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La pagina che non c’era

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Riparte il concorso nazionale di scrittura creativa La pagina che non c’era, organizzato dall’Istituto Statale Superiore “Pitagora” di Pozzuoli per gli alunni delle scuole superiori.

Gli scrittori proposti per la II edizione del premio sono Viola Di Grado, Settanta acrilico e trenta lana, edizioni E/O, Andrej Longo, Lu campu di girasoli, Adelphi, Marco Malvaldi, La briscola in cinque, Sellerio, Antonio Scurati, La seconda mezzanotte, Bompiani.

L’idea guida del progetto è quella di riunire intorno ai libri i ragazzi spesso distanti dalla pagina scritta, superando la loro naturale diffidenza nei confronti dell’ ”atto della lettura” con un gioco letterario.

2 prose comode

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di Andrea Inglese

La politica della pergamena

La pergamena era stata protetta da un circuito a doppia entrata. Giaceva come inavvertita sulla soglia del vestibolo, laddove i questuanti sessuali passavano e ripassavano con dita spellate e palpebre azzurre. Se qualcuno osava utilizzarla per stilare un osceno e disperato graffito – un pene ramificante o un culo-baule, con stemma numerico breve (codice di cittadinanza socio-psichiatrico) – dall’altro capo della Residenza si consentivano transazioni illimitate a suo discapito, fino al prosciugamento delle bacheche di credito individuale. Era un sistema a strappo: chi nuoceva su di un punto preciso, dimezzava di peso sociale. Niente più guanti e giacche a vento comunali, niente più psicologi nelle ore vuote, niente più gommapiuma tra bancale e pagliericcio. La pergamena era una strategia governativa: costava il sistema di sicurezza, la posa vestibolare, e la lavorazione in montagna. Ma riduceva il numero di assistiti tra i questuanti sessuali e le persone senza lavagna magica. Il furbo, però, che sempre alligna nella più ordinata tribù, vandalizzava indenne. Scioglieva un favo di fuliggine nell’aria, e se ne andava con passo calmo, insospettabile, mentre la pergamena anneriva come scarabocchiata da un carboncino invisibile. E i vigili, all’alba, astiosi e ridicolizzati, rimediavano in ginocchio con il secchio e la spugna.

Roberto Baggio qui e altrove

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[Il 30 novembre uscirà in libreria L’ascensione di Roberto Baggio, un romanzo di Matteo Salimbeni e Vanni Santoni, per i tipi di Mattioli 1885. Nazione Indiana ne pubblica in anteprima un estratto]

Per arrivare a Coverciano si possono prendere due strade. Si può imboccare la maestra, che da via D’Annunzio porta direttamente davanti al cancello verde del Centro Tecnico Atletico della Nazionale Italiana di Calcio, oppure si può prendere un’allungatoia, proseguire paralleli all’obiettivo per circa un chilometro, superarlo, girare in una stradina strettissima, passare accanto al campetto della Santacaterina, risalire, sbucare poco prima del borgo di Corbignano e tornare indietro, fino a trovarsi davanti quel medesimo cancello verde ad apertura automatica. Il risultato è lo stesso, ma queste due strade corrispondono a due filosofie. Ai loro tempi, Valcareggi e Bearzot prendevano di sicuro l’allungatoia. Vicini e Trapattoni, probabilmente, la strada maestra. Chissà quale scelse Cesare Prandelli, al suo primo giorno in azzurro. E chissà che strada faceva Baggio.

NON E’ BELLO?

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Mentre in Italia il 18 novembre scorso si teneva il Convegno nazionale di “Scienza e Vita”, aperto dalla lectio magistralis del Cardinale Bagnasco, alla presenza di Alfano, Maroni, Bersani e Casini, all’esterno, ignorato dai telegiornali, ha avuto luogo un sit-in dell’Associazione Luca Coscioni. Accanto ai manifestanti un tabellone elencava i “diritti in attesa”: coppie di fatto, divorzio breve, testamento biologico, fecondazione assistita, ricerca scientifica.

