Helena
Ho una piccola penna nel portafoglio
che hai strappato via due giorni dopo
all’ala azzurra che forse ha condannato
un uccellino ignoto sotto ai tuoi occhi.
Gli hai dato acqua che non riusciva a bere,
gli hai offerto cibo che non credevo adatto:
volevi dargli cioccolato in mancanza d’altro,
finendo per spaccargli col piede di una sedia
i primi pinoli che hai raccolto.
Con cura e carezze di un bambino
che si rispecchia in un simile di un’altra specie,
l’hai snaturato. Per salvarlo. Per scoprire
che non sanguina e non scoppia,
che è fatica dentro e non l’arresti,
la morte che fa schifo ed è ingiusta.
Da morto gli hai dato un nome: Cresselia
L’hai chiamato come una creatura d’aria
venuta da Oriente con un videogioco.
Hai pensato una preghiera vicino al suo corpo.
Hai strappato una piuma per portarla addosso
senza paura di contaminarti.
Hai fatto tutto giusto.
Come facevi a sapere che si nutre di ghiande,
che è diffusa dalla Maremma al Giappone,
se non ti fosti evoluto senza saperlo
come un Pokémon di specie leggendaria,
sino a ritrovarti in una ghiandaia giovane
per amore e per bisogno.

Carmine
Capisci, è successo qualcosa
Una delle Erinni ha smesso di vendicarsi
Ha interrotto il discorso
Dai treni si vedono alberi
E lontano come in un disegno, un fiume
Il cielo turchese è già andato
Si vede l’amaranto e il rantolo del sole
un cane abbaia al nulla della notte
è una misura colma d’acqua
Ci assolve il giorno e la vista di una tigre occasionale
i nostri atomi trasformano gli spazi
si ostinano ad andare
si schiudono
reagiscono
si fanno gioielli
comete
cristalli
lo sai che sparano ancora gli uomini
agli uccelli?
È per questo che dal cielo cade un rosso sangue
Che finisce nel nero del catrame
Che provoca il dolore e l’animale
Una sorta di macelleria stellare
Poi ti svegli
E senti
Tu la mia voce
E non è un sogno
Dall’altra parte della strada
Gli spazzini sono già al lavoro
Gli uccelli in fila guardano
Cade la neve d’agosto
Il rumore è bianco