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DIMISSIONI MINISTRO CARFAGNA

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di Franco Buffoni

Una studentessa di 26 anni è stata aggredita settimana scorsa in piazza Bellini, nel centro storico di Napoli, da un gruppo di giovani dal capo rasato. La ragazza era stata l’unica a intervenire in difesa di alcuni omosessuali che erano stati malmenati dallo stesso gruppo di delinquenti. Nell’indifferenza generale delle numerose altre persone presenti, la ragazza è stata presa a calci e botte e ora rischia anche di perdere un occhio.

La situazione di Napoli non è nuova. Quanto è accaduto non è un fatto isolato. Le aggressioni ai danni di persone omosessuali e transessuali stanno aumentando dovunque in Italia: un’intera comunità viene lasciata sola in balia di veri e propri raid squadristi di stampo omofobico, complici l’assenza e l’ignavia istituzionali.

Un esempio chiaro e incontrovertibile di questa volontaria assenza dello Stato di diritto è il comportamento del ministro Carfagna, che ha praticamente tolto ogni riferimento alle persone omosessuali e ai transessuali dal sito delle Pari opportunità.

Si richiedono le dimissioni del ministro Carfagna per palese e volontaria omissione di atti d’ufficio.

E Tic e Tac di una Persona per bene

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Conosco Andrea Pedrazzini da almeno una quindicina d’anni. C’è un suo disegno che mi porto dietro ad ogni trasloco e che mi fu dato nel ’95, grazie alla regola secondo cui i redattori di Baldus ricevevano l’originale che aveva illustrato l’articolo. Da allora abbiamo incrociato penne e matite fino alla più recente collaborazione per Sud le cui copertine sono affidate all’estro dell’artista. Qualche mese fa su Facebook cominciai una micro serie di aforismi incentrati su un personaggio, la persona perbene ( con distacco ) che giravano in rete un po’ come messaggi nelle bottiglie, forse più semplicemente come bottigliette leggermente alcoliche, lievemente amare, sul tipo di quelle che si trovano dietro alle casse delle stazioni di servizio. Così il generoso Pedrazzini ha deciso di farne delle etichette (petites éthiques poeTic) che vi propongo. Ne faremo un gran (piccolo ) libro. Forse.
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march 18 @ 3.34pm
effeffe immagina una persona per bene fare sesso. Lui o lei aveva confuso preliminari con eliminatorie. Concorso di colpa.

Entuziazm – Simfonija Donbassa

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di Rinaldo Censi

Un po’ di storia, per cominciare. Jay Leyda, autore di una cruciale Storia del cinema russo e sovietico, riporta questo ricordo del cineasta inglese Thorold Dickinson, presente il 15 novembre del 1931 alla proiezione londinese di Entuziazm (Simfonija Donbassa) di Dziga Vertov, suo primo film sonoro: «Quando Vertov si recò alla presentazione del suo primo film sonoro, Entusiasmo, alla Film Society di Londra il 15 novembre 1931, insistette per controllare la proiezione del sonoro. Durante la prova lo tenne a un livello normale, ma allo spettacolo, avendo vicino il direttore del suono del cinema Tivoli e un funzionario della Società, alzò il volume a vertici che toccavano la soglia del dolore. Pregato di desistere, rifiutò e finì la serata combattendo per il possesso dello strumento di controllo, mentre l’edificio sembrava tremare per il diluvio di rumori provenienti dallo schermo». (Leyda, pp. 427-28)

Terremoto

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di Elena Rapisardi
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«Qualche volta una specie di gloria illumina lo spirito
di un uomo. Succede quasi a tutti. Lo si può sentir
venire su o prepararsi come il detonatore che sta per
dare fuoco alla dinamite. È un sentimento nello
stomaco, un piacere dei nervi, degli avambracci. La
pelle gusta lʼaria e ogni respiro profondo è dolce.
I suoi inizi danno il piacere di un bello sbadiglio aperto;
balena nel cervello e tutto il mondo se ne accende
davanti agli occhi. […] E io credo che lʼimportanza di
un uomo nel mondo possa essere misurata dalla
qualità e dal numero delle sue glorie. È qualcosa di
solitario ma ci mette in rapporto con il mondo.
È madre di ogni creatività, e separa ogni uomo dagli altri»
[John Steinbeck, la Valle dell’Eden]

Quando, dopo il terremoto del 6 aprile, decisi di partire per prestare servizio come volontaria di protezione civile, non sapevo a cosa sarei andata incontro, sapevo però perché avevo deciso di partire. E già questo non è poco, visto che spesso capita di decidere di compiere azioni senza una vera ragione.
Partivo perché banalmente ero colpita da questa tragedia umana, perché volevo rendermi utile anche pulendo cessi e zappando.