Ciao, compagno Lucio

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di antonio sparzani

Ciao, compagno Lucio,
ti eri raccomandato con i tuoi amici più cari, quelli d’una vita, i compagni del Manifesto. «Non voglio funerali, per carità, tutte quelle inutili commemorazioni. Necrologi manco a parlarne. Luciana si occuperà della gestione editoriale dei miei scritti. Per gli amici e compagni lascio una lettera, ma dovete leggerla quando sarà tutto finito.»
Adesso tutto è finito, compagno Lucio Magri, io ho abbastanza vissuto per ricordare dibattiti, conferenze, assemblee con la tua sempre piuttosto fascinosa, diciamolo, presenza, per ricordare le tue battute, sempre eleganti, le tue polemiche anche dure, ma così caratterizzanti un’epoca in cui ancora si dibatteva sui massimi sistemi, come usava dire. Sulla storia del comunismo avevi molto pensato e ora hai anche scritto.
Con un infinito rispetto per la tua scelta di andartene così, con determinazione e rigore, per i tuoi motivi che certo solo tu conosci appieno, scelgo questo modo per trasformare il lutto, che non volevi, come non lo vorrei mai io, in un’occasione per far conoscere ― senza fronzoli ― a più persone le prime pagine dell’introduzione del tuo ultimo scritto (Il sarto di Ulm, Il Saggiatore – tascabili, Milano 2011). Eccole:

Ach, Italien!

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di Helena Janeczek

Perché i contribuenti tedeschi dovrebbero sovvenzionare le ingiustizie e i privilegi del sistema Italia? Pagare anche loro per i comodacci di Berlusconi (le Minetti e i Minzolini, per esempio)? Mostrarsi solidali con chi pensa che gli evasori fanno bene e i fessi sono gli altri?Buttare soldi in un paese marcio di corruzione, clientelismo, mafia, così come l’Italia stessa ha foraggiato invano la Cassa del Mezzogiorno? Così scrive, sul liberal-democratico Süddeutsche Zeitung, lo storico e critico Gustav Seibt, profondo conoscitore dell’Italia. Dargli torto non è facile, considerando pure che tagli drastici ai costi della politica non sono in vista e ai concittadini più ricchi verrà chiesta al massimo una mini-patrimoniale.

PREMIO MARAZZA 2012

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La Fondazione Achille Marazza, in collaborazione con la Regione Piemonte e con il Comune di 

Borgomanero, bandisce la sedicesima edizione del Premio Nazionale di poesia e traduzione poetica 

“Achille Marazza” con il seguente regolamento: 

 

– sezione traduzione 

Premio destinato a una traduzione poetica da lingue antiche o moderne edita tra il 1° gennaio 2010 e 

il 31 gennaio 2012, con una dotazione di euro 2.500. 

 

– sezione poesia 

Premio destinato a una silloge poetica edita tra il 1° gennaio 2010 e il 31 gennaio 2012, con una 

dotazione di euro 2.500. 

 

 

PREMIO MARAZZA OPERA PRIMA 

“Atti impuri” alla Trebisonda di Torino

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Il racconto per testimoniare e ingannare il mondo

Martedì 29 novembre, ore 21

Libreria Trebisonda, via Sant’Anselmo 22, Torino

Sparajurij e la redazione della rivista “Atti Impuri” incontrano

Giorgio Falco e Piergianni Curti

HOMO SAPIENS al Palazzo delle esposizioni di Roma, intervista a Telmo Pievani

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di Antonio Sparzani

Si è inaugurata l’11 novembre, e durerà fino al 12 febbraio 2012, al Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra: Homo sapiens: la grande storia della diversità umana. Per la prima volta un gruppo internazionale di scienziati, afferenti a differenti discipline e coordinati da Luigi Luca Cavalli-Sforza, ha ricostruito, tenendo conto dei dati disponibili fino ad oggi, le radici e i percorsi del popolamento umano del nostro pianeta. Genetisti, linguisti, archeologi, antropologi e paleoantropologi hanno unito i risultati delle loro ricerche in un grande affresco della storia dell’evoluzione umana. Il risultato è una mostra internazionale, interattiva e multimediale che racconta in sei sezioni le storie e le avventure degli straordinari spostamenti, in larga parte ancora sconosciuti, che hanno generato il mosaico della diversità umana.
Sono stato all’inaugurazione, ho visto la mostra e ho rivisto Luigi Luca Cavalli-Sforza, classe 1922 e tuttora in piena forma, di cui ricordo con grande piacere qualche seminario pavese distante ormai più di quarant’anni. A tutti tengo a ricordare che Luigi Luca Cavalli-Sforza, genovese, è uno dei più importanti studiosi al mondo nel campo della storia delle origini dell’uomo,

Prose brevi

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di Jacopo Ramonda

CARICHI SPORGENTI (cut up n. 24)

A piedi, sotto una pioggia fine, cercavamo di camminare controcorrente nel fiume in piena di parole non dette. Per esplicitare tutti i significati di quel silenzio avremmo dovuto parlarne per un giorno intero. Eppure entrambi conoscevamo il senso dei cortei di protesta taciturna che ci attraversavano il cranio in marcia, indossando le loro museruole. I pensieri sbucavano disordinatamente dalle nostre teste; erano così reali e tangibili che avremmo dovuto appenderci un cartello carichi sporgenti, prima che qualcuno inciampasse e ci denunciasse.

