da Chiunque cerca chiunque
di
Francesco Forlani
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Quattordicesimo capitolo
Rue du Paradis
Mo, oui, mo propre, t’arricuorde, te souviens tu?
Della volta che alla festa, lì in giardino, a Montreuil, da Giusti l’editore di Breccia e José Muñoz, si rimaneva aggrappati alle panche ed al vino, e tu che mi servivi da bere – la musica arrivava chiara e forte dall’interno e si sentiva la gente ballare a coppia e da soli- con Massimo che controllava l’orologio perché quando lui si rompe i coglioni lo deve vedere scritto, e quando è scritto, il numero in genere non va oltre la mezzanotte. Le luci soffuse che erano dentro e fuori e respiravamo l’aria diversa da quella della città seppure la separasse da essa una sola fermata di metropolitana. Una differenza di cinque, dieci gradi di luce in meno e di stelle che ti sembravano uscite a far festa di nuovo solo perché guardavi il cielo terso delle banlieues quello su cui quando si infiammano, le colonne di fumo precedono di un miglio quelle dei CRS, e delle tute blu con gli sfollagente.