LETTERA A BAGNASCO

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di PAOLO FARINELLA

Egregio sig. Cardinale,
viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città. 

Ho letto la sua prolusione alla 59ma Assemblea Generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato – o meglio non ha trattato – la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Incontro con la poesia

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domenica 28 giugno ore 18:30
ai giardini di Castel Sant’Angelo

Introduce
Fabrizio Fantoni

Letture dei poeti
Carlo Bordini, Franco Buffoni,
Bianca Maria Frabotta, Francesca Merloni,
Elio Pecora, Luigia Sorrentino,
Valentino Zeichen

Musiche composte
ed eseguite dal vivo
da
Marco Colonna

In chiusura
Transiti
Concerto di poesia sonorizzata

di
Zingonia Zingone e Pierluigi Virelli

 

Diktiriovskaja

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di Giovanni Catelli

Dimmi, forse tu sai, ancora, i numeri degli anni, tutta la catena infaticabile dei giorni, che hai ceduto all’avvenire, o alla memoria, senza serbare per te che il puro istante, l’attimo, di gesti che segreti andranno col silenzio, con ogni tuo furtivo allontanarti nel domani :

So Long, Jacko

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di Michele Monina

Ho cominciato a scrivere professionalmente di musica proprio con Michael Jackson. Era il 2000, e la rivista Tutto Musica mi affidò la recensione di Invincible. Armato dell’arroganza di chi è ancora giovane, e pensa che tutto sia consentito, fui spietato. Dissi che con quel cd ci si sarebbe dovuto fare un poggia bicchiere, che lo si sarebbe dovuto legare allo specchietto della macchina, per fregare gli autovelox. Tutto fuorché ascoltarlo. In realtà, quello che poteva sembrare un gesto denigratorio era il mio ultimo atto d’amore verso un artista e un uomo che, lo sapevo bene già allora, lo so benissimo adesso che sono più vecchio e saggio, ha fatto per il pop più di chiunque altro nel quarto di secolo che ci ha traghettato nel nuovo millennio.

Estratti: Enrico De Vivo

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Qui non c’è niente
di
Enrico De Vivo
da “Divagazioni stanziali” (QuiEdit, 2009)

Flânerie pomeridiana in una giornata caldissima di novembre con Enrico detto Berlusconi (perché ha sempre molti soldi in tasca), mio cugino e omonimo, carattere originale che starebbe benissimo così com’è in farse popolari tipo sceneggiate o anche nei romanzi di Mastriani. Grandi discussioni sulle cose più impossibili (cavalli, filosofia, cielo), e approdo infine allo studio di N. Z., socialista d’annata ma giovane quanto me, rimasto socialista, italiano e craxiano, a dispetto di tutto e di tutti. Con aria da grande saggio, rassicurante e affettuoso, N. Z. ci fa accomodare in poltrona davanti alla sua scrivania – noi due nel ruolo preciso di postulanti. Cosa siamo venuti a postulare? Siamo venuti qui perché a un amico di Berlusconi serve un favore, deve far visitare il suocero da un medico che dichiari che è matto, in modo da ottenere l’invalidità e la pensione sociale. N. Z. è “a disposizione”, lo dichiara subito: “a disposizione, Enrico, cosa ti serve?”. Da queste parti la “disposizione” è un’istituzione medievale, quasi un dovere del vassallo nei confronti del suo servitore: in apparenza è l’attuazione di un servigio, in realtà è l’affermazione di un potere.