 

RIPOSARSI (cut up n. 11)

Finalmente si era fatta ora di cena. La giornata era finita e avrei potuto riposarmi. Da che cosa, non si sa. Quando sei a terra da troppo tempo non fai niente tutto il giorno, eppure stai sempre lì a ripetere che non vedi l’ora di andare a casa, a riposarti. Quando sei a terra da così tanto tempo che hai lasciato un segno sul pavimento, l’immobilità del tuo corpo ha comunque portato a qualcosa: il tuo finire sottoterra. Il tuo impercettibile affondare, lentissimo come la deriva dei continenti. Ed ecco che realizzi a cosa assomiglia la tua vita: sabbie mobili al rallentatore.

Richard Hamilton [1922 – 2011]

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Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing?
[1956 collage con immagini e pubblicità di riviste popolari dell’epoca]

Un culturista muscoloso brandisce provocatoriamente un lecca lecca Tootsie Pop verso una ragazza molto ben fornita di attributi con cappello a paralume in testa. Intorno quei prodotti in voga che renderebbero [ e continuano implacabili fino a oggi a rendere] le case moderne così differenti e così affascinanti, come l’aspirapolvere Hoover “Constellation” a palla, il prosciutto in scatola HAM, la televisione Stromberg-Carlson e il magnetofono a nastro Boosey & Hawkes “Reporter”.

NUOVI INQUADERNATI 5.

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FABIO DONALISIO

(manifestino)

rivendico il diritto all’incostanza
alla linea interrotta al buco
alla danza
l’indisciplina come forma e sostanza
di una cosa poetica
violenta (e soprattutto non stanca)
rivendico oltre un noi o un loro
voto vita contro lavoro

(che poeta è, mal e detto, destino

Il fondo del bicchiere

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di Marco Candida

Quella notte tornammo a casa dal Cowboy Landscape di Voghera con almeno sei o sette litri di birra in due – e questo significa che almeno tre quarti di quei litri riempivano la mia, di pancia. Laurina è quella della coppia che ci dà un occhio a queste cose, ci sta attenta, e difatti la sua pancia è piatta come la tavola da stiro che sempre più saltuariamente usa per le mie camicie e i pantaloni mollando a me il malloppo (“Toh, adesso ho dell’altro”). Tuttavia anche lei negli ultimi periodi – col divaricarsi dello spread, e col cambio di governo, e quei listini che si vedono alla televisione un giorno sì e l’altro anche due volte sì, che ti rimbecilliscono col loro saliscendi masturbatorio, alle nove del mattino segnando meno, poi riprendendosi, poi arrivando al pomeriggio a un’impennata e l’Italia sembra forte, pensi ai marmi delle statue, ai mattoni delle chiese, alle pietre che pavimentano le strade, e tutto sembra duro, forte, inaffondabile, fino a quando si arriva alla chiusura e tutto quanto si smorza e si attenua, “brusca virata”, la solita grigia esistenza –

Assemblea aperta contro il declino delle biblioteche (30 novembre a Roma)

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ASSEMBLEA APERTA

i lavoratori delle biblioteche e degli archivi

discutono con le associazioni culturali

e la società civile

30 novembre 2011 : ore 15,30 – 18,30

      Aula Magna  Biblioteca Nazionale di Roma

*

UN PAESE SENZA MEMORIA È UN PAESE SENZA FUTURO
.
Contro il declino di bilioteche e archivi discutiamone:
i lavoratori, l’Associazione italiana biblioteche, l’Associazione forum del libro, i lavoratori del Teatro Valle, la generazione TQ, esponenti del mondo della cultura, la SLC CGIL e la CGIL di Roma e Lazio.

