Benedetta Tobagi, figlia di Walter, è stata la prima a mettermi al corrente di questo appello. Aveva tre anni quando uccisero suo padre sotto casa, ne ha scritto un libro con cui muove già oltre la propria memoria e il proprio dolore, e oggi dedica una parte cospicua della sua vita a una ricerca che mira a restituire verità e giustizia a tutte le vittime di quegli anni. In primo luogo quelle delle stragi. Le stragi nere e “di Stato” che restano un buco nero come trauma collettivo e come lascito oscuro che ha potuto continuare a agire sotto, ma che rischiano di rimanere per sempre senza colpevoli. L’ultima sentenza per Piazza della Loggia a Brescia è un’assoluzione per mancanza di prove (quelle stesse prove manipolate e fatte sparire dai servizi deviati). Lo stesso è accaduto per Piazza Fontana.
Questo appello è meno “visibile” di altri, visto che non è indirizzato al presente o al futuro prossimo, ma, per una volta, potrebbe diventare uno strumento di pressione politica reale. L’accesso agli archivi è forse l’unica carta per cambiare il corso della giustizia. Sicuramente sarebbe un contributo decisivo per ottenere quella verità che ci spetterebbe per bisogno e per diritto. (hj)