L’augusto servo dell’imperatore

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Leggendo un articolo di Repubblica di 15 anni fa scopro il pensiero illuminato di Augusto Minzolini, giornalista e attuale direttore del TG1, colui che è snobisticamente schifiltito e contrariato all’idea di dare nel suo TG notizie “di gossip” sulla vita privata del suo Presidente del Consiglio.
Vi riporto qui la parte finale dell’intervista fatta all’epoca al giovine Minzolini:

Locandine d’Artista + Stéphane Bouquet + Florinda Fusco alla Camera Verde

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RomaVenerdì 26 giugno, dalle ore 20:30

presso il centro culturale La camera verde
(via G. Miani 20)

Locandine d’artista

immagini e/o testi di

Andrea Inglese, Francesco Forlani, Florinda Fusco, Michele Zaffarano, Renata Morresi, Marco Giovenale, Jennifer Scappettone,
Zeno Tentella, Alfredo Anzellini, Antonio Semerano, Giuliano Mesa, Manuela Sica, Giacomo Leopardi, Pierre Martin, Giuliana Laportella

inoltre:

presentazione del libro

Dizionario di quest’uomo – Dictionnaire de cet homme

di Stéphane Bouquet

(La camera verde, collana Calliope)
introduzione e traduzione italiana di Andrea Inglese

+

segnalazione dell’uscita (e breve lettura) del nuovo libro di
Florinda Fusco, Tre opere

(Oèdipus, collana “i megamicri”)

* * *

La camera verde è in Via Giovanni Miani 20 – 00154 Roma (quartiere Ostiense)
tel. 3405263877, e-mail: lacameraverde@tiscali.it
pagina (under construction): http://www.lacameraverde.com/

GranTorino: Giorgio Vasta

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proseguono le interviste fatte per Booksweb

qui l’originale:

Urla lanterna magica!

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di Domenico Pinto

«Passano donne meravigliose. Io cammino su questa zattera oblunga, dentro una rete di manifesti, di affissi, di visi, di luci; mi addentro nei labirinti di ànditi, androni, passaggi, gallerie, scorciatoie, che la contornano. Dappertutto un inconfondibile aroma di cultura centroeuropea. Io conosco le angustie economiche, gli scompensi che affliggono questo paese, risalito a stento dalla morta palude dello stalinismo. Ma mi consolo, pensando che, se non domeranno il suo ardire con striduli giri di vite, esso tornerà a reggere insieme, come uno spillone da balia, i lembi stracciati dell’Oriente e dell’Occidente. È un còmpito sovrumano, insidioso, ma forse il più lusinghiero che possa oggi offrirsi ad un popolo».

Irpinia Wave – Cairano 7X

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Dal 22 al 28 giugno a Cairano, Irpinia d’oriente, si svolge un evento piuttosto originale che vede coinvolte oltre trecento ospiti: studenti, contadini, muratori, architetti, archeologi, cineasti, scultori, filosofi, musicisti, poeti, cuochi, e altri pellegrini che vogliono offrirsi e offrire un’esperienza di una comunità provvisoria, forse l’unica possibile in questa stagione di autismo corale. Speriamo che la settimana di giugno e tutto il lavoro che seguirà possa far capire ai politici che i territori interni hanno bisogno di essere considerati non luoghi vuoti da riempire d’immondizia. Non pensiamo nemmeno che la soluzione sia attraversare le terre di mezzo con l’alta velocità. Non siamo paesanologi, non nutriamo nostalgie dei paesi com’erano una volta. Ci sporgiamo verso il futuro partendo da una fonte che sia solo nostra. Siamo stufi di pensare a questi luoghi con le categorie degli altri. Non cerchiamo turisti, ma nuovi residenti. E si verrà in questi luoghi non solo per lo loro bellezza, ma perché qui si può sperimentare un diverso modo di vivere, lontano dall’affollata insolenza dei centri urbani.
Franco Arminio (direttore artistico Cairano 7x)

Scusate, sono momentaneamente assente – Vito Riviello Tribute

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di
Francesca Bellino
qui

Se il poeta raccoglie le voci degli altri, Vito Riviello lo ha fatto con estrema precisione di linguaggio, leggerezza clownesca e audace e continua pulsione verso la verità.
Grande affabulatore, portavoce della questione meridionale, comunista senza tessera, sessantottino ante litteram, anticonformista, dadaista, amico di grandi personalità da Ernesto De Martino a Rocco Scotellaro, da Pablo Neruda a Leonardo Sinisgalli ad Alfonso Gatto, ma soprattutto avant-poeta lontano dalla monumentalità della cultura ufficiale, Vito Riviello, scomparso a Roma il 19 giugno 2009, ha percorso e raccontato il mondo sempre con lo sguardo curioso di un bambino e il pensiero intuitivo di un genio.
E’ stato lungo il cammino di Vito Riviello, come è lunga la strada che fanno le parole che sgorgano spontanee nei suoi testi realisti-surrealisti.