Depressione

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di Helena Janeczek

Sono giorni che mi vedo così. Sono la donna bruna che cerca di catturare il pianeta malefico dentro un cerchio di fildiferro per vedere se si allontana o si avvicina. Nel film di Lars von Trier, il finale sarà l’impatto apocalittico. Non qui. Qui c’è solo lo sguardo ripetuto attraverso il cerchio, lo spread che sale e scende, l’astro che non capisci se sia più lontano o più vicino. Non si chiama Melanchòlia, ma Depressione. Temo non sia casuale che gli economisti stiano ben attenti a usare il termine. Parlano di crisi, recessione, inflazione. Al minimo accenno alla Grande Depressione sembrano spaventarsi. Divenuti auruspici di meccanismi talmente fuori controllo da apparire eventi catastrofici, temono le profezie che si autoavverano.

una nonna narratrice

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di Enrico Palandri

Cosa vuol dire raccontare delle storie? Questa espressione ha spesso un tono spregiativo: dire di qualcuno che ‘racconta delle storie’ significa denunciare scarso rispetto della realtà. Nel reale si è, dirlo è un’altra cosa. La realtà è quindi nel senso comune il contrario di una storia. Le storie, fatte di parole, sono quindi semplicemente bugie: da Omero a oggi, attraverso miti e leggende, poemi e romanzi, gli autori non hanno fatto altro che raccontare delle storie. Perché dobbiamo inventare quando possiamo dire la verità? Non riusciamo neppure a vivere tutto quello che vorremmo e perdiamo tempo a scrivere e leggere romanzi! Perché aggiungere al mondo reale un mondo immaginario?

La crisi del mondo binario di Democrazia e Denaro

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 di Pino Tripodi

1) La storia non vuol finire. La crisi della doppia D (Democrazia Denaro) che  sta attanagliando l’Europa non è solo un fatto economico e non riguarda solo lo spazio geografico del vecchio continente. Questa crisi è destinata a far deragliare il treno della storia dal binario su cui ha viaggiato negli ultimi secoli. Su quel binario erano accampati a mo’ di argini indiscutibili e insuperabili la democrazia e il denaro. Non è la prima volta del tempo storico né sarà l’ultima:  prima ancora  di completare l’universalizzazione del mondo il medesimo modello di universalizzazione entra in una crisi strutturale. La storia non ne vuol sapere di finire e riparte sempre dal punto in cui ci si prefigura un mondo a forma di omogeinizzato, di polpetta indistinguibile e indifferente governata da un rito infinito, dunque senza storia.

2)      L’universalizzazione delle macerie. I motivi di questa doppia crisi sono molteplici ma tutti ascrivibili proprio all’universalizzazione del mondo binario di democrazia e denaro. Appena una forma universale trionfa, quando tutti gli stolti cantano in sua gloria, quella forma comincia a sgretolarsi. Nei luoghi del trionfo e della gloria presto si vedranno le macerie. La ragione di crisi è intrinseca a ogni modello di universalizzazione di qualsiasi campo della conoscenza e del potere. In ogni forma aurorale esistono aspetti dinamici e progressivi. In ogni forma universale quegli aspetti dinamici e progressivi vengono ritualizzati fino a quando diventano una cancrena della forma originaria.

UNA PEDAGOGIA DELLA DIFFERENZA

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di Franco Buffoni

Si intitola “Comprendere la differenza. Verso una pedagogia dell’identità sessuale”, il nuovo libro di Federico Batini pubblicato da Armando Editore.
Ricercatore nella università di Perugia, Batini da alcuni anni ormai è il pedagogista più impegnato in Italia nelle studio di tecniche e pratiche volte a debellare la piaga dell’omofobia in particolare in soggetti in età adolescente. Ma bisogna iniziare molto presto. Perché, come afferma l’autore, “la formazione dell’identità sessuale di un soggetto non può essere ricondotta semplicemente alla comparsa dei primi impulsi e desideri erotici, ma si collega fortemente alle dimensioni affettive, emozionali, psicologiche ed è fortemente interrelata con lo sviluppo dell’identità tout court”.
Un lavoro immane ovunque, ma particolarmente in Italia, condizionata come è la scuola italiana (anche di Stato) da vetuste ideologie abramitiche e concezioni obsolete quale quella di “diritto naturale”.
Batini, dopo alcuni utilissimi capitoli iniziali in cui traccia una storia recente dell’omofobia e definisce stereotipi e pregiudizi, espone in dettaglio il risultato di tre ricerche scientifiche su adolescenti e insegnanti. Tre ricerche in grado davvero di illuminare le coscienze e di mostrare quanto impervio e accidentato sia il cammino che ci sta di fronte: la prima sulla percezione dell’omosessualità e della transessualità negli studenti universitari; la seconda sull’omofobia tra gli studenti delle scuole secondarie; la terza sugli insegnanti e l’alfabetizzazione circa l’identità sessuale.
Alfabetizzazione degli insegnanti, in primis. E dei presidi, o come si definiscono oggi: dirigenti scolastici. Salvo eroiche e sporadiche eccezioni, l’alfabetizzazione in questo campo deve proprio iniziare da loro.
Chiude il volume un aggiornato ed esauriente glossario sulle tematiche trattate.

