di Teo Lorini
Le Indagini sulla cultura della nostra epoca (così il sottotitolo) che compongono questo nuovo libro di Carla Benedetti hanno varia origine: atti di convegni, interventi in rivista, in rete e così via. Eppure esse compongono un testo che colpisce per compattezza e che si apre con la constatazione che mai, neppure nelle epoche più tenebrose del passato, l’uomo si è trovato a confrontarsi con la prospettiva dell’estinzione, oggi invece ritenuta un rischio concreto da parte degli scienziati che registrano la sovrappopolazione, il surriscaldamento del pianeta, la consumazione delle sue risorse ad opera della razza umana. Nel Tradimento dei critici (2002) Benedetti aveva descritto come, a partire dalla seconda metà del Novecento, la vita culturale era stata progressivamente invasa da cupe descrizioni che davano “tutto per liquidato”, fino a ripiegarsi su se stessa, autocondannandosi a una perenne epigonalità. Qui riparte da quella considerazione, constatando con stupore e amarezza che, persino in un orizzonte ogni anno più drammatico, le humanae litterae cui per secoli i grandi ingegni della nostra razza hanno attinto, facendone scaturire prospettive innovatrici e vivificanti, sembrano inerti e arrese al concetto mortificante e mistificatorio del “non possiamo farci nulla”.









