L’assaggio
di
Franz Krauspenhaar
Mi sono ritrovato col mare nella testa, come una lama fabbricata a Lumezzane Gazzolo. Era sole, la guarnizione. Guardavo all’orizzonte e vedevo il mondo in miniatura. Il commendator Toroni faceva il suo largo alle trombe Turchetti e a te Mario Bianchi. I milanesi sono portatori insani di panettoni e guglie asimmetriche. “Dài, Franca, casso, fà vedere il culo a tutti, demm, facciamoci riconoscere per quello che siamo!”, dice Toroni all’amante Femi (le manca un Benussi sul pedigree e poi siamo nel commedione di Ric & Gian.) “Vede dottò, qui dagl’anni sessanta non è cambiata ‘na mazzancolla!”, mi suggerisce a tre centimetri dall’orecchio destro Pasquale, il noto bagnino di Livori Beach. Sulla Costiera sono arrivato da tre giorni, anzi tornato, che ci vengo a sdraiarmi da secoli col frigobar, le pale semoventi sulla testa e prima, fino alla scorsa estate, mia moglie Frida (detta t’aggio voluto bene) ora morta (purtroppo – dico per dirlo, certo) per cause di tumore avvenuto in tutto e per tutto durante i mondiali di calcio del Sudafrica. Così che Frida (cognome da signorina Freihalterhofer) alle prime partite cominciò a sentirsi peggio del solito e verso le semifinale, ai fischi d’inizio e dopo gl’inni nazionali, era praticamente in coma irreversibile.