Due poesie da: da “ll noto, il nuovo”

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di Giovanna Frene

 

III. MATTATOIO H.G.

“Oggi le nostre lancette girano solo all’indietro”
(A. Politkovskaja)

I.

laddove tristezza, tiranno, potere che domina il mondo.
laddove tiranno, potere, tristezza che prescinde l’impronta sul muro,
la scavalca, la riforma con grappoli, istinto di fuga e insieme ritorno
per le chiare ragioni che incontrano sul posto lama e cibo,
sempre lo stesso posto, la virtù cardinale degli insepolti,
parassiti

II.

trasformati nel popolo dei ratti, rimuovono gli esseri umani. che aleggia
sul posto, il fruscio d’ali, va all’incontro con il marchio di esistere,
si interseca al vertiginoso concrescere botanico e sociale
per le chiare ragioni che non guarda negli occhi lo sguardo,
ritorna al buon senso, la virtù cardinale degli insensibili,
pulizia

III.

vivono ancora tra le nostre, crescono esposti al triste.
della distruzione, l’ala, che sopra il fatto, si rifà; potere.
altre tristi, rovesciate ai suoi piedi per il vento, ventre del progresso.
lo scavalca per le chiare ragioni che se è per sè non incontra niente
di intero, spada che ritorna alla roccia, la virtù cardinale degli insidiosi,
patria

Non chiamateli ragazzi

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[A piazza Tahrir si combatte ancora. Ho chiesto a Barbara Teresi un pezzo sugli avvenimenti di questi giorni. Si scusa con me, via email, della sua scrittura a caldo, colma di passione. Ma certe volte la passione serve, eccome. G.B.]

di Barbara Teresi

“Noi sogniamo un paese in cui ci sia giustizia sociale e loro sognano un paese in cui portare avanti i loro interessi personali. Il nostro sogno è un paese in cui ci siano sicurezza e libertà e il loro sogno è una nazione governata dalle forze dell’ordine. Il nostro sogno è la dignità umana, il loro i tribunali militari che processano i civili. Il nostro sogno è un paese governato da persone corrette e preparate, il loro è un paese governato da generali. Il nostro sogno è nato negli anni ’70, ’80 e ’90. Il loro è nato negli anni ’30. Il nostro sogno diventerà realtà, il loro finirà nella pattumiera della Storia”.

Uovo al tegamino

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di Chiara Marchelli

Ti hanno appena portato un uovo. Ho chiesto all’infermiera di lasciarci soli, tu e io. Non c’è nemmeno mamma, che ho mandato a casa a dormire un po’. Ha fatto gli occhi di una esclusa dalle cose importanti, ma la conosco bene e sulla sua faccia stanca ho trovato anche una traccia di gratitudine. Non te la prendi, no? Hai vissuto e amato a sufficienza per capire che non ce la fa, a volte, e chissà come se la caverà tra poco, quando tutte queste prove generali saranno finite davvero.
L’uovo ha un bell’aspetto. Tutto mi aspettavo, tranne che esaudissero questo tuo piccolo capriccio. Un uovo al tegamino. Forse è merito di Marta, che è tornata in corsia apposta per te. Sei sveglio, quando passa? Ci fa sempre ridere con le sue battute da cabaret. Ti ricordi quando vi siete visti in centro, questa primavera? Mi ha scritto una mail dicendo che ti aveva beccato a far vasche con le braghe rosse e mamma a braccetto, come due fidanzati. Viene ogni mattina, prima di andare in ufficio, fa un paio d’ore menando ordini a destra e a manca, come quando era caposala. Non credo che possa, le infermiere la odiano tutte e di conseguenza anche me, che sono la sua amica, ma noi ci divertiamo e sappiamo che se c’è lei tu muori un po’ meno.
Chissà se la senti, quando arriva. Ti sedano così tanto che apri gli occhi solo a quest’ora, per poco.