di Chiara Valerio
Finalmente tutto ha di nuovo, se non un ordine istituzionale, almeno una motivazione superiore, nobile e quasi anacronistica. L’irrespirabile clima da fine dell’impero che aveva avvelenato la nostra politica interna con incredibili eccessi di linguaggio, pensiero, atteggiamenti e moine non era che un cattivo odore persistente. L’impressione, condivisa e agghiacciante, di programmi e proclami politici somiglianti a palinsesti televisivi, di interviste ripetitive quanto monologhi stanchi di un pallido Drive in, di dichiarazioni vagheggianti persecuzioni in toghe rosse, di una vita quotidiana schiacciata, come uno spot pubblicitario, tra continue messinscena di minorenni a ballare nude in cantina davanti a uomini decrepiti, carabinieri che riaccompagnano a casa orde di sedicenti escort, agende istituzionali piene come elenchi del telefono era davvero solo e soltanto una impressione. Ci siamo sbagliati quasi tutti. Perché questo paese non è guidato da un Primo Ministro senile e dissoluto, da un barzellettiere folle, dalla voce di un duo canoro il cui secondo è Apicella, da un portatore di bandana, dal misero architetto che ha trasformato un paradiso caraibico in una Milano tre. Non è così. Ci siamo sbagliati quasi tutti.












