamento di realtà eterogenee che si aggregano in una “piattaforma” comune nata dalla contingenza politica. In coordinamenti siffatti ogni soggettività politica tenta un’operazione di egemonia, nella speranza di accrescere il proprio potere simbolico a detrimento delle altre. Non credo di vaneggiare, no davvero, se dico che la prassi politica dei corpuscoli della società civile adotta metodi lobbistici dentro e fuori i diversi coordinamenti che nascono con le nuove stagioni e muoiono a voto consumato. Ho così descritto il modello che, a mio parere, ha preso forma a Torino attorno alla lista Tsipras.

Le due perplessità sono legate a doppio filo, perché il tempo emergenziale giustifica le pratiche politiche descritte e priva di ogni credibilità e rende inimmaginabile un discorso fondato su un’altra temporalità (più distesa) e su altre metodologie politiche (autonome, ma davvero).

Le scrivo da futuro elettore della “Lista Tsipras”, ma anche da cittadino amareggiato nell’osservare l’ennesimo tentativo che impiega le parole “partecipazione” e “dal basso” come moneta comune per mascherare pratiche politiche cieche e utili solo ad una ristretta classe dirigente.

 

Con stima immutata,

 

FM

 

«Che vedete bene come il linguaggio – mi sentite ancora? – si fa tutto autorevole sulla pagina, quasi come i discorsi al microfono.»

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14 Commenti

  1. Magari, una volta tanto, forse e` il caso di sperare che non siano solo supercazzole(specialita` in cui il pd ormai sta andando in fuga).Del resto mi pare di poter dire che gli aderenti al progetto hanno molto da perdere, nel senso che potrebbero subire la vendetta di coloro che a pensassero di non aver potuto trionfare per colpa della presenza di un soggetto alternativo che pesca nello stesso bacino elettorale, e cioe` gli stessi che hanno in mano le redini oggi da queste parti (a questo punto sarebbe interessante chiedere a Michela Murgia se ha sentore che sia in atto una resa dei conti, anche se nel suo caso, e forse per sua fortuna, la sua discesa non ha impedito la vittoria di quelli che le suggerivano cautela e, possibilmente, una rinuncia, onde non favorire l`aversario teoricamente in comune, Le_Destre, in altre parole)

  2. Sono un’elettrice per ora “eventuale”. L’articolo avvalora il sospetto di metodi lobbistici. Non ho mai creduto nel primato della società civile e la partecipazione dal basso mi annoia da un pezzo. Mah…

  3. Da un po’ di tempo mi arrovello sulla lista Tsipras, nei cui valori mi posso identificare più o meno, ma in cui non ho fiducia politica e organizzativa.

    Temo che non superi lo sbarramento del 4% in Italia perché non è visibile su giornali e tv, tra le mie conoscenze è sconosciuta o al limite identificata con qualcosa di greco per i greci. Ho sentito storpiarne il nome da persone che la voteranno – ok, per votare basta fare un segno sulla scheda, ma tant’è.

    I sondaggi che leggo danno a GUE-NGL 50 seggi, troppo pochi per influire in un parlamento pieno di euroscettici e con un EPP primo partito.

    http://www.electio2014.eu/it/pollsandscenarios/polls

    I miei obiettivi politici sono Europa, euro, stabilità italiana nei prossimi 5-10 anni. In un ipotetico scenario catastrofico (euro a 2 velocità o uscita, cura greca per l’Italia) sopravviverà solo una forza politica dotata di istituzioni funzionanti, democrazia interna, massa critica e sedi nel territorio: non è il ritratto delle mille anime della sinistra purista atomizzata (e nemmeno della lista Tsipras italiana), ma del PD, il partito che Mauro Baldrati racconta con il metro di Salò o le 120 giornate di Sodoma:

    http://www.carmillaonline.com/2014/05/02/fuga/

    ma che resta l’unico oggetto politico che potrebbe sopravvivere. A destra non esiste un partito reale e funzionante, tra gli euroscettici e gli xenofobi ci sono solo abili incompetenti, il centro è una sparuta pattuglia quasi sparita.