Per Neda

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Ho dovuto prenderla

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di Anna Tellini

Ho dovuto prenderla, con quel boccio volenteroso dopo 54 giorni: senz’acqua. Questa volta ero persino più forte del terremoto e potevo salvarla, lei piantina sempre un po’ stenta, che presto avevo imparato più che altro a tollerare, visto che ormai c’era.

Una luce diversa

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di Antonio Sparzani
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La mattina romana è ancora giovane quando attraverso Campo dei Fiori in cerca di un caffè accogliente e tranquillo abbastanza da poter raccogliere le chiacchiere con l’amico appena conosciuto di viso e di figura ma già noto per quel che ha scritto e prodotto nelle sue ricerche matematico–letterarie e per questo subito avvertito così vicino al mio modo di avvicinare i contenuti che la professione e il gusto mi invitano a scavare; ci sediamo intorno a un tavolino all’ombra severa ma radiosa del Nolano, quel frate così bizzoso e intraprendente da aver sfidato il potere quello vero, quello che non perdona, no, non perdona se non ti prostri ai suoi piedi rimangiandoti la lingua amaramente.

Fabula rasa

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[Trascrivo alcune parole messe da parte nel corso delle letture forzate dei dizionari. Quelle che seguono sono tratte dallo Zingarelli e dal GDU. dp]

criptolalia
[comp. di cripto- e -lalia; 1990]
s. f.
* Uso abituale di espressioni di significato oscuro.

imbono
[da imbonare; 1889]
s. m.
* (mar.) Quanto eccede, e va tolto, quanto manca, e va aggiunto, per rendere a misura un pezzo di costruzione nelle navi in legno.

Mandare il cervello a zonzo, †confondere la mente; (lett.) fantasticare.

ALFRED JARRY, I PEDONI INVESTITORI

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di Alfred Jarry

I PEDONI INVESTITORI (pp. 37-38)

L’opinione pubblica si è commossa in occasione della corsa automobilistica Parigi-Berlino39, per l’incidente che segue: in una delle città neutralizzate, un bambino di dieci anni ha inteso attraversare la strada al sopraggiungere di un veicolo che procedeva alla velocità piuttosto moderata di dodici chilometri all’ora, rimanendo ucciso sul colpo.
Si tratta, a nostro avviso, di una cosa eccellente, per le ragioni che ora esporremo. I turisti in bicicletta o in biciclo, nell’anno 1888 o 1889, erano insultati in lingua abbaiata, morsi e incitati alla caduta, finché i cani, come oggi possiamo constatare, non presero l’abitudine di scansarsi, come al passaggio di una vettura, così anche di fronte al nuovo apparecchio locomotore. Completata l’educazione canina, i frustini e gli altri strumenti destinati in quei tempi remoti alla difesa del ciclista hanno potuto aggiungersi agli smonta-pneumatici dell’età della pietra.

Halt! ego – per una ontologia dell’esilio

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Per una ontologia dell’esilio
di
Vera Linhartová
traduzione di Francesco Forlani e Paolo Trama
(pubblicato su Sud n°O)

Per venticinque anni, finché la questione sembrava d’attualità, mi sono sempre astenuta dall’affrontare l’argomento dell’ « esilio ». Non soltanto mi pareva secondario rispetto alla mia situazione, ma per di più ero da sempre convinta che si trattasse di una nozione inadeguata e superata. La mia convinzione è del resto immutata. Se, nonostante tutto, ho accettato di riflettere oggi sulla questione, è innanzitutto perché presumo che, nella sfera del pensiero umano, non ci siano argomenti proibiti; ma, sopra ogni altra cosa, perché considero che una messa a fuoco del tema potrebbe ritornare utile. A mio avviso si sviluppano interpretazioni del termine troppo spesso facendosi prendere dal sentimento o dalla passione, rinunciando invece ad analizzarlo in modo critico.
Diciamo, tanto per cominciare, che la nozione d’esilio non ha senso che in certe società sedentarie, visto che non avrebbe alcuna ragione d’essere presso i nomadi. Ed anche se, ai nostri giorni, la maggior parte delle nostre società appartiene alla prima categoria, all’interno di queste stesse società, accanto alle persone che restano attaccate tutta la loro vita ad un solo ed unico luogo, non riuscendo nemmeno a concepire che ce ne potrebbe essere uno diverso, esistono altri individui che preferiscono lasciare la relativa sicurezza di un luogo immutabile per percorrere il mondo o più semplicemente per trasportare i loro penati altrove.