di Marco Rovelli
Da Renzi c’erano anche degli intellettuali: Baricco, Nesi, Scurati. Ma anche l’ex poliziotto ed ex editore Castelvecchi, che adesso fa parte di VeDrò, una vera e propria lobby trasversale di centrodestra e di centrosinistra (a capo, il pdemocristiano Letta e la finiana Bongiorno), nella cui attività si legge bene quella nefasta trasversalità (che non può che appiattirsi sulla prospettiva generazionale) di cui il progetto renziano è prodotto.
Matteo Renzi è un uomo pericoloso, e così il suo progetto politico. Partiamo dalla persona. Renzi è pericoloso perché di cartapesta. Come quei mostri dei fumetti che li colpisci e si sgonfiano, ché dentro non c’era nulla. E’ proprio questa la sua massima pericolosità: dentro Renzi c’è il nulla. Ma il nulla, se messo bene in scena, risulta simpatico. E’ adattivo. Scivola, si dà la forma che il contesto richiede. Il Renzi, quando parla, recita la parte del furbetto, ma è una parte serena. Non si scompone mai, sorride, ammicca, è un muro di gomma che evita ogni tipo di rappresentazione del conflitto – inscrivendosi così in quella che è la sua vera heimat, quella democristiana. (Ciò che mise clamorosamente in scena con il gesto politico – che poteva suonare come omaggio feudale – dell’andare ad Arcore).