  4. La lista Tsipras è null’altro che una lista civetta, il cui scopo è sottrarre voti agli euro-scettici. La Spinelli, nella sua incoscienza e nella sua insipienza, è arrivata a dire che se gli Stati tornassero a limitare il movimento dei capitali si tornerebbe, a parer suo, ai vecchi nazionalismi di stampo otto-novecentesco. La gentil signora sembra ignorare come alla base della crisi vi siano proprio quei meccanismi di libera circolazione di capitali, merci, servizi (agenti eziologici della malattia, oramai terminale, che si chiama ora Euro e tra non molto Unione Europea), che hanno minato alle fondamenta ogni forma sostanziale di democrazia in tutto questo orrendo continente. Non è possibile riformare la UE: chi propone tale riformismo o è in cattiva fede o è uno stupido velleitario o, come nel caso di Tsipras, un politico che si vorrebbe cojonà er diggiuno, ricavandosi un posto al sole come enfant terrible fintamente radicale, ma sostanzialmente organico a quel sistema, la UE, che è ciò di più antidemocratico che abbiamo visto in questo continente dalla seconda guerra mondiale in poi. Vergogna Spinelli, vergogna Tsipras: di quanto sangue avete ancora bisogno per dire la verità?

    • Domenico, tu chi ritieni meritevole del tuo voto, in base alla tua visione politica dell’Europa?

      Preferisco chiaccherarne comodamente qui invece che tra qualche anno, quando magari ci incontreremo a rovistare nello stesso cassoneto della spazzatura in cerca di avanzi e rifiuti da riciclare.

  5. Questa UE non merita alcun voto. Non andrò a votare. Né voterò, in Italia, per alcuna forza politica che non sia dichiaratamente (e credibilmente, quindi la Lega la escludo a priori) anti-Euro e anti-UE, ossia per l’uscita dall’Unione Europea. Bisogna riconsiderare da capo l’unione tra gli stati europei, e l’unico modo è rompere l’unione e rifarne un’altra, in cui sia preservata, tuttavia, la sovranità monetaria di ciascun paese.

  6. Caro Andrea Inglese, grazie per aver dato voce e parole a quello che penso in queste settimane e che non so dire. forse il vocabolario non mi basta, come pare basti benissimo a te. probabilmente, come te, anche io voterò Tsipras, ma col cuore stretto da tante perplessità, quelle che per l’appunto tu metti in parole così lucidamente.

  7. se date un’occhiata al resto d’europa scoprirete che le liste legate al gruppo GUE/NGL, quello che riunisce i partiti d’ispirazione esplicitamente anticapitalista, in nessun paese, salvo l’Italia, hanno adottato la conformazione di un cartello elettorale accodato al leader in pectore Tsipras.
    La cosa è particolarmente grottesca, se consideriamo che SEL e buona parte degli intellettuali affiliati a Repubblica che si sono infiltrati in questa proposta politica non appartengono a quel raggruppamento politico, ma sono vicini al raggruppamento del Partito Socialista Europeo.
    Ringraziando il fatto che a queste elezioni sono previste le preferenze sui singoli candidati, invito coloro che volessero votare la lista Tsipras a canalizzare il proprio voto su candidati non legati al partito di Repubblica o a SEL; non ho parole educate per definire il gattopardismo di questa gente che si lega a Tsipras e a Syriza sebbene abbia molto più a che fare col PASOK (ma d’altronde il PASOK sta venendo fagocitato da Syriza, tutto si tiene), tra le compagini politiche greche, ma capisco la disperazione elettorale che spingerà molti di noi a votare comunque per l’unica lista con vaghissime posizioni lontanamente anticapitaliste.
    Se lo si vuole fare, lo si faccia con cognizione di causa, almeno, le liste dei candidati sono pubbliche.

    Per come la vedo io, gli apparati che si sono assommati a costituire la lista Tsipras lavorano solo per la propria riproduzione e, in maniera più o meno volontaria, per la sterilizzazione di ogni possibile alternativa di sinistra allo status quo, che in questo momento indebolirebbe la posizione del blocco di potere piddino.

    • Si, ma non si sa quale candidato rifiuterà l’elezione e quale accetterà (lo hanno detto, ma non sta scritto sul sito della lista) e non si sa nemmeno quale sia indipendente, dato che le affiliazioni politiche non sono scritte sul sito della lista, se non sbaglio.

  8. Voterò Tsipras. Indipendentemente da come è stata organizzata la lista, per me contano il programma e i valori. Inoltre è una lista continentale, presente in tutta Europa, e la sinistra è sicuramente più forte in Europa che in Italia; unirò il mio voto agli elettori europei per un’ Europa diversa. Se l’ Europa non cambia faranno fare anche a noi la drammatica esperienza della Grecia.

  9. Faites vos jeux(tenendo sempre a mente che gli unici elementi da temere sono le banderuole,per qualche verso, e un certo tipo di irriducibili, sempre)

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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