Osservazioni sulla posizione della filosofia
dentro e fuori del mondo
di
Jan Patočka
traduzione di Gabriella Baptist
(testo originale)
Queste poche parole non hanno la pretesa di essere filosofia nel senso proprio del termine. Non entreremo qui nel cuore dei problemi propriamente filosofici. Non è nostra ambizione dare un contributo al dialogo filosofico che si svolge tra le varie epoche, di millennio in millennio: dialogo di coloro la cui esistenza nel tempo è un’abolizione del tempo – più ancora che quella del poeta o dell’eroe, misurata all’eternità. Ogni grandezza dipende, in definitiva, da un varco che la dimensione extra-temporale si apre in seno al tempo, ma la grandezza filosofica implica, inoltre, la comprensione esplicita dell’unità del tempo e del sovratemporale. Ora questa grandezza non è forse estranea all’epoca attuale, insensibile persino alla grandezza del poeta e dell’eroe? L’idea che ci facciamo del filosofo non è forse quella di un uomo al quale la vita intera appare necessariamente come materia da pensare, di un uomo quindi che non è semplicemente filosofo in un momento o in un altro, all’occasione, tra gli altri piccoli vizi e virtù, ma di un uomo che è filosofo per davvero? Proprio mentre la filosofia dei nostri giorni sembra essere diventata una cosa contingente che il percorso della vita può incrociare o lasciare completamente da parte. Come può una filosofia del genere, alla deriva e senza passione, resistere agli assalti del “mondo”?











