di Andrea Inglese
Inutile trattarle con ironia o condiscendenza, le narrazioni esistono nel frantumato mondo della sinistra italiana, ed esistono ancora prima che qualcuno come Vendola ne denunci l’insufficienza o la mancanza. Avranno perso la maestosità novecentesca, ma pur diminuite e rabberciate affiorano nelle discussioni pubbliche o private, in bocca a dirigenti di partito o nei messaggi in rete tra militanti. Ve ne sono due almeno, tra le più ricorrenti e sclerotizzate, che varrebbe la pena di evocare. Una coesiste grosso modo con la dirigenza del PD ed è un racconto di opportunità da cogliere e di buon governo. Ha come protagonisti i membri della classe media e come grande nemico il mefistofelico Berlusconi. L’altro è un racconto di contestatori che si vogliono lucidi e irriducibili, e ha come protagonisti piccoli gruppi di militanti calati nelle trincee. Il nemico, in questo caso, è l’onnipotente e pervasiva macchina del potere capitalistico; da essa si dà una sola opportunità di scampo: la Rivoluzione mondiale, ad orologi sincronizzati.










